LA SFIDA

Frequenze Tv, Di Maio ai broadcaster: “Niente ritardi sul 5G”

Tavolo TV 4.0, Il ministro dello Sviluppo apre alle richieste dei player coinvolti nella maxi-transizione. Ma rimane fermo sul timing previsto per la liberazione della banda 700 Mhz: “È tempo che in Italia si inizi ad anticipare il futuro”

Pubblicato il 25 Set 2018

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Liberazione banda 700 Mhz, il Governo vuole stare nei tempi. Pur non escludendo interventi correttivi. E’ il senso del messaggio lanciato oggi dal ministro dello Sviluppo economico Luigi  Di Maio al termine del primo tavolo TV 4.0 che ha chiamato a raccolta broadcaster, istituzioni e produttori di apparati per fare il punto su una fase cruciale per l’Italia: la transizione delle TV dalla banda 700 Mhz, dove attualmente si trovano i mux televisivi, a un’altra banda (la sub-700).

Operazione di “trasloco” necessaria per liberare le frequenze appena assegnate agli operatori Tlc con l’asta 5G. Ma piena di ostacoli: i player in campo, da Mediaset alla Rai fino alle Tv di Cairo e alle Tv locali, nel passaggio che si prospetta alzano la posta rivendicando condizioni più favorevoli. Una vera e proprio guerra sottotraccia che ha già prodotto cause intentate dai maggiori broadcaster contro le misure previste. A favore del Governo un’asta 5G già in grado di assicurare alle casse dello Stato non solo i 2,5 miliardi previsti, ma un consistente “tesoretto” che potrebbe consentire un margine maggiore nella trattativa.

“La principale finalità del Tavolo – ha dichiarato il ministro al Salone degli Arazzi del Mise – è di accompagnare questo processo di transizione digitale del sistema radiotelevisivo, coordinando le attività di rilascio della banda 700 per assicurare che il trasferimento delle frequenze avvenga senza ritardi rispetto alle scadenze stabilite e per  garantire un uso efficiente dello spettro radioelettrico. Le frequenze sono infatti uno degli asset fondamentali e indispensabile per lo sviluppo del 5G”. Ma d’altra parte “siamo pronti – ha sottolineato il Ministro Di Maio – a valutare interventi correttivi e/o integrativi della normativa di settore anche al fine di garantire la riorganizzazione e la competitività del sistema radiotelevisivo digitale terrestre”.

L’Istituzione del Tavolo TV 4.0 è stata accolta “positivamente” dagli operatori del settore che avevano manifestato l’esigenza di un maggior coinvolgimento nel processo di transizione digitale.

Sul tavolo ci sono temi altamente divisivi, per la partita in gioco: fra gli altri, tv locali, mux Rai, criteri di conversione dei diritti d’uso delle frequenze in diritti d’uso di capacità trasmissiva. Sullo sfondo, in tutti e tre i casi, la banda 700 Mhz (già assegnata con la gara a Telecom, Vodafone e Iliad), che dovrà essere liberata entro il 2022 dalle emittenti Tv. Per le quali si prospetta dunque una riduzione delle frequenze a disposizione: i broadcaster dovranno “stringersi” abbandonando circa la metà dei multiplex che avevano a disposizione per spostarsi sulla banda “sub-700”.

L’operazione “dimagrimento frequenze” non va giù ai broadcaster italiani che hanno a suo tempo fatto ricorso sulle misure previste. Tra i punti in discussione la norma italiana in base alla quale un terzo delle frequenze complessive devono essere riservate alle Tv locali: uno spazio prezioso che, con un’adeguata “rottamazione” della norma, potrebbe ipoteticamente essere “ridistribuito” a Mediaset, Cairo e Rai. Certo, un’operazione non a costo zero dal momento che le Tv locali chiederanno di essere risarcite con cifre superiori ai 300 milioni previsti dalla Legge di Bilancio. In gioco potrebbe però esserci anche la capacità trasmissiva di altre emittenti, stavolta nazionali: Europa 7 e Rete Capri potrebbero ipoteticamente uscire dalla partita lasciando le loro “caselle” vuote.

Altro nodo al centro del tavolo il “super-Mux” che la Rai dovrà realizzare sulla banda III, vero e proprio pink elephant che rischia a sua volta di rallentare le operazioni di liberazione banda 700 Mhz.

Per finire il nodo conversione frequenze/capacità trasmissiva: tema sollevato a suo tempo da Agcom che aveva chiesto a questo proposito l’intervento del legislatore. La partita vede l’utilizzo, da ora in poi, delle sole frequenze coordinate a livello internazionale e la ”traduzione” in capacità trasmissiva della dotazione delle emittenti finora definita in base alle frequenze. Operazione su cui l’authority ravvisò criticità: “Un intervento legislativo – annotò l’autorità prima dell’estate – potrà permettere il superamento di queste criticità con una conseguente ridefinizione della tempistica dei vari adempimenti da parte di Agcom e Mise, pur nel rispetto dei tempi complessivi previsti dalla Legge di Bilancio 2018 per la liberazione e riassegnazione delle risorse spettrali”.

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