IL CASO

Streaming, Apple nel mirino anche in Usa: ostacoli alla concorrenza?

Il Congresso chiede a Spotify dettagli sulle presunte pratiche anticoncorrenziali subite. La multinazionale svedese aveva sporto denuncia all’Antitrust lamentando di essere discriminata sull’App Store

Pubblicato il 07 Ott 2019

Antonio Dini

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Proseguono le indagini in America sui presunti abusi di posizione dominante da parte dei big del tech. Questa volta tocca ad Apple per i comportamenti denunciati all’interno del suo App Store da alcuni degli sviluppatori terze parti. In questo caso, il comitato giudiziario della Camera dei rappresentanti Usa che sta svolgendo le indagini nella veste di antitrust ha richiesto a Spotify, l’azienda che commercializza servizi di streaming musicale tramite le sue app, più informazioni riguardo alle relazioni con Apple.

Spotify (che è una società svedese) a marzo ha presentato una denuncia antitrust contro Apple davanti agli organi competenti dell’Unione europea, ma questo contatto con la Commissione Usa – se confermato dopo le indiscrezioni trapelate presso la stampa americana – segna la sua prima partecipazione nota alle indagini del Congresso su Apple, il cui servizio di streaming Musica è il principale rivale di Spotify.

Spotify e altri sviluppatori hanno detto che Apple opera con dei comportamenti anticoncorrenziali imponendo regole che ostacolerebbero la distribuzione dei software terzi tramite il suo App Store, l’unico modo per gli sviluppatori di terze parti di raggiungere gli oltre 900 milioni di utenti iPhone.

Allo stesso tempo, secondo gli sviluppatori terze parti Apple a volte copierebbe le funzionalità delle app terze nelle proprie. Ad esempio, varie app presenti nell’App Store hanno offerto il monitoraggio del ciclo femminile prima che Apple aggiungesse la stessa funzionalità alla propria app di monitoraggio della salute in queste settimane.

Come difesa Apple ha sempre dichiarato di agire nel migliore interesse dei propri utenti e di trattare allo stesso modo tutti gli sviluppatori. Ha negato le affermazioni di Spotify e ha dichiarato che il suo concorrente sta cercando di non pagare nulla e di voler giocare con delle regole diverse da quelle stabilite da Apple per milioni di altre app sull’App Store.

Spotify insiste da anni per un’azione antitrust contro Apple. I suoi rappresentanti hanno incontrato funzionari del Dipartimento di Giustizia, nonché membri della Task Force tecnologica della Ftc, il gruppo di circa 17 procuratori statali che è stato istituito a febbraio per analizzare le piattaforme online e gli altri problemi di concorrenza su Internet.

Apple ha dichiarato che Spotify paga una quota delle entrate ad Apple per circa la metà dei suoi 108 milioni di utenti premium, pagando il 15% di commissioni su circa 680.000 clienti che Spotify ha acquisito tra il 2014 e il 2016 quando ha utilizzato i sistemi di pagamento di Apple.

“Anche adesso – ha scritto l’azienda a marzo in un comunicato – solo una piccola parte delle loro iscrizioni rientra nel modello di compartecipazione alle entrate di Apple. Spotify vuole che quel numero diventi zero”.

Oltre a Spotify, le indagini del Congresso stanno analizzando i comportamenti nel dettaglio di molte altre aziende tecnologiche.

Oltre all’indagine del comitato giudiziario, le grandi società tecnologiche affrontano numerose altre indagini antitrust. Il Dipartimento di Giustizia sta esaminando Google, Facebook e Apple mentre la Federal Trade Commission sta indagando su Facebook e Amazon. Sono stati anche formati gruppi di procuratori generali per svolgere indagini preliminari su Google e Facebook.

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