INDUSTRIA 4.0

Cybersecurity nei bonus del piano Calenda, appello di Confindustria al governo

Giorgio Mosca, presidente Cybersecurity Steering Committee di Confindustria Digitale: “Non basta agevolare le componente software, serve incentivare anche i servizi”

Pubblicato il 26 Ott 2017

Federica Meta

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La cybersecurity entri nelle agevolazioni del piano Industria 4.0. La richiesta arriva da Giorgio Mosca, presidente Cybersecurity Steering Committee di Confindustria Digitale, intervenuto a Milano nel corso del Samsung Business Summit.

“La cybersecurity non è ancora agevolata nel programma Industria 4.0. Confindustria Digitale vuole sensibilizzare l’esecutivo su questo tema – ha detto Mosca – Nella legge di Bilancio è stato fatto un piccolo passo avanti, includendo tra le spese agevolate quelle per componenti software per la cybersecurity. Ma si tratta – ha sottolineato Mosca – di un 4-5% della spesa. Servirebbe includere anche i servizi”. I vantaggi fiscali già garantiti per la Digitalizzazione degli impianti stanno spingendo gli acquisti. “Ma non si sta verificando lo stesso incremento per la spesa in infrastrutture, software e sicurezza della filiera Digitale”. Anche se, ha osservato Mosca, “Industria 4.0 e cybersecurity sono due facce della stessa medaglia. Agevolare solo i macchinari senza la cybersicurezza è come promuovere l’acquisto di auto più veloci senza fare nulla per rendere le strade più sicure”.

L’appello arriva in un momento in cui la crescente interconnessione dei sistemi IT comporta nuove sfide di sicurezza e richiede una buona preparazione da parte di membri del board, ingegneri e team di sicurezza. Secondo un’indagine di Kaspersky Lab gli incidenti registrati nel settore nell’ultimo anno su scala globale sono stati da uno a cinque al secondo, per un ammontare in media dei danni, per le società, di 497mila dollari l’anno.

Proprio al tema della sicurezza informatica sarà dedicata l’edizione 2017 del Cybersecurity 360 Summit (qui le registrazioni) di Digital 360, che si terrà il 14 novembre al centro congressi Roma eventi piazza di Spagna. L’obiettivo è di evidenziare qual è lo stato dell’arte in Italia sulla sicurezza informatica, a che punto è l’attuazione della strategia nazionale, come si sta muovendo il mondo della ricerca e che contributo è in grado di offrire al settore, quali sono i miglioramenti possibili e come possono essere implementati nella strategia complessiva.

Il trend emergente dell’industria 4.0 sta rendendo la sicurezza informatica una delle maggiori priorità per le organizzazioni industriali di tutto il mondo, aggiungendo nuove sfide alla gestione degli Ics (industrial control systems). Queste sfide includono la convergenza di IT e OT (operational technology) e la possibilità per i fornitori esterni di accedere alle reti di controllo industriale.

Una delle principali scoperte dell’indagine è il gap tra la realtà e la percezione degli incidenti Ics. Ad esempio, sebbene l’83% degli intervistati creda di essere preparato ad affrontare un incidente di sicurezza OT/ICS, metà delle aziende coinvolte hanno subito tra uno e cinque incidenti di sicurezza IT negli ultimi 12 mesi e il 4% più di sei.

La cyber security è tra le minacce più avvertite dai lavoratori nell’industria 4.0. Secondo uno studio condotto da Epson e Fti Consulting l’80% dei dirigenti italiani (74% media europea) ritiene che la tecnologia favorirà le economie locali e aumenterà le prospettive di lavoro, spingendo l’Europa a concentrare l’attenzione non solo sulle problematiche legate alla sicurezza del posto di lavoro, ma anche sulle minacce informatiche.

Il 64% dei dipendenti italiani (67% media europea) nel settore manifatturiero ritiene che la cyber security sarà la principale problematica da affrontare, percentuale che tocca il 71% tra i responsabili (76% media europea). Secondo fonti indipendenti, la produzione industriale genera il 15% del Pil europeo, creando oltre 52 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti: in questo scenario, la ricerca evidenzia prospettive occupazionali positive nonostante l’incertezza a livello italiano ed europeo associata al crescente impiego di robot negli stabilimenti di produzione su vasta scala. Infatti, secondo il 62% dei dipendenti (60% media europea), i robot non saranno in grado di sostituire l’uomo in termini di flessibilità, creatività e capacità di reagire. Il 69% (62% media europea), inoltre, afferma che i lavori in ambito produttivo si evolveranno con la tecnologia, senza che questa prenda però il loro posto, favorendo l’adozione di un modello aziendale maggiormente incentrato sulle risorse umane a livello europeo.

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