LE LINEE GUIDA

Brunetta: “Voglio una PA nativa digitale”. Focus su skill e smart working

Il ministro punta a spingere sulla trasformazione della burocrazia anche grazie a una forte collaborazione con il ministro Colao: “Prioritario investire sulle competenze del personale e programmare la gestione del lavoro agile”. Domani la firma del “patto” con i sindacati

Pubblicato il 09 Mar 2021

brunetta

Un PA nativa digitale. Secondo il ministro Renato Brunetta è questo uno dei driver per la ripartenza dell’Italia messa a dura prova dagli effetti, economici e sociali della pandemia. La strategia nelle linee guida delinate dallo stesso ministro in occasione dell’audizione davanti alle commissioni Lavoro e Affari costituzionali del Senato.

“Una PA nativa digitale – ha spiegato Brunetta – non può essere soltanto una dichiarazione di principio reiterata nei documenti programmatici. Deve diventare realtà anche per assicurare, attraverso un uso intelligente e diffuso delle tecnologie, l’accesso ai servizi a tutti i cittadini, superando disuguaglianze sociali e territoriali e non lasciare nessuno indietro”.

In questo senso serve un ripensamento in chiave innovativa che però non sia una semplice traduzione delle prassi e delle modalità analogiche ma – ha puntualizzato – “una reingegnerizzazione di processi e procedimenti amministrativi”. Appare dunque cruciale la collaborazione che si realizzerà con il ministero della Transizione digitale per raggiungere appunto l’obiettivo di creare una PA digital native.

Quattro le direzioni dove incanalare il percorso di innovazione del settore pubblico: la domanda pubblica, la selezione delle persone, la definizione delle competenze (con ruolo più forte della Scuola nazionale di Pubblica amministrazione) e l’interazione con cittadini e imprese.

L’obiettivo è garantire una riduzione dei tempi dei servizi, l’eliminazione degli adempimenti su dati già disponibili alla PA, la calibrazione sulle esigenze specifiche di imprese e cittadini e la rilevazione della soddisfazione degli utenti tramite standard condivisi.

L’idea di Brunetta è di passare, grazie ad uso consapevole e massiccio delle tecnologie, da una PA dell’adempimento a una PA problem solver.

Ma l’intenzione rischia di rimanere sulla carta se non si mette in campo un impegno ad hoc sulla formazione del personale che dal 2008 al 2018 si è vista tagliare le risorse da 262 milioni a 154 milioni.

“È nostra intenzione – ha però avvertito il ministro – ribaltare questa tendenza e investire in maniera significativa sulla qualificazione delle persone (upskill e reskill).

“Le profonde trasformazioni del lavoro, i processi di innovazione, la sempre maggiore  interdipendenza tra paesi richiedono agilità culturale, capacità di  adattamento e di assecondare le trasformazioni e una  continua riqualificazione delle persone”.

Un focus della strategia del ministro è sullo smart working. “Il lavoro da remoto praticato  durante la fase emergenziale ha costituto, da più punti di vista, un importante fattore di accelerazione, in termini di  sviluppo delle competenze individuali dei dipendenti pubblici, digitalizzazione, ecc – ha ricordato – Superata la fase emergenziale sarà necessario programmare e  gestire tale modalità di organizzazione del lavoro che può produrre impatti significativi, anche per il perseguimento di altre politiche pubbliche, in maniera efficace e sostenibile”.

E questo punto sarà uno di quelli che andranno a comporre il patto per l’innovazione del lavoro pubblico che il ministro firmerà domani con i sindacati. Il patto andrà a rappresentare l’ulteriore tassello della strategia di Palazzo Vidoni in tema di smart working, dopo l’insediamento della commissione tecnica dell’Osservatorio sul Lavoro agile.

Il compito della task force sarà verificare l’avanzamento delle amministrazioni nella stesura dei Piani organizzativi del lavoro agile (Pola), pubblicati sinora da 54 amministrazioni statali sulle 162 monitorate attraverso il Portale della performance del Dipartimento della Funzione pubblica.

Finora il 33% delle PA ha pubblicato i Pola, i piani organizzativi del lavoro agile. Risulta dal monitoraggio Portale della performance del Dipartimento della Funzione pubblica, secondo sono 54 su 162 le amministrazioni che hanno rispettato la scadenza prevista del 31 gennaio 2021, fissata dal decreto Rilancio.

Inoltre sarà chiamata a ragionare sugli strumenti di organizzazione del lavoro agile in vista del superamento della fase legata all’emergenza sanitaria. Gli esiti delle analisi e degli studi saranno riportati all’Osservatorio, cui spetterà fornire spunti e proposte di carattere normativo, organizzativo e tecnologico per migliorare lo smart working nella Pubblica amministrazione.

“Nella nostra visione, la Pubblica Amministrazione deve diventare un acceleratore della crescita economica e sociale, un catalizzatore della ripresa, e non invece, come da molti oggi viene percepita, una zavorra e un freno – ha dunque evidenziato il ministro – Il momento per farlo è adesso. Ora o mai più. Il Next Generation Eu rappresenta un’occasione straordinaria per realizzare gli investimenti sul futuro, dotandoci delle infrastrutture sociali, amministrative, materiali e immateriali che consentano all’Italia di fare un salto di innovazione, modernizzazione, inclusione, coesione sociale. A partire dalla nostra Pubblica Amministrazione”.

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