BEAUTY CONTEST

Frequenze, Mediaset minaccia licenziamenti

Il presidente dell’azienda Confalonieri: “Il governo deve darci certezze”. Intanto dopo il forfait di Alfano salta il vertice con Monti: all’odg anche il dossier beauty contest

Pubblicato il 07 Mar 2012

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Cancellato l’incontro di stasera fra il presidente del Consiglio, Mario Monti, e i leader dei partiti che lo sostengono in Parlamento (Pd-Pdl-Udc), per il forfait del segretario del Pdl, Angelino Alfano. Che non ritiene opportuno "discutere di riforma della Rai e di giustizia".

Fra le questioni che Monti avrebbe voluto affrontare anche il dossier ex beauty contest, attualmente congelato dal governo, e che trova su posizioni diverse Pd e centristi rispetto al Pdl. Non a caso la visita a Monti del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, questa mattina.

Proprio da Confalonieri è partito l’ulteriore affondo alle ipotesi alternative al beauty contest: "Servono regole certe: il nostro cammino per la rivoluzione digitale è iniziato nel 2001, sono passati 11 anni e ancora siamo con il beauty contest sospeso" ha detto il presidente Mediaset in un’audizione alla Commissione bilancio della Camera adombrando tagli per 1 miliardo di investimenti e 2 miliardi di costi "se il settore non riparte".

Rilancia Michele Meta capogruppo Pd in commissione Trasporti e Tlc alla Camera: "Ci auguriamo che il Governo proceda senza tentennamenti sull’asta per le frequenze radiotelevisive, dopo aver giustamente sospeso la procedura del beauty contest che non garantiva la valorizzazione di un rilevante patrimonio pubblico stimato in diversi miliardi di euro". Con un’asta onerosa delle frequenze, ha detto Meta, "si potrebbero ottenere risorse da investire in settori come lo sviluppo della banda larga e delle reti di nuova generazione per le telecomunicazioni".

Secondo il presidente Mediaset però "l’andamento della congiuntura rischia di togliere alcune sicurezze di cui un’azienda come la nostra ha bisogno", ha detto spiegando che lo scorso anno il mercato pubblicitario è stato su livelli simili a quelli del 2002. Tagliare potrebbe essere necessario, ma "non è quello che vogliamo fare". Per questo serve "il sostegno del sistema Paese" a partire da un’azione di Governo che punti a un aumento della produttività del lavoro e alla creazione di condizioni ambientali favorevoli per nuove iniziative imprenditoriali che portino occupazione.

In un comunicato Mediobanca si è detta preoccupata "per la salute del mercato pubblicitario: dopo che a dicembre si è assistito al peggior calo degli ultimi due anni, crediamo che lo scenario incerto fornirà un trend più debole per i primi mesi di quest’anno, come conseguenza dei consumi più deboli".

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