L'APPROFONDIMENTO

Recovery Fund, è tempo di innovazione consapevole

Per la ripartenza è necessaria capacità di utilizzare le tecnologie coniugandola con la creatività e la flessibilità che da sempre contraddistingue il tessuto produttivo italiano. Risorse Ue cruciali. L’analisi di Alberto Baban

Pubblicato il 27 Ott 2020

Alberto Baban

diettore scientifico della Fiera Internazionale A&T

industria -digital

La tecnologia, in termini di applicazione ma anche come investimento nel segno di una visione di medio lungo periodo, ha sempre aiutato le imprese a rialzarsi, superando i grandi periodi di crisi e gettando le basi per una crescita sulla scia di nuove rivoluzioni industriali dal carattere globale.

Se ci affidiamo alla storia, riusciamo ben a comprendere come nel corso del tempo i percorsi di accelerazione industriale siano rimasti agganciati alle evoluzioni hardware dei processi di produzione, ottenendo indubbi vantaggi in termini di gestione: dall’officina si è passati alla catena di montaggio, dalla catena di montaggio alla fabbrica intelligente.

Da un po’ di anni la competitività delle imprese si è spostata dai macchinari, quindi hardware pesante, al software, ovvero applicazioni e sistemi di produzione evoluti e pensanti, capaci di generare dati e informazioni che, rielaborati, sono in grado di indirizzare l’andamento produttivo e gli investimenti.

Oggi, anche a causa della crisi sanitaria che ha colpito in modo indiscriminato le industrie di tutto il mondo, occorre capire in quale fase siamo in termini di transizione industriale; certamente dobbiamo continuare a riconvertire e implementare i modelli aziendali e i cicli produttivi, questo per recuperare al più presto la competitività, perché nel frattempo paesi come Cina, la Corea hanno ripreso a correre veloci, dall’altra serve un nuovo modello di impresa, caratterizzata da un’identità ibrida capace cioè di includere il know legato all’innovazione degli impianti e dei processi a quello dell’ industrial analytics focalizzato alla migliore performance produttiva, ovvero alta qualità, razionalizzazione degli sprechi, certificazione in termini di sicurezza e di sostenibilità.

In sostanza occorre investire nell’innovazione consapevole, ovvero essere capaci di utilizzare le tecnologie coniugandole con la creatività e la flessibilità che da sempre contraddistingue, se parliamo di Italia, il nostro tessuto manifatturiero.

Il momento è complicato, si naviga a vista e tutto rimane condizionato dal contenimento dell’epidemia e dalle politiche di Governo a sostegno del Paese: i dati del Centro Studi di Confindustria hanno confermato come nel dopo lockdown si sia registrato un rimbalzo della produzione industriale, + 1,5% in agosto + 0,5% in settembre. E’ altrettanto evidente che in queste settimane, a causa delle nuove restrizioni, tutto il comparto produttivo è tornato e continuerà a soffrire.

L’emergenza sanitaria non solo ha interrotto bruscamente un processo di sviluppo ma ha messo in evidenza una grandissima fragilità dei tessuti industriali mondiali, la globalizzazione ha amplificato tutto, mettendo in luce un gap reattivo che ha di fatto cristallizzato economia, industria e società.

Questo però non deve essere un alibi per non provare a reagire: la manifattura italiana da sempre si è contraddistinta dentro e fuori i propri confini per una platea importante di PMI innovative che, grazie alla loro capacità di fare impresa e di farlo in modo competitivo, hanno contribuito ad accrescere il valore complessivo della produzione industriale locale e dell’export.

Aiutare questo tessuto, che produce valore e occupa persone, è un dovere al quale il Governo non può sottrarsi, deve pianificare una strategia d’urto veramente importante che metta in sicurezza, adesso, il lavoro, con politiche di incentivo e di sostegno alla produzione, all’innovazione e alla ricerca delle imprese, allo stesso tempo è necessario pensare ad un piano di rinnovamento strutturale utilizzando i fondi previsti dal Recovery Fund.

Rinnovare significa dotare il Paese di infrastrutture materiali e immateriali all’avanguardia capaci di supportare le aziende nel processo di trasformazione digitale e di cultura aziendale, perché l’innovazione è tale quando accelera un processo capace di generare un valore che viene reinvestito per accrescere la qualità e la ricerca. Attorno al sistema industriale, che è il vero distributore del benessere, va costruito un modello di sviluppo sostenibile che punti a valorizzare l’eccellenza Made in Italy nel mondo.

Le tecnologie sono indispensabili per progredire e diventano un volano competitivo importante se accompagnate da una visione e da un investimento costante in creatività, in formazione, in ingegno. Su queste basi, momenti come quelli promossi dalla Fiera Internazionale A&T di Torino, prevista dal 10 al 12 Febbraio 2021, sono determinanti in termini di contaminazione, conoscenza e condivisione delle tecnologie e del pensiero innovativo. Il Comitato Scientifico e Industriale della Fiera, di cui sono Presidente, ha proprio il compito di individuare i migliori progetti d’innovazione 4.0 realizzati non solo dalle imprese e dalle start-up, ma anche dalle università e dai centri di ricerca e di renderli pubblici, in modo che possano rappresentare un driver di sviluppo e di competitività reale e valoriale.

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