VERSO L'ASSEMBLEA

Vivendi apre a rete unica Tim-Open Fiber. Ma avverte: “Serve un cda indipendente”

Il socio francese pronto a supportare la fusione a patto che avvenga “con condizioni corrette ed eque da un punto di vista operativo, finanziario e normativo e supervisionata da un Consiglio composto in maggioranza da indipendenti”. Elliott: “Riconosciuta la validità della nostra proposta”

Pubblicato il 25 Feb 2019

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Vivendi potrebbe appoggiare la creazione di una rete unica dove confluiscano le infrastrutture di Tim e Open Fiber purché l’operazione venga realizzata con le “giuste” condizioni e con la supervisione di un board “neutrale” composto in maggioranza da amministratori indipendenti, ovvero quel tipo di consiglio al centro della proposta per la sollecitazione di deleghe di voto fatta dal gruppo francese in vista dell’assemblea del prossimo 29 marzo.

”Vivendi ritiene che la rete fissa di Tim sia fondamentale per la creazione di valore. Vivendi è pronta a supportare la potenziale fusione di Open Fiber in Tim nel caso in cui le condizioni siano corrette ed eque da un punto di vista operativo, finanziario e normativo e supervisionata da un Consiglio di Amministrazione composto in maggioranza da Amministratori indipendenti”, si legge nel documento in cui il gruppo, azionista con quasi il 24%, illustra la propria proposta “per restituire valore a Telecom Italia”.

L’assemblea del 29 marzo è stata convocata dal cda in seguito alla richiesta avanzata da Vivendi per la revoca di cinque amministratori in quota Elliott (il presidente Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini e Paola Giannotti) e la conseguente sostituzione con candidati già indicati in Franco Bernabè, Rob van der Valk, Flavia Mazzarella, Gabriele Galateri e Francesco Vatalaro. La società capitanata da Vincente Bollorè non risparmia aspre critiche al Fondo Elliot (al 9,4% del capitale) e ricorda che dall’assemblea del 4 maggio il cda di Tim è composto da 15 membri, 10 dei quali eletti dalla lista presentata dal Fondo attivista inclusi il presidente Fulvio Conti e il ceo Luigi Gubitosi mentre gli altri 5 sono stati indicati dalla lista di Vivendi. Che quindi è il primo azionista ma è in minoranza all’interno del board.

“Contrariamente a quanto da taluni strumentalmente sostenuto, per Vivendi non si tratta di una contesa per il controllo di Tim, ma – sottolinea il gruppo francese – esclusivamente una sollecitazione a nominare un Consiglio di Amministrazione veramente indipendente che non sia controllato da alcun azionista”.

A riprova di ciò, scrive la società, “nell’ambito della proposta, solamente due tra i consiglieri indicati da Vivendi non saranno indipendenti e nessuno di loro sarà candidato alla carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione” . La Presidenza “dovrebbe essere di natura non esecutiva e ricoperta da un amministratore indipendente” afferma il gruppo. Vivendi “sosterrà qualsiasi proposta che si riveli nel miglior interesse a lungo termine di tutti gli azionisti di Tim e degli altri stakeholder di Tim, inclusi modelli di business alternativi di rete fissa, iniziative di riduzione del debito, potenziale vendita di asset non strategici, semplificazione della struttura del capitale e distribuzione di dividendi”.

La condizione è appunto quella di un board indipendente: “un Consiglio composto da amministratori competenti e indipendenti, con significative esperienze nel settore delle telecomunicazioni permetterà di monitorare l’esecuzione di un piano industriale che vada a beneficio di tutti gli azionisti e gli stakeholder di Tim”. Infine Vivendi ribadisce che il proprio “desiderio” è di avere un board “che finalmente si focalizzi sui migliori interessi a lungo termine di tutti gli azionisti e gli stakeholder di Tim, inclusi i dipendenti, i clienti, il Paese e le autorità di vigilanza”.

Vivendi ha finalmente capito che le proposte del fondo Elliott per Tim sono “sensate”, dicono da ambienti vicini al fondo Usa che, nel respingere accuse e critiche dei francesi, evidenziano un passaggio del documento pubblicato ieri da Vivendi in cui il socio francese di Tim afferma che “sosterrà qualsiasi proposta che si riveli nel miglior interesse a lungo termine” di soci e stakeholder “inclusi modelli di business alternativi di rete fissa, iniziative di riduzione del debito, potenziale vendita di asset non strategici, semplificazione della struttura del capitale e distribuzione di dividendi”. Si tratta di iniziative, viene sottolineato, che ricalcano l’ossatura del progetto “Transforming Tim” contenente le proposte del fondo americano per rilanciare Tim e restituire valore alle sue azioni in Borsa.

In vista dell’assemblea iniziano, intanto, a circolare indiscrezioni sul futuro del ceo, Luigi Gubitosi, che non sarebbe così blindato. Secondo Elliott – riferisce l’Ansa citando ambienti vicini al fondo Usa – una vittoria di Vivendi in assemblea provocherebbe un nuovo terremoto al vertice di Tim, con la rimozione delle deleghe al ceo Luigi Gubitosi e il ritorno del suo predecessore Amos Genish. Dal documento pubblicato ieri da Vivendi emerge “con grande chiarezza” l’intenzione di rimpiazzare Gubitosi con Genish, riportando in auge il piano DigiTIM nonostante – a detta degli americani – l’attuale ceo abbia fatto in 100 giorni più di quanto Genish in un anno.

Nel documento di Vivendi, viene fatto notare, non si parla esplicitamente di avvicendamenti alla guida di Tim. Ma si tratterebbe solo di “tattica”, per non allontanare il voto dei grandi fondi di investimento, che non vedrebbero di buon occhio una nuova dose di instabilità al vertice. Proprio ora, tra l’altro, che Tim, secondo Elliott, ha imboccato la strada giusta, con azioni concrete ed un piano supportato da tutti i consiglieri indipendenti e sul quale si sono astenuti solo Genish e Arnaud de Puyfontaine.

Il documento è disseminato di attacchi all’attuale gestione da cui trapela “con evidenza” – riferisce chi è vicino a Elliott – l’intenzione di silurare Gubitosi. A pagina 5, con riferimento al profit warning, si parla di “inadeguatezza nell’ambito della gestione operativa e finanziaria”, a pagina 8 si sottolinea come l’annuncio della revisione dei target a “una settimana dall’emissione di un bond abbia allontanato gli investitori, che stanno perdendo fiducia in Tim”, a pagina 10 si evidenzia come “il piano strategico triennale presentato dal precedente organo amministrativo a marzo 2018 ha ottenuto un ampio sostegno da parte del mercato”.

A pagina 36 le critiche a Gubitosi sono veicolate attraverso il commento di un analista secondo cui “l’opaca prospettiva per il 2019 suggerisce che è probabile che le cattive notizie continueranno dato che la società sembra allo sbando e alla deriva, in acque turbolente” mentre Gubitosi “sta facendo di tutto per mortificare le ambizioni del suo predecessore di migliorare l’ebitda domestico”. A pagina 39 Vivendi evidenzia come la nomina di Gubitosi si avvenuta “senza rispettare le regole contenute nel piano di successione adottato dalla società”, quasi a ‘bollinarne’ l’illegittimità.

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