LA DELIBERA

Agcom in campo contro l’hate speech, via alla consultazione sulle nuove regole

La procedura relativa allo schema di regolamento durerà 30 giorni. Riflettori sul ruolo delle piattaforme online che dovranno inviare all’Autorità un report trimestrale sul fenomeno e avviare campagne di sensibilizzazione

Pubblicato il 21 Feb 2019

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Agcom scende in campo contro l’hate speech. Il Consiglio dell’Autorità ha avviato l’iter per l’adozione dello “Schema di regolamento – relatori il presidente Angelo Marcello Cardani e il commissario Antonio Nicita – per il rispetto della dignità umana, del principio di non discriminazione e di contrasto all’hate speech.

L’obiettivo è quello di contrastare l’istigazione all’odio basato su etnia, sesso, religione o nazionalità nei servizi media audiovisivi. Si punta ad elaborare regole volte “a prevenire e combattere fenomeni di discriminazione, spesso alimentati da strategie di disinformazione, in contrasto con i principi fondamentali di tutela della persona e del rispetto della dignità umana, in particolare allorquando alimentato da notizie inesatte, tendenziose o non veritiere”.

“Nel corso degli ultimi anni – si legge nella delibera – l’Autorità ha registrato un crescente e preoccupante acuirsi, nelle trasmissioni televisive di approfondimento informativo e di infotainment delle principali emittenti nazionali, del ricorso ad espressioni di discriminazione nei confronti di categorie o gruppi di persone (target) in ragione del loro particolare status economico-sociale, della loro appartenenza etnica, del loro orientamento sessuale o del loro credo religioso”.

Le nuove regole saranno sottoposte consultazione pubblica (la procedura durerà 30 giorni) e riguarderanno sia i programmi di informazione che quelli di intrattenimento. Ma soprattutto le piattaforme online sempre più spesso “cassa di risonananza” di fenomeni di odio. Lo schema di regolamento prevede infatti che i  fornitori di piattaforme per la condivisione di video trasmettano all’Autorità  un report trimestrale sul monitoraggio effettuato per l’individuazione dei contenuti d’odio online, con l’indicazione anche delle modalità operative e dei sistemi di verifica utilizzati. Facebook & co sono inoltre invitati a prevedere  campagne di sensibilizzazione o altre iniziative aventi ad oggetto l’inclusione e la  coesione sociale, la promozione della diversità, i diritti fondamentali della persona al fine  di prevenire e combattere fenomeni di discriminazione online.

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell’Ocse, i crimini generati dall’odio, prevalentemente basati su razzismo e xenofobia sono quasi raddoppiati nell’arco di un triennio, dal 2013 al 2016, confermando i timori di una possibile correlazione tra la crescente diffusione dei discorsi d’odio (hate speech) sui diversi media; l’incremento di aggressioni concrete e violente (hate harm), ancorché isolate, nei confronti di categorie di persone oggetto di azioni mirate, secondo un preoccupante schema che sembra accomunare, peraltro, i numerosi episodi accaduti negli ultimi mesi, con la ribalta assunta, sui diversi media, dal dibattito pubblico nazionale ed internazionale sul fenomeno dei flussi migratori e delle politiche di soccorso umanitario, accoglienza, integrazione ed educazione alla diversità.

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