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Startup, non serve il notaio per far nascere la società

Contro la norma i professionisti hanno subito presentato ricorso presso il Tar del Lazio. Un braccio di ferro che si risolverà soltanto nel febbraio 2017. Fra detrazioni e agevolazioni fiscali, ecco tutte le altre novità contenute nell’ambito del piano Industria 4.0

Pubblicato il 26 Dic 2016

Luciana Maci

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La possibilità di evitare il ricorso al notaio nell’atto di costituzione di una startup, gli sgravi e gli incentivi contenuti nel piano Industria 4.0, la riforma dell’equity crowdfunding: sono alcuni dei principali provvedimenti proposti e in parte già adottati nel corso del 2016 con l’intento di migliorare la vita delle giovani società innovative italiane. La norma che ha scatenato un vero e proprio scontro tra fazioni è stata quella contenuta nell’Investment Compact, legge approvata a marzo 2015 che, tra le varie cose, prevede la possibilità di costituire una startup mediante un modello standard tipizzato con firma digitale, evitando quindi il ricorso al notaio. Perché la norma diventasse operativa si è dovuto attendere il 2016: lo scorso 4 luglio è stato pubblicato un decreto direttoriale con il quale sono state approvate le specifiche tecniche per la redazione del modello standard.

Dal 20 luglio 2016 hanno cominciato a costituirsi le prime startup senza notaio. Ma subito c’è stato il colpo di scena: i notai hanno fatto ricorso contro il decreto ministeriale presso il Tar del Lazio, il quale si sarebbe dovuto pronunciare a fine agosto su una richiesta di sospensiva. Ma a quel punto i notai hanno deciso di andare a discutere nel merito il ricorso, bypassando la tappa della sospensiva. Per il momento, quindi, le “startup senza notaio” sono salve. La prossima udienza è fissata per il 15 febbraio 2017. Altrettanta attenzione, ma per motivi diversi, hanno suscitato i provvedimenti previsti per le startup nell’ambito del Piano Industria 4.0 presentato a settembre dal premier Matteo Renzi e dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Questo storico processo che porterà alla produzione industriale automatizzata e interconnessa vede coinvolte anche le nuove imprese innovative che, in quanto tali, sono in grado di “contaminare” le aziende tradizionali con le loro idee e soluzioni.

Per loro sono in programma: detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a un milione di euro in startup e piccole e medie imprese innovative ; assorbimento da parte di società “sponsor” delle perdite di startup per i primi 4 anni; agevolazione fiscale mediante detassazione capital gain su investimenti a medio/lungo termine; finanziamenti per la nascita di nuove imprese con focus Industria 4.0 con una combinazione di strumenti agevolativi e attori istituzionali (Cassa Depositi e Prestiti, Cdp); fondi di investimento dedicati all’industrializzazione di idee e brevetti ad alto contenuto tecnologico con il supporto di Cdp; fondi di venture capital dedicati a startup dell’Industria 4.0 in co-matching con Cdp e il coinvolgimento di Invitalia; iperammortamento al 250% per l’acquisto di beni legati all’industria 4.0. È inoltre previsto il rifinanziamento del Fondo centrale di garanzia, agevolazione del Mise per le pmi e le startup. Nel 2016 è andata in porto l’attesa riforma dell’equity crowdfunding, strumento di raccolta di capitali di rischio tramite portali online che consente di investire in startup in cambio di quote societari. Il nostro Paese lo ha normato per primo in Europa, con una legge e un successivo regolamento risalente a luglio 2013.

Da allora però l’equity crowdfunding non è mai decollato anche a causa di norme considerate restrittive dai player del settore. A febbraio è stata diffusa dalla Consob la riforma del regolamento che prevede procedure semplificate, riduzione dei costi per la raccolta fondi e ampliamento della platea dei soggetti che possono contribuire a finanziare i progetti d’impresa innovativi. Sembra che si sia cambiato marcia: al 15 giugno 2016 il capitale raccolto ammontava a 5,6 milioni di euro con previsioni di arrivare a 9 milioni a fine 2016. È stato fatto molto, si può fare certamente meglio. E infatti 7 associazioni dell’ecosistema (AIFI, APSTI, Endeavor, IBAN, Italia Startup, PNICube, Roma Startup) hanno preparato un Manifesto con proposte su quattro aree: sostegni a favore dei talenti accademici che vogliono fare impresa; potenziamento e semplificazione degli incentivi per chi investe in startup ma anche per chi fa exit; riduzione o eliminazione totale di qualsiasi onere per chi tenta di fare impresa. Tutti temi che torneranno di certo nel corso del 2017.

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