IL CASO

Strage in moschea, bufera sui social per i video dell’attentato in Nuova Zelanda

Facebook, YouTube e Twitter sono al lavoro per rimuovere copie, condivisioni e commenti: la diffusione sulle loro piattaforme è virale. I tre colossi assicurano piena collaborazione alle autorità neozelandesi, ma nel mirino della polizia ci sono anche i forum online

Pubblicato il 15 Mar 2019

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Facebook, Google e Twitter non sono riusciti ancora a eliminare tutti i video degli attentati in moschea in Nuova Zelanda in circolazione sulle loro piattaforme, nonostante i video originali siano stati prontamente rimossi.

Questa mattina due moschee della città neozelandese di Christchurch sono state teatro di due sanguinosi attentati terroristici, con un bilancio complessivo di 49 morti. La polizia ha arrestato quattro persone, tra cui l’autore Brenton Tarrant dell’attacco, australiano bianco di 28 anni, il quale ha ripreso la strage in una delle moschee in diretta streaming.

Il video, pubblicato su Facebook, è durato 17 minuti ed è poi stato rimosso dal social network, ha spiegato la responsabile dei contenuti di Facebook Australia-New Zealand, Mia Garlick. Anche YouTube e Twitter hanno subito provveduto a rimuovere gli account dell’attentatore. Tuttavia, alcuni utenti dei social media hanno riferito che, ancora a diverse ore dalle stragi, restavano accessibili versioni del video sulle piattaforme online.

Un portavoce di Twitter ha fatto sapere che l’azienda del microblogging ha eliminato il video originale e sospeso l’account da cui è stato postato ma sta ancora lavorando per rimuovere le copie che potrebbero essere state pubblicate da altri account, sottolineando che tanto gli account quanto il video erano in violazione delle sue condizioni d’uso. “Twitter ha un team dedicato per la gestione di situazioni di emergenza come queste e coopera con le forze dell’ordine per agevolare le indagini, se richiesto”.

Anche Facebook ha chiarito che ha rimosso immediatamente il video mandato in streaming ma che ora è al lavoro per eliminare condivisioni e commenti di persone che hanno preso le difese dell’attentatore e elogiato l’attacco. “La polizia ci ha allertato riguardo al video messo su Facebook poco dopo l’inizio del live streaming e abbiamo velocemente rimosso il video e gli account Facebook e Instagram dell’attentatore”, ha dichiarato la Garlick. “Stiamo anche eliminando i commenti a supporto dell’azione criminale e dello o degli attentatori non appena li rileviamo. Continueremo a collaborare con la polizia della nuova Zelanda”.

Facebook ha sperimentato altre volte un abuso della funzionalità per il live streaming. Nel 2017, il social network ha potenziato, anche con tecnologie di intelligenza artificiale, gli strumenti per rilevare i video con contenuti violenti, compresi i tentativi di suicidio.

Anche YouTube ha cercato di sanare le falle della sua piattaforma dove, cercando tra i video postati in base alla data di upload, è possibile recuperare contenuti rimossi, come sta accadendo ora per il filmato della strage in moschea. Con le ultime modifiche apportate agli algoritmi della piattaforma di Google, quando un utente cerca informazioni su un evento popolare, i primi risultati sono sempre quelli dei canali di notizie accreditati, mentre i video che potenzialmente diffondono disinformazione finiscono in fondo.  Ciò però non ferma gli upload di video con contenuti violenti o illeciti. Anche YouTube ha ribadito, tramite un portavoce, che rimuove tutti questi contenuti non appena li rileva e che collabora con le autorità e le forze dell’ordine.

Cncb.com riporta che il video della strage in Nuova Zelanda è comparso anche in un forum su Reddit dedicato ai video violenti, dove gli utenti commentano le immagini. Il forum  contiene un avviso sulla presenza di contenuti che possono urtare la sensibilità delle persone ma Reddit ha comunque rimosso il video della strage su richiesta della polizia della Nuova Zelanda e ha assicurato che sta collaborando con le forze dell’ordine locali e rimuovendo ogni link a immagini della strage. Tuttavia alcuni utenti hanno trovato il video altrove su Internet e hanno detto di averlo scaricato e di poterne condividere le copie in messaggi diretti.

L’episodio sottolinea ancora una volta la complessità per le grandi piattaforme social di controllare i contenuti che vengono caricati, la loro diffusione e la moltitudine di commenti e condivisioni. La Commissione europea ha già bacchettato Facebook, Google e Twitter su fake news, hate speech e contenuti legati al terrorismo,ma i colossi dell’online devono ancora dimostrare di riuscire a vigilare sui materiali che circolano sulle loro piattaforme e di poter efficacemente eliminare messaggi e comportamenti che violano leggi e diritti fondamentali.

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