Teamsystem, cloud e piattaforme open a misura di Pmi e partite Iva

Alla convention 2016 hanno partecipato per la prima volta anche i clienti end-user degli Erp forniti dal gruppo italiano. Che ha appena effettuato la prima acquisizione estera per potenziare competenze sul tema dell’As-a-service

Pubblicato il 18 Mar 2016

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La convention 2016 di Teamsystem, di scena ieri e oggi a Rimini, verrà ricordata come il primo evento a cui, oltre ai partner di canale, hanno partecipato anche i clienti finali (non tutti i circa 200 mila, naturalmente: il Palacongressi può ospitare circa 1400 persone, e di queste 300 sono rappresentanti del fronte end-user di Teamsystem). Per il gruppo specializzato in ERP e software per studi professionali si tratta di una pietra miliare che sancisce un nuovo modo di relazionarsi con il mercato. Il Cloud ha accorciato le distanze tra produttore e utente, e capire di cosa davvero ha bisogno l’utente significa prima di tutto ascoltarlo. Ma le novità quest’anno sono rilevanti anche per i system integrator che fungono da collegamento tecnico e commerciale tra azienda e i clienti: con la creazione di un marketplace in cui gli sviluppatori potranno caricare e certificare nuove applicazioni e integrazioni delle soluzioni Teamsystem per specifici settori verticali, la logica dell’as-a-service incontra i temi dell’open platform e della collaboration. Ancora una volta, abbattendo le barriere che separano domanda e offerta e cominciando a indirizzare dopo la PMI lo sconfinato mercato delle partite IVA.

Già ora, comunque, le revenue Cloud sono per Teamsystem una voce di conto economico che triplica anno su anno, sostenendo una crescita che nel 2015 si è attestata al 9,2%, con un fatturato di di 260 milioni di euro e un market share (combinato) del mercato italiano pari al 29%. Con 500 persone impiegate in R&D, gli investimenti nello sviluppo di nuovi prodotti ammontano a 11 milioni di euro. C’è poi i lato delle acquisizioni, che al momento puntano a conquistare competenze, più che clienti. Una delle più recenti – e la prima all’estero – è quella della danese e-conomic. Teamsystem è entrata in possesso del 40% delle quote azionarie, con l’obiettivo di perfezionare l’acquisizione entro aprile. “Si tratta di un’operazione che ci permette di acquisire una nuova mentalità e un nuovo modo di lavorare sul Cloud”, ha confermato Enrico Causero, direttore Saas e New Business del gruppo, spiegando che il suo team sta ora lavorando sull’ottimizzazione dei processi prevendita e sulla capacità progettuale rispetto alle soluzioni innovative. La Nuvola però non sarà una panacea per gli sviluppatori di software: “Vogliamo sostenere la crescita dei nostri clienti attraverso applicazioni di collaboration, processi dematerializzati e presenza digitale, con una piattaforma aperta, non monolitica”, ha detto Federico Leproux, CEO di Teamsystem. “Tutto deve essere Cloud ready, ma non tutto deve essere Cloud. Private e pubblic saranno sempre più integrati per l’attivazione di personalizzazioni e moduli di servizi a valore aggiunto, ma dal nostro punto di vista non devono sconvolgere il know how e le risorse informatiche già presenti nelle aziende. Il successo dei singoli, inoltre, dipende anche dall’evoluzione dell’intero sistema, e specialmente dei competitor. E in questo contesto, per una transizione graduale verso i nuovi business occorre un rapporto con i clienti che non si basi più sugli aspetti transazionali, ma sul concetto di partnership. Dal canto nostro, stiamo monitorando e studiando le esigenze del mercato attraverso la collaborazione con il MIP del Politecnico di Milano e la SDA della Bocconi”.

Portando il contributo della business school dell’università economica, Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia e Imprenditorialità, ha sottolineato che dopo anni di investimenti in capitali sbagliati, con troppa poca importanza attribuita a software e asset intangibili, oggi l’Italia grazie al Cloud e all’Internet of Things, ha la chance di recuperare su mercati come Usa, Francia e Germania. “La novità importante è rappresentata dal fatto che per la prima volta c’è un’agenda sul tavolo del governo. I settori più coinvolti? Il manufacturing e il retail. Ma non bisogna dimenticare che ci troviamo di fronte a territori informativi che sono praterie sconfinate: da una parte possono crescere attraverso l’iniziativa del legislatore, dall’altra il primo che si accaparra l’intermediazione tra il mondo fisico e quello digitale, attivando il cervello collettivo del machine learning, godrà di un enorme vantaggio competitivo”.

Il solo mercato dell’intelligenza artificiale dovrebbe valere a livello globale, nel 2020, circa 5 miliardi di dollari. L’ha ricordato l’a.d. di Microsoft Italia Carlo Purassanta, presente alla convention Teamsystem a testimonianza della partnership strategica che lega le due aziende. Purassanta però, preferisce definirla “intelligenza naturale, in quanto l’informatica proporrà agli utenti servizi proattivi, in maniera naturale, attraverso il personal computing, ovvero sulla base della conoscenza dell’individuo e della massa maturata attraverso la Rete. Anche noi stiamo cambiando”, ha continuato Purassanta. “La crescita di Microsoft nel 2015 è stata in linea con quella di Teamsystem, e come per Teamsystem è stata trainata da settori che nei prossimi anni saranno sempre più preponderanti nella generazione del valore: sul piano dell’hardware, i tablet e i 2-in-1 hanno conosciuto un incremento del 70%, mentre in ambito Cloud CRM on line e Azure sono esplosi rispettivamente del 300% e del 140%”.

Un incoraggiamento arriva anche dai recenti dati Assinform, che per la prima volta dopo anni hanno evidenziato il segno più rispetto alla spesa italiana in ICT. Ma da qui a cantare vittoria ne passa. Sia Leproux che Purassanta parlano di “sana insoddisfazione”, essendo ancora all’inizio di un lungo percorso che dovrebbe anche portare a far sentire di più la voce delle imprese di software come interlocutori istituzionali del governo.

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