LA RIFORMA FISCALE

Web tax, sprint del G20 a guida Italia. E Biden invia all’Ocse la proposta Usa

Sotto la presidenza tricolore in dirittura d’arrivo i lavori sulla global minimum tax, come annuncia il ministro dell’Economia, Daniele Franco: aliquota unica per tutte le multinazionali. E anche la Casa Bianca spinge per una soluzione rapida: stop alle tassazioni nazionali a favore di una globale

Pubblicato il 08 Apr 2021

Patrizia Licata

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Il G20 punta ad un accordo sulla tassazione delle multinazionali “a luglio” al “meeting a Venezia”: lo ha affermato il ministro dell’Economia Daniele Franco alla conferenza stampa al termine dei lavori che si stanno svolgendo sotto la presidenza italiana.

Potrebbe dunque essere l’Italia a mandare in porto il lavoro sul Trattato per la minumum tax globale che include la web tax, o la tassa sui servizi digitali.

La riforma fiscale internazionale poggerebbe, infatti, su due pilastri. Il primo riguarda più direttamente le web company: si cerca di stabilire un legame diretto con il territorio in cui i guadagni vengono generati, anche in assenza di sede fisica. Per questo la digital tax si baserà molto probabilmente su un’imposta sulle vendite o il fatturato prodotto in ciascun Paese.

Al lavoro per un accordo sull’aliquota minima

Il secondo pilastro è più generale: un’aliquota minima per tutte le imprese multinazionali. Il ministro francese Bruno Le Maire ha proposto una tassazione del 10-15% sul fatturato ma gli Stati Uniti puntano più in alto, al 21%.

Qualunque sarà alla fine la tassa minima globale, le multinazionali dovranno pagare in ciascun Paese l’aliquota prevista dalla legislazione nazionale e la differenza nel Paese dove hanno i quartieri generali, per cui alla fine l’aliquota in bilancio sarà sempre la stessa.

Il meccanismo punta a evitare che diventi conveniente pagare le tasse in un certo Paese perché ha aliquote molto concorrenziali.

La proposta degli Stati Uniti arriva anche all’Ocse

La svolta sulla tassa unica globale arriva anche grazie all’impegno degli Stati Uniti, che sotto l’amministrazione Trump avevano bloccato di fatto la trattativa internazionale sulla riforma del fisco e, in particolare, sulla digital tax. Ieri il segretario al Tesoro Janet Yellen ha ribadito che l’America sostiene la tassa minima globale come sistema equo per far partecipare le multinazionali alla creazione di valore per i singoli Stati e evitare la concorrenza sleale tra imprese sottoposte a regimi fiscali disomogenei.

“Stiamo lavorando con i Paesi del G20”, ha affermato Yellen nel suo intervento al Chicago Council on Global Affairs, “per giungere a un accordo su una corporate tax minima globale che fermi l’attuale meccanismo aggressivo di competizione fiscale. Insieme possiamo usare la tassa minima globale per garantire la prosperità delle economie su un level playing field nella tassazione delle multinazionali”.

Il pressing dell’amministrazione Biden per risolvere la questione della digital tax e della tassazione minima globale si è confermato oggi con l’invio da parte della Casa Bianca all’Ocse di una proposta di nuovo modello di tassazione che prevede che le multinazionali paghino le imposte in ogni Stato in cui sono presenti in base alle vendite. Il piano inviato ai 135 Paesi che stanno negoziando sulla tassazione, visionato dal Financial Times, include i grandi gruppi tecnologici statunitensi, a prescindere dalla loro presenza fisica nei singoli Stati. L’obiettivo, scrive il Financial Times, è quello di fermare la diffusione delle digital tax nazionali e impedire che le multinazionali continuino a evitare di pagare le imposte spostando le proprie sedi nei paradisi fiscali.

L’Italia verso un risultato storico

Secondo i dati di Tax Justice Network, ogni anno su scala globale le pratiche di elusione fiscale costano ai Paesi 117 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti perdono un gettito pari a 49 miliardi di dollari; per l’Italia si tratta di un “buco” da 9 miliardi di dollari l’anno, più degli Usa se si rapporta questa cifra al Pil.

Già a fine marzo Pascal Saint-Amans, direttore del centro di politica fiscale dell’Ocse aveva annunciato che i lavori sulla web tax erano “molto avanti”, con ottime prospettive di un esito positivo a luglio. Saint-Amans, che è intervenuto all’audizione sulla riforma Irpef convocata dalle commissioni Finanze di Camera e Senato, ha lasciato intendere che l’Italia con la presidenza del G20 potrebbe mettere a segno un risultato storico per l’economia digitale.

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