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World Economic Forum: fra i pionieri tecnologici nessuna startup italiana

Nella classifica dei top 100 “Technology Pioneers” dominano le giovani aziende innovative statunitensi, 47 contro le 24 europee e le 17 asiatiche. Una su quattro è al femminile

Pubblicato il 17 Giu 2020

A. S.

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Nella classifica delle 100 aziende “Technology Pioneer” stilata dal World Economic Forum, che fotografa le startup più innovative su scala globale nessuna è italiana. Quarantasette hanno base negli Stati Uniti, 24 in Europa, 17 in Asia, 6 in Israele, 4 in Sudamerica e due in Africa. Si tratta giovani aziende che utilizzano la tecnologia per proteggere il pianeta dai cambiamenti climatici, per migliorare i sistemi sanitari, o che sono attive su progetti per la sostenibilità alimentare, la sicurezza informatica, l’istruzione o la “democratizzazione” del credito. Interessante notare come una su quattro di queste startup su scala mondiale sia guidata da donne, e che spesso si tratti di società che nascono e si sviluppano al di fuori degli hub tradizionali dell’hi-tech. “Technology pioneers” è una classifica particolarmente prestigiosa, giunta alla ventesima edizione, da cui negli anni scorsi sono emersi nomi che poi sono diventati dei veri e propri giganti dell’economia internazionale. Soltanto per fare qualche esempio, tra i Technology pioneers sono stati inclusi negli anni scorsi giovani aziende che poi hanno avuto un futuro glorioso come Airbnb, Google, Mozilla, Spotify e Twitter.

Il filo conduttore che lega la maggior parte di queste iniziative imprenditoriali è l’utilizzo della tecnologia come mezzo per far progredire la società e i sistemi economici locali, spesso nella direzione della sostenibilità ambientale. Le startup selezionate dal Wef inizieranno ora un percorso nel quale saranno chiamate a partecipare a workshop ed eventi nell’ardo dei prossimi due anni, dove potranno incontrare e confrontarsi con istituzioni e grandi aziende private.

E’ il caso ad esempio delle brasiliane CargoX, impegnata nella digitalizzazione del trasporto su gomma e Descomplica, che utilizza il digital per raggiungere e dare nuove opportunità a un’ampia platea di studenti grazie alla tecnologia. Di prestiti sostenibili per chi non ha accesso ai servizi bancari tradizionali si occupa invece l’indiana ZestMoney, mentre tra le due startup africane selezionate dal Wef c’è la keniana Twiga, che ha come mission l’impegno a rendere più accessibili i prezzi dei prodotti alimentari migliorandone la catena di distribuzione grazie all’utilizzo dei data analytics nel business to business. 

Tra le startup che si sono imposte all’attenzione del World economic forum c’è poi la statunitense Metawave, che utilizza l’intelligenza artificiale e il machine learning per rendere più sicuri i trasporti automobilistici, e Sensoro, società cinese impegnata sui servizi per le smart city. Per la Corea del Sud il Wef ha selezionato nella propria top-100 Lunit, che ha ideato un sistema basato sull’intelligenza artificiale per la cura dei tumori, campo in cui è impegnata anche la cinese Genetron Health. Specializzate sulla cybersecurity Elliptc e RipJar, entrambe nate nel Regno Unito, che utilizzano la loro tecnologia per combattere i crimini finanziari, mentre ComplyAdvantage è specializzata nella lotta al riciclaggio di denaro. 

Diverse, come dicevamo, le startup che hanno concentrato l’attenzione sulla sostenibilità e sulla lotta ai cambiamenti cimatici: Polystyvert (dal Canada), ha ideato un sistema di economia circolare a partire dalla plastica prodotta con il petrolio, mentre l’israeliana Aleph Farms è focalizzata sulla sostenibilità alimentare e Not Company (Cile), utilizza l’AI per sviluppare prodotti alimentari dalle piante. La svizzera ClimaWorks e la canadese Carbon Engineering hanno messo a punto tecnologie per impianti in grado di catturare l’anidride carbonica direttamente dall’atmosfera, mentre Akselos (Svizzera) utilizza i big data per rendere più rapida la transizione energetica. Nell’ambito Environmental, Social and Governance sono specializzate l’americana  Clarity (piattaforma high tech per rendere visibile l’impatto sociale di investimenti e organizzazioni) e la francese Mirakl. 

Capitolo a parte quello dedicato alla lotta al Covid-19, su cui diverse startup si sono cimentate in tutto il mondo: Sherlock Biosciences e Genetron Health hanno messo a punto test rapidi, mentre Lunit ha ideato un sistema basato sull’intelligenza artificiale per rendere più semplici la diagnosi e la cura del coronavirus.

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