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Speranza: “La sanità deve evolvere, big data e intelligenza artificiale per cura e prevenzione”

Il ministro: “Serve un nuovo Snn, sempre più digital oriented, che non lasci indietro nessuno nell’accesso ai servizi. Recovery Fund cruciale per la svolta”

Pubblicato il 29 Set 2020

roberto - speranza

La sanità digitale priorità strategica della ripartenza. In audzione al Senato sul Recovery Fund, il ministro della Salute, Roberto Speranza ha delineato gli obiettivi del governo: “Dobbiamo lavorare a un piano integrato su territorio, ospedali, ricerca, innovazione tecnologica, sostegno alla filiera industriale legata alla sanità. Il piano che stiamo costruendo si basa su cinque assi fondamentali, di cui tre sono verticali e due trasversali”.

“I tre assi  verticali sono: territorio e sanità di prossimità; ospedali in rete; salute e ambiente. Poi ci sono gli assi trasversali: coscienza della salute e innovazione digitale per il Servizio sanitario nazionale – ha spiegato – Il cuore della riforma è superare le disuguaglianze che rendono diritto alla prevenzione e alla cure un diritto non uguale per tutti. Il nostro obiettivo sarà garantire un effettivo universalismo della sanità pubblica”.

“Prioritario è l’obiettivo del territorio e della sanità di prossimità – ha spiegato il ministro – che ci chiede di ricominciare a investire sulla sanità territoriale. Vorrei che la parola madre del piano di investimenti fosse la parola prossimità. Si tratta di costruire unidea di sanità di prossimità in cui c’è sempre al centro il paziente, passando da un modello organizzativo verticale che funziona per compartimenti stagni ad una sanità circolare con un modello orizzontale di programmazione della spesa”.

In questo contesto un ruolo chiave lo gioca il digitale. “In un mondo che cambia velocemente, nell’era dei ‘big data’ e dell’intelligenza artificiale, è un imperativo pubblico ripensare il Ssn attorno a questi straordinari cambiamenti – ha evidenziato il ministro – In tutti i progetti che presenteremo l’innovazione digitale sarà trasversale“.

Il digitale insieme al green è il pilastro del Next Generation Eu. “Con le risorse del Recovery Fund – ha dunque annunciato Speranza – possiamo innovare e rinnovare le nostre strutture sanitarie anche in una logica green”.

“Abbiamo la necessità di affrontare questa sfida green di ammodernamento e rinnovamento delle nostre dotazioni strumentali, di digitalizzare e informatizzare i nostri ospedali, di lavorare ancora sulla sicurezza edilizia”, ha aggiunto, sottolineando che “una riorganizzazione della rete ospedaliera permette chiaramente anche di intervenire sulla mobilità passiva e sulla riorganizzazione dei servizi di emergenza e urgenza su cui pure dovremmo mettere il massimo di attenzione”.

Sanità digitale, lo stato dell’arte in Italia

’emergenza Covid-19 ha sicuramente accresciuto la consapevolezza tra cittadini, professionisti sanitari e manager delle strutture sanitarie sul contributo cruciale del digitale nel processo di prevenzione, cura e assistenza. Ma è ancora lontana una piena evoluzione del sistema sanitario italiano verso il modello della “Connected Care”, ovvero un sistema salute connesso e personalizzato, grazie a un utilizzo maturo delle tecnologie digitali, alla valorizzazione dei dati e all’empowerment dei cittadini e dei professionisti.

A scattare la fotografia l’ultimo report dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano che fa il punto anche sulla spesa relativa all’e-health che, nel 2019, era  era cresciuta del 3%, raggiungendo un valore di 1,43 miliardi di euro e confermando il trend di crescita già osservato negli ultimi anni. Per il 2020, il 45% dei cio delle aziende sanitarie stima un aumento delle spese correnti e il 47% una crescita degli investimenti per la sanità digitale.

Il boom di interesse per la Telemedicina durante il lockdown ha portato a un aumento delle sperimentazioni: il 37% delle strutture sanitarie sta sperimentando il Tele-monitoraggio (27% nel 2019) e il 35% la Tele-visita (15% nel 2019).

L’aumento dell’interesse per l’e-health riguarda anche i medici: per il 57% dei medici specialisti e il 50% dei medici di medicina generale (Mmg) ci sarà un impatto rilevante sul sistema sanitario nei prossimi cinque anni delle Terapie Digitali, le soluzioni tecnologiche per ottimizzare la cura del paziente (sia di concerto che indipendenti da farmaci, dispositivi o altre terapie). I medici già consigliano ai propri pazienti le App per la salute, tra cui quelle per migliorare l’attività fisica (44% degli specialisti e dei Mmg), quelle per ricordarsi di prendere un farmaco (36% specialisti e 37% Mmg) e quelle per monitorare i parametri clinici (35% specialisti e 40% Mmg).

Anche i cittadini hanno sempre più familiarità con le nuove tecnologie. Durante l’emergenza sanitaria il 71% di coloro che hanno avuto bisogno di informarsi sui corretti stili di vita lo ha fatto sul web e il 79% vuole farlo in futuro. Il 74% è interessato a farlo per cercare informazioni su problemi di salute e malattie e il 73% per farmaci e terapie. Le App per la salute più utilizzate sono per mettere alla prova le abilità mentali (28%), per aumentare l’attività fisica (23%) e per migliorare l’alimentazione (14%). Più limitato l’impiego di chatbot e assistenti vocali per l’autovalutazione dei sintomi (10%).

“Nonostante importanti passi avanti, la digitalizzazione della Sanità è ancora insufficiente su molti ambiti che avrebbero potuto alleviare il costo sociale, economico e sanitario della pandemia e che potrebbero fare la differenza in futuro, come Telemedicina, App per il paziente, Terapie digitali e Intelligenza Artificiale – spiega Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità – Per rendere il nostro Ssn più resiliente di fronte a una nuova crisi sanitaria occorre non solo potenziare il sistema sul territorio, ma modificarne l’architettura verso un modello di Connected Care in cui l’organizzazione, i processi di cura e assistenza siano ripensati in ottica digitale”.

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