STRATEGIE

Recovery Plan, Conte: “Al digitale il 20% dei fondi Ue, priorità a Impresa 4.0”

Il presidente del Consiglio: “Il piano italiano di ripresa si inserisce nel solco del programma di Bruxelles: sprint anche alla PA innovativa. Così colmiamo il gap di produttività con i Paesi europei”

Pubblicato il 14 Ott 2020

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Il Piano di ripresa italiano si inserisce nel solco delle grandi priorità della Commissione europea. Lo ha messo in evidenza il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo oggi alla Camera dei deputati in vista del Consiglio europeo del 15-16 ottobre.

Conte ha sottolineato come si tratti in particolare di un piano volto a favorire la “transizione verde e digitale”: il 40% delle spese saranno indirizzate nel primo di questi due processi, ovvero nella sostenibilità ambientale, nell’efficientamento energetico e nell’economica circolare; il 20% nella digitalizzazione, con incentivi per “nuove tecnologie 4.0 nei processi produttivi e nella pubblica amministrazione e nella cittadinanza nel suo complesso”.

Secondo Conte, queste misure sono necessarie per “colmare il divario strutturale in relazione alla produttività ed agli investimenti” in quanto in Italia questo è troppo ampio rispetto alla media europea.

Nelle scorse settimane anche il ministro dello Sviluppo economico aveva sottolineato l’intenzione del governo di utilizzare parte del Recovery Fund – si punta a mettere sul piatto 25 miliardi – per il piano Transizione 4.0, “figlio” di Impresa 4.0.

Secondo Stefano Patuanelli, il rafforzamento del pacchetto smart manufacturing “è fondamentale nella nostra politica di sviluppo economico”. In questo senso emerge forte “la necessità di orientare in un range vicino ai 25 miliardi per sostenere tutta la parte del 4.0 con i rafforzamenti di cui stiamo parlando”.

“E’ necessario passare dal 12% al 20% il credito d’imposta in Ricerca e sviluppo, aumentare i massimali, cercare strumenti per ampliare ancora di più la platea; soprattutto una forte campagna attraverso le associazioni di categoria perché le imprese utilizzino quello strumento visto che le percentuali di utilizzo sono ancora troppo basse”. Patuanelli ha ricordato che le risorse per questa, e altre misure, non arrivano solo dal Recovery Fund ma anche dai fondi per le politiche di coesione e dalla legge di Bilancio.

Ma perché la strategia del governo funzioni, bisogna  prevedere una serie di iniziative di discontinuità: un patto da fare con le imprese. “Noi vogliamo una transizione vera che ci porti ad avere sistemi produttivi compatibili con l’ambiente, ma per fare ciò abbiamo bisogno di discontinuità e le imprese devono avere la voglia di innovare e innovarsi”, ha spiegato, sottolineando la necessità di avere “poche aree di progetto, ma ad alto impatto. Altro criterio fondamentale sarà la disponibilità di strumenti semplificati e dall’attuazione “certa e rapida, in modo da far arrivare a terra gli investimenti in tempi certi: serve un focus forte sugli interventi che andremo a fare”.

Il piano Transizione 4.0

Il piano “Transizione 4.0” del ministero per lo Sviluppo economico, che amplia il cosiddetto “Industria 4.0”, poi diventato “Impresa 4.0”, stanzia altri 7 miliardi per la digitalizzazione delle imprese. Il decreto del Mise  risale a maggio scorso.

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Il piano fa salire il tetto di spesa ammissibile per ottonere il bonus – che sostituisce iper e superammortamento – da 3 a 5 milioni di euro.

I 7 miliardi di euro sono destinati alle imprese che maggiormente punteranno sull’innovazione, gli investimenti green, in ricerca e sviluppo, in attività di design e innovazione estetica, sulla formazione 4.0. Si tratta di settori decisivi nei quali sarà sempre più fondamentale investire nei prossimi anni per favorire il processo di transizione digitale del nostro sistema produttivo, anche nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale, e accrescere le competenze tecnologiche dei lavoratori.

Il decreto, oltre a consentire alle imprese di condurre gli investimenti in corso e di programmare quelli successivi con maggiori certezze sul piano operativo e interpretativo, definisce le modalità attuative del nuovo credito d’imposta per il periodo successivo al 31 dicembre 2019. Si definiscono in particolare i criteri tecnici per la classificazione delle attività di ricerca e sviluppo, di innovazione tecnologica e di design e innovazione estetica ammissibili al credito d’imposta, nonché l’individuazione, nell’ambito delle attività di innovazione tecnologica, degli obiettivi di innovazione digitale 4.0 e di transizione ecologica rilevanti per la maggiorazione dell’aliquota del credito d’imposta. Sono inoltre individuati i criteri per la determinazione e l’imputazione temporale delle spese ammissibili e in materia di oneri documentali

Recovery Plan, la “ricetta” del Senato

Anche nella relazione sulle linee guida del Governo sul Recovery plan votata dalle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato si accendono i riflettori sulla smart manufacturing.

Occorre “potenziare gli strumenti che nel corso degli ultimi anni hanno dato i risultati più significativi in termini di stimolo alla produttività e alla crescita – prosegue il documento – in particolare procedendo alla stabilizzazione pluriennale degli incentivi del programma Impresa 4.0 e del superbonus al 110 per cento, così promuovendo nel settore dell’edilizia una sempre maggiore rigenerazione tesa alla riduzione dei consumi energetici, nonché mantenendo i finanziamenti del Fondo di garanzia per i prestiti alle imprese”. Si raccomanda anche “di rafforzare il sostegno alle start-up ed alle Pmi innovative, sviluppando “al contempo le reti di competence center e digital innovation hub per assistere la diffusione dell’innovazione”.

Contestualmente è cruciale rafforzare il sostegno alle start-up ed alle Pmi innovative, promuovere le catene strategiche del valore, investire nelle tecnologie emergenti e in rilevanti progetti di ricerca e sviluppo, sviluppando al contempo le reti di competence center e digital innovation hub per assistere la diffusione dell’innovazione.

“A sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese e in particolare delle Pmi – si legge ancora – occorre far evolvere il sistema di supporto alle imprese e rafforzare l’operatività dell’agenzia Ice, per facilitare lo sviluppo di conoscenza per le imprese (in tema, per esempio, di scelta del mercato e strategie di entrata e marketing), nonché il sostegno alle stesse nella ricerca delle opportunità all’estero”. Un punto importante “riguarda il ruolo dell’orientamento alla sostenibilità, nelle strategie competitive delle imprese. In particolare, le piccole imprese esportatrici, sono le realtà che con più successo riescono a penetrare i mercati esteri, grazie alla qualità artigianale del Made in Italy che rappresentano, ma che, al contempo, maggiormente faticano a rimanere 16 competitive a lungo su detti mercati”.

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