L'EMENDAMENTO

Revenge porn, via libera dalla Camera: c’è l’aggravante social

Approvate le norme che puniscono chi diffonde video o immagini a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati: carcere fino a sei anni e sanzioni fino a 15mila euro. Pene aumentate se i fatti sono commessi “attraverso strumenti informatici o telematici”

Pubblicato il 02 Apr 2019

F. Me

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Carcere fino a sei anni e multa fino a 15 mila euro: è quanto prevede l’emendamento al ddl sul Codice Rosso sul revenge porn approvato dall’Aula della Camera. Il testo che ha ricevuto l’ok bipartisan prevede che chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5000 a 15000 euro.

Aggravante social

Previste aggravanti se il reato è commesso dal partner o da un ex con diffusione via social: la pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

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Carcere e multe

Il testo prevede che chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro.

Punito anche chi riceve e diffonde immagini

La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.

Maggiori tutele per donne e disabili

La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Nei casi più gravi si procede tuttavia d’ufficio.

Soddisfazione sul voto è stato espressa da tutto il mondo politico.

“È una vittoria delle opposizioni”, esulta Laura Boldrini (LeU), mentre Federica Zanella di FI puntualizza il testo riprende quello a sua firma “aggiungendo il reato di divulgazione e l’aumento di pena per le condotte realizzate ai danni di disabili”.

Su Twitter il ministro Di Maio commenta: “Bene l’emendamento unitario sul reverge porn. Ora portiamo subito in Aula la legge della senatrice Elvira Evangelista per regolamentare la materia nel suo insieme. Lo dobbiamo alle vittime e alle loro famiglie”.

Per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte il voto sul revenge è una bella testimonianza. “Nei giorni scorsi avevo auspicato che tutti i parlamentari – donne e uomini, di maggioranza e di opposizione – potessero ritrovarsi uniti nel votare a favore di un testo che punisce il revenge porn: la diffusione di video e immagini a contenuto sessualmente esplicito, senza il consenso della persona interessata – scrive su Facebook Conte – Si è appena conclusa la votazione alla Camera dei Deputati: 461 voti favorevoli, nessun voto contrario. Bella testimonianza da parte di una nostra fondamentale Istituzione”.

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