VERSO L'ASSEMBLEA

Tim, il cda fa quadrato su Conti e Gubitosi

Il board risponde alle accuse di Vivendi: “Questo Consiglio non è espressione di un solo socio”. E conferma piena fiducia al vertice dopo i dubbi dei sindaci sull’operato del presidente e sulla procedura della scelta dell’Ad. La replica del socio francese: “Serve un consiglio d’amministrazione davvero indipendente”

Pubblicato il 15 Mar 2019

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Il cda di Tim fa quadrato su Conti e Gubitosi. Ieri il board si è riunito per fare il punto della situazione, in vista dell’Assemblea convocata per il 29 marzo, e rispondere alle contestazioni e ai rilievi mossi da Vivendi ed alla relazione del Collegio Sindacale sulle irregolarità che inficiarono il cda che votò la revoca ad Amos Genish.

Rispetto ai rilievi mossi dal socio francese, il cda ha precisato che “questo Consiglio non è l’espressione di un singolo socio” e che la lista da cui è stata tratta la maggioranza degli amministratori (10 su 15) è stata presentata da un azionista che deteneva, all’epoca dell’assemblea del 4 maggio 2018, l’8,85% del capitale sociale. Questa lista ha ottenuto il voto favorevole del 33,47% del capitale sociale: è allora del tutto fuorviante catalogare il consiglio come espressione di Elliott.

A stretto giro la replica di Vivendi: “Vivendi denuncia il comportamento del Cda di Tim nominato da Elliott che ieri ha respinto a maggioranza la relazione del collegio sindacale, un organo del tutto indipendente, che cita una serie irregolarità relative alla governance e al board – si legge in una nota del cocio Francese – La decisione del Cda di ieri di ‘controllore di se stesso’ rafforza l’idea di Vivendi che i soci di Tim devono nominare un board davvero indipendente”.

La seconda considerazione è che “questo Consiglio non condivide le valutazioni critiche espresse dal Collegio Sindacale” nella relazione dell’8 marzo 2019, in merito a presunte asimmetrie informative o vizi procedurali riscontrabili nell’operato del presidente Fulvio Conti.

Il Cda spiega poi che la svalutazione dell’avviamento nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2018 “era atto dovuto” e la relativa delibera è stata assunta con il voto favorevole di tutti i Consiglieri presenti, ivi incluso il Consigliere Amos Genish, con la sola astensione di due Consiglieri, e nessuno ha impugnato la delibera per carenza informativa o per qualunque altro motivo.

“La revoca delle deleghe al Consigliere Amos Genish non rappresenta alcun “golpe” da parte della maggioranza del Consiglio o il risultato di “consigli ombra”, quanto piuttosto il risultato di una progressiva perdita di fiducia nelle capacità del Consigliere Amos Genish di fronteggiare efficacemente le condizioni di mercato, come dimostra la circostanza che il piano industriale dallo stesso perseguito non stava dando i risultati attesi”. E rappresenta inoltre “la volontà di porre rimedio a una situazione che assumeva contorni sempre più critici a salvaguardia dell’interesse dell’azienda e di tutti i suoi azionisti“.

L’esecutivo ha dunque rivendicato inoltre la scelta di Luigi Gubitosi come ad, avvenuta “in corsa e in circostante traumatiche”, ma in ogni caso “nel pieno rispetto delle regole”, una decisione che “ha rappresentato e rappresenta la migliore soluzione possibile per la società e per tutti i suoi azionisti anche tenuto conto della necessità di minimizzare i rischi derivanti dal protrarsi di periodi di incertezza”.

Inoltre, il Consiglio ritiene che la condotta tenuta a seguito della richiesta di convocazione assembleare avanzata dal socio Vivendi sia stata pienamente conforme alla normativa vigente così come “doveva emettere” il comunicato in cui si annunciavano risultati inferiori alle attese del mercato. Criticate punto per punto le valutazioni del socio Vivendi a commento della Relazione del Collegio Sindacale.

“Il Cda ritiene pertanto che l’attività del Presidente sia stata conforme ai doveri di istruzione e guida dei lavori consiliari e non sussiste alcuna ragione che possa metterne in discussione l’indipendenza – spiega il cda –  Il Consiglio pertanto riafferma piena fiducia nell’operato del Presidente”.

Con l’attuale gestione si è schierato ieri Glass Lewis, proxy advisor che, come già Frontis ed Iss, voterà contro la proposta di Vivendi di sostituire 5 consiglieri in quota Elliott (compreso Conti). Glass Lewis ritiene che il miglior modo di agire sia “che gli investitori segnalino chiaramente che un’espansione dell’influenza di Vivendi nel cda non sia gradita”.

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