AGENDA DIGITALE

Agenzia digitale, tutti i nodi della governance

Frammentazione di competenze e sovrapposizioni di ruoli con Consip. Funzionalità o rischio? Miur, Mise, Funzione Pubblica e Presidenza del Consiglio: sono troppi i “controllori” dell’Agenzia?

Pubblicato il 16 Lug 2012

Federica Meta

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Deve accompagnare la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale, ma l’Agenzia per l’Italia digitale rischia di arenarsi ancora prim di diventare il punto di riferimento delle politiche e dei programmi di innovazione pubblica. A pesare come una spada di Damocle sulla testa dell’ancora non nato ente – la nomina del direttore generale è prevista per la fine di luglio – scelte di tipo organizzativo che hanno dato in capo a tre ministeri (Miur, Sviluppo economico e Funzione pubblica) e alla presidenza del Consiglio i compiti di vigilanza.

Il timore è che, in questo modo, l’Agenzia non diventi un luogo unitario di attuazione delle policy in materia di innovazione, ma piuttosto un luogo di concertazione tra dicasteri che rischia di soccombere ai veti incrociati e, quindi, di replicare una frammentazione già vista nell’IT pubblico, da anni “conteso” tra DigitPA, Agenzia per l’Innovazione e Dipartimento per la Digitalizzazione e Innovazione tecnologica. Il tutto in barba alla prima decisione del governo Monti ovvero quella di assegnare le deleghe sull’innovazione al Miur, lasciando allo Sviluppo economico quelle sulle reti.

Si tratta di timori che il Mise vuole ridimensionare. “La struttura – fanno sapere da Via Veneto – lavorerà in base ai principi di razionalizzazione ed efficienza, incorporando incarichi e funzioni prima eccessivamente frammentate e puntando non solo a una maggiore concretezza di azione, ma anche a ingenti risparmi”. Secondo le stime di Confindustria Digitale, con l’ente unico si potrebbe dare una brusca accelerata a progetti chiave quali la digitalizzazione end-to-end delle procedure pubbliche, il recupero dell’evasione fiscale grazie all’interconnessione delle banche dati e dei misuratori fiscali, ottenendo risparmi di 36 miliardi di euro. Altro punto di forza, secondo il Mise, la modalità di nomina del direttore generale che sarà scelto dal premier Mario Monti: come a dire che l’innovazione è un asset importante delle politiche di governo”.

Ma le rassicurazioni non bastano a placare gli animi di chi nel settore della PA digitale ci lavora. A cominciare dagli esperti di DigitPA che, pur riconoscendo l’utilità di unificare la governance, considerano un punto forte di vulnerabilità l’aver trasferito a Consip il ruolo di indirizzo e di valutazione tecnico-economica dei progetti delle PA. Il dl Sviluppo prevede che sia la spa del Mef a dare pareri sulle iniziative e non già l’Agenzia voluta da Corrado Passera “Il problema – spiega al Corriere delle Comunicazioni un ingegnere di DigitPA – sta nel fatto che il decreto, trasferendo alla società del ministero dell’Economia la funzione valutativa, non ha tenuto conto del fatto che è la stessa Consip anche ad organizzare la domanda, essendo in capo ad essa la gestione della gare pubbliche. Più semplicemente temiamo che Consip non riesca a mantenere un posizione terza tra PA e stakeholder fondamentale per dare pareri autonomi”.

Altro punto critico riguarda la gestione del Sistema pubblico di connettività (Spc) e Rete Internazionale della Pubblica amministrazione (Ripa), dove si rileva una sovrapposizione di funzioni tra Consip e Agenzia per l’Italia digitale.

L’articolo 20 (comma 4) del dl Sviluppo prevede che passino alla spa del Mef i compiti in materia di reti telematiche delle pubbliche amministrazioni. “Tuttavia – spiegano da DigitPA – lo stesso articolo, al comma 3, affida alla nuova Agenzia compiti regolatori di indirizzo e governance su Ripa ed Spc, andando così a sovrapporsi alle attività affidate a Consip”. Un nodo che non viene sciolto al più presto rischia di bloccare un progetto paese come è il Sistema pubblico di connettività.

Esiste una soluzione al questo problema? “In sostanza – rispondono gli esperti dell’ex Cnipa – la contraddizione/sovrapposizione che risulterebbe sul piano attuativo può essere risolta affidando a Consip l’attivazione e la gestione degli accordi quadro, lasciando alla nuova Agenzia per l’Italia digitale tutte le altre funzioni”.

Infine c’è il nodo dei posti di lavoro. La nuova Agenzia avrà una dotazione organica di 150 addetti. Considerando che la sola DigitPA conta su 90 addetti – senza contare quelli che dovevano essere stabilizzati con selezioni ad hoc – i sindacati temono esuberi una volta chiusi gli enti ora operativi. “Vanno tutelati i posti di lavoro ma soprattutto le competenze che questi posti garantiscono – dicono dalla Fp-Cgil – Non è pensabile disperdere un patrimonio così prezioso di capacità che tanto ha fatto per l’innovazione del sistema Paese, fin dai tempi dell’Aipa”.

In questo senso il governo sta studiando soluzioni per evitare esuberi e allo stesso tempo il “travaso” automatico, puntando a selezioni ad hoc con tanto di valutazione dei curriculum. Secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni i non idonei saranno assorbiti dal ministero dell’Istruzione, che detiene le deleghe per l’innovazione, con contratti “ministeriali”. Il passaggio, però, non convince i sindacati che vorrebbero tutelare almeno i principi del contratto applicato ai dipendenti di DigitPA che è un contratto ad hoc, pensato a misura dei dipendenti dell’ente di viale Marx.

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