L'INTERVISTA

Dominici: “Dalla PA digitale sprint allo sviluppo sostenibile”

Il direttore generale di FPA: “Le nuove tecnologie sono uno straordinario strumento di trasformazione non solo dei servizi, ma anche del modo di lavorare e di progettare dell’amministrazione”. Uso delle risorse, gestione degli acquisti e smart working i banchi di prova

Pubblicato il 09 Mag 2019

ForumPa 2017 - 24 maggio 2017
Foto di Stefano Corso

Efficiente ed efficace certo, ma la PA che serve allo sviluppo sostenibile dell’Italia è una PA in grado di crere e distribuire valore. Gianni Dominici, direttore generale di FPA, racconta a CorCom il filo rosso che unisce gli eventi di Forum PA 2019. L’edizione del trentennale passa in rassegna il lavoro fatto in questi anni dalla manifestazione che è diventata punto di riferimento, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per le imprese che nell’amministrazione ci credono e ci investono.

Dominici, quest’anno il tema centrale è la PA che genera valore. Al di là del claim, cosa significa in concreto?

Significa ripensare e ridisegnare una burocrazia – nell’accezione più alta del termine, ovvero intesa come intermediario di diritti tra cittadino e istituzioni – che si faccia soggetto attivo dello sviluppo del Paese, che smetta di guardarsi l’ombelico e alzi lo sguardo verso un futuro di innovazione e sviluppo sostenibile. Questa creazione di valore richiede alcune azioni di sistema e deve interessare l’uso delle risorse, la gestione degli acquisti, l’organizzazione del lavoro pubblico.

È una sfida epocale. In questo scenario che ruolo gioca la trasformazione digitale?

Il digitale è uno straordinario strumento di sviluppo sostenibile. Al di là dei singoli progetti, che pure spingono la necessaria innovazione di servizi – Spid e Anpr ne sono un esempio – quello che le tecnologie sono in grado di determinare è un forte cambiamento sul fronte dell’organizzazione e dei processi e, dunque, sulla cultura delle persone che lavorano nella PA. Si tratta di una leva strategica per cambiare il modo di pensare ed operare nonché di ridefinire gli obiettivi in ottica di governance collaborativa.

Come funziona questa governance?

I diversi player del settore pubblico – PA stesse, cittadini, associazioni – riflettono insieme, elaborano proposte per innovare il Paese e poi si lavora insieme per spingere la trasformazione e combattere la burocrazia, abbandonando la logica verticale a favore di una orizzontale che apra le porte ai contributi anche dal basso. In questo senso il digitale consente di agevolare i processi decisionali aperti e di promuovere la progettazione partecipata valorizzando le reti sociali e le connessioni comunitarie. In questo PA diventa una piattaforma abilitante di sviluppo e crescita sostenibile.

Quest’anno a Forum PA prende il via una partnership strategica con il Team Digitale.

L’accordo riguarda in particolar modo la formazione. Le e-skill infatti sono il crocevia dove far passare ogni innovazione. Abbiamo immaginato momenti di formazione – le Academy di FPA – dove gli esperti della task force mettono a disposizione le loro competenze. Il Team Digitale organizza 8 Academy in tre giorni di manifestazione. Altri punti chiave della collaborazione è il confronto con le PA straniere.

Di cosa si tratta?

Focalizzeremo l’attenzione su cloud, design per i servizi e amministazione data driven. Per il design, ad esempio, abbiamo chiamato i rappresentanti del governo britannico. Il Government Digital Service (Gds) è una unità del Cabinet Office istituita nel 2011 per implementare la strategia di “Digital by default” del governo britannico. Il Gds è responsabile del miglioramento continuo dei servizi pubblici digitali attraverso la definizione di linee guida e standard per i servizi online, il controllo sulla loro applicazione, la realizzazione di piattaforme, componenti e strumenti comuni, il supporto alle PA nella scelta delle tecnologie più adeguate. Poi avremo i punti di vista della Commissione europea sulla PA data driven e il framework condiviso tra Estonia e Finlandia per quanto riguarda i modelli di interoperabilità.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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