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Agenda digitale, Fresca Fantoni: “Rafforzare la collaborazione in house-mercato”

In vista del summit Euritas che si terrà a Roma il 15 e 16 ottobre prossimi, la presidente di Assinter spiega la centralità delle società pubbliche dell’Ict: “Indispensabile valorizzare la nostra capacità di aggregare domanda qualificata”

Pubblicato il 06 Ott 2015

Federica Meta

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Condividere best practice ed esperienze. Le società in house eruopee scaldano i motori in vista di un possibile sforzo congiunto per contribuire alla realizzazione dell’Agenda digitale europea. Ce ne parla la presidente di Assinter, Clara Fresca Fantoni, a dieci giorni dal primo summit di Euritas che si svolgerà a Roma il 15 e 16 ottobre prossimi, Euritas è l’associazione europea delle in house dell’Ict.

Quale ruolo possono svolgere le in house nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale europea?

La domanda coglie nel segno. Il ruolo esercitato dalle in house territoriali Ict, proprio perché “ancorato” ai territori dove le stesse operano, garantisce che gli obiettivi dell’Agenda digitale europea, declinati secondo le priorità definite dall’Agenda digitale italiana, possano essere compatibilizzati con quelli delle “agende territoriali” che naturalmente devono tenere conto delle diverse condizioni presenti, pensiamo alla dotazione infrastrutturale, al livello di competenze digitali presenti, al mercato della fornitura locale, ecc. In questo senso il livello di “execution” proprio delle in house di Regioni e Province e il supporto di “prossimità” offerto dalle PA territoriali, garantisce che si inneschi un rapporto diretto con i “clienti” dei servizi: cittadini e imprese, sviluppando un “cortocircuito positivo” e raccogliendo stimoli e proposte per le necessarie innovazioni.

Che rapporto si può sviluppare con il mercato? E come si possono mettere in campi intese efficaci?

Come Assinter Italia crediamo fortemente nella relazione con il mercato, partendo dal presupposto che le in house territoriali debbano riconfigurarsi come soggetti che raccolgono, qualificano, integrano e innovano la domanda di nuovi servizi Ict per il sistema pubblico, rivolgendosi poi – attraverso pubblici appalti di servizio – al mercato. C’è poi un altro aspetto che stiamo condividendo con il mercato: la recente intesa tra in house pubbliche e principali operatori privati, in un settore – quello dell’e-health – che è una delle sfide cruciali per il nostro sistema di wellness, visto il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento dei trattamenti e la crescita dei nuovi fabbisogni socio-sanitari. Un accordo teso a promuovere partenariati pubblico-privati per l’interoperabilità e la diffusione del FSE-Fascicolo Sanitario Elettronico, valorizzando anche l’esperienza del made in Italy.

C’è uno sforzo congiunto delle società pubbliche Ict europee?

Assinter Italia, che come è noto è l’associazione italiana che raggruppa le 15 in house Ict territoriali italiane, ha aderito ad Euritas, il network europeo, solo a partire dal 2014. E’ vero peraltro che stiamo maturando contatti molto interessanti ed abbiamo un patrimonio consolidato di relazioni avviate con alcune società “gemelle” negli scorsi anni. E’ prematuro quindi parlare di iniziative comuni e/o di sinergie. Nei contatti maturati attraverso il network associativo stiamo condividendo le esperienze reciproche, dall’e-Health agli shared services, dal Cloud ai Big e Open data.

Perché la scelta di sostenere il primo Summit di Euritas in Italia?

La sfida è di maggiore digitalizzazione in tutti i settori, non solo quello pubblico, si pensi a tal proposito alle recenti dichiarazioni del Presidente Renzi rispetto al tema Fabbrica 4.0; per questo sostenere e co-organizzare, come Assinter Italia, l’Euritas Summit in Italia ha una pluralità di valenze. Innanzitutto in termini di posizionamento delle in house rispetto i propri azionisti pubblici, favorendo il confronto con i decisori sul ruolo delle “in house” Ict a livello europeo, sul contributo in termini di innovazione per i sistemi informativi regionali, spaziando da tematiche che vanno dal cloud alla gestione degli shared services, per il raggiungimento degli obiettivi delle diverse agende digitali territoriali. Infatti è da evidenziare un punto: le in house pubbliche in Europa sono una realtà da anni ed un patrimonio consolidato di competenze ed esperienze a servizio del settore pubblico. Auspichiamo che anche in Italia riguardo a questi temi, il dibattito possa svilupparsi in modo non “ideologico” per riconfigurare il ruolo delle in house nella pianificazione strategica ed operativa, per lo sviluppo dell’ICT sui singoli territori, come “cerniera” tra esigenze della PA e l’offerta di mercato, e – ultimo ma non meno importante – quale soggetto attuatore sul territorio delle politiche nazionali, contribuendo organicamente alla realizzazione dell’Agenda digitale italiana. Crediamo che il confronto a livello europeo, a partire dagli sfidanti obiettivi dell’Agenda digitale europea, possa concretamente portare sempre di più l’Italia in Europa.

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