Marin: “Così Accenture farà crescere insieme tecnologie e persone”

Il manager: “Aiuteremo le imprese a trasformarsi nell’economia digitale puntando sul fattore umano”

Pubblicato il 11 Feb 2016

Domenico Aliperto

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«Quasi una provocazione». Così Alessandro Marin, Accenture Technology Senior Managing Director per Italia, Europa Centrale e Grecia, ha definito la mission che la stessa Accenture, attraverso il report Technology vision 2016, ha identificato nel mercato per il medio termine. ‘People first’ è infatti il mantra intorno al quale ruotano i cinque trend che, secondo il colosso dei servizi IT, a livello internazionale caratterizzeranno l’evoluzione dei processi, dei modelli di business e delle organizzazioni all’interno delle aziende nei prossimi tre anni. Dunque: al centro ci sono le persone, intorno una trasformazione che si incardina, ibridandoli, sui concetti di Intelligent automation, Liquid workforce, Platform economy, Predictable disruption e Digital trust.

L’indagine ha coinvolto 3100 IT executive provenienti da tutto il mondo: l’Italia rientra nella media rispetto a queste aspettative o sconta un certo ritardo?

L’Italia si muove a due velocità: da una parte ci sono le grandi aziende, che non hanno nulla da invidiare ai player più scattanti dei mercati evoluti, dall’altra manca la pervasività delle nuove tecnologie nelle organizzazioni medie e piccole. L’assenza della banda larga ha il suo peso: eravamo partiti in pole position sulle dorsali della fibra ottica, oggi invece paghiamo lo scotto dei mancati investimenti per portarla ovunque. Ma sono ottimista. Sia perché mi sembra si stiano creando le premesse per un’accelerazione in questo senso, sia per tutto ciò che introdurrà il 5G.

Avrete un ruolo rispetto allo sviluppo delle PMI che promettono interessanti tassi di crescita?

È un mercato che viviamo di riflesso. Continueremo a non operare direttamente con le piccole organizzazioni, a meno che non esprimano un alto potenziale in termini di innovazione e in settori di nicchia. Sotto questo profilo, facciamo anche scouting di startup tecnologiche, soprattutto negli ambiti della security, del Cloud e delle piattaforme applicative. Ma il modello tipico è quello delle partnership con aziende di grosse dimensioni, le quali a loro volta hanno accesso ad aziende più snelle che offrono soluzioni complementari.

Collaboration, smart working, business networks: cosa c’è nell’agenda clienti?

La collaboration rappresenta ancora un ambito più teorico che pratico. Ha enormi potenzialità, ma attualmente è piuttosto difficile trarre il massimo beneficio dalle soluzioni veramente disruptive. Procede molto meglio lo smart working, sia perché sono cambiate le esigenze di gestione degli spazi fisici, sia perché c’è un chiaro interesse delle aziende per forme di lavoro più flessibili. I business networks, invece, sono un fenomeno da inquadrare all’interno di ecosistemi: danno un immediato accesso a strumenti go-to-market già disponibili, cambiando i confini tradizionali delle aziende. Ma per sfruttarli in maniera efficace e accrescere la filiera, estendendola a mercati potenzialmente globali, serve tempestività. E spesso le capacità interne da sole non sono sufficienti.

Lavorate nell’ottica di sostenere piattaforme interoperabili o pensate che prima o poi prevarrà uno standard dominante?

Rispetto al mondo industriale, stiamo assistendo allo sviluppo autonomo di framework ad hoc. Sono vere e proprie isole che nascono per soddisfare i diversi mercati, dall’automotive alle costruzioni, passando per la smart home. Molte di queste piattaforme verranno senz’altro smussate e armonizzate, in modo da garantire all’utente un’esperienza senza confini. D’altra parte bisogna provvedere da subito a un’ossatura con standard di sicurezza condivisi. L’Internet of things rappresenterà un ulteriore cambio di passo: quando la proliferazione degli oggetti intelligenti sarà una realtà, produttori di macchinari e sensori dovranno inevitabilmente convergere.

Il vostro obiettivo per il 2016?

Aiutare le imprese a trasformarsi, puntando sul fattore umano. La centralità delle persone – People first – non va vista solo in ambito aziendale, ma in una prospettiva più allargata. I consumatori sono prima di tutto individui, e i temi dell’etica e dell’affidabilità nella gestione delle informazioni diventano essenziali. A questo aggiungo il fatto che a breve faranno il proprio ingresso nel mondo del lavoro e dei consumi i millennials, che nel giro di dieci anni rappresenteranno il 75% della popolazione mondiale lavorativa. La nostra convinzione? Le aziende di successo saranno quelle che riusciranno a far evolvere insieme tecnologie e persone.

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