STRATEGIE

Recovery Fund, Dadone: “Investire nella PA digitale per rendere l’Italia più attrattiva”

La ministra: “Serve destinare le risorse europee alla reingegnerizzazione dei processi e alle e-skill. Se l’amministrazione diventa più efficiente, gli investitori stranieri saranno più convinti a scommettere sul nostro Paese”

Pubblicato il 02 Nov 2020

dadone

Le risorse del Recovery Fund per innovare la PA sul fronte sei processi e per formare i dipendenti pubblici, in modo da rendere il Paese più attrattivo per gli investitori stranieri. È questa la convinzione della ministra Fabiana Dadone, intervenuta alla prima giornata dell’edizione autunnale del Forum PA “Restart Italia”.

“La pandemia ha insegnato a tutti noi l’importanza nodale della PA, che un po’ si è persa. Abbiamo imparato quanto siano importanti anche i Comuni, primo front office dell’amministrazione sui territori – ha evidenziato – Ci dobbiamo domandare quanto un’amministrazione più efficiente possa rendere anche l’Italia attrattiva. Io sento parlare di PA come di un grandissimo apparato di burocrazia e pieno di rallentamenti che disincentivano gli investimenti. Bisogna investire in formazione e digitalizzazione. E il Recovery Fund può essere un prezione strumento”.

“In questi mesi – ha aggiunto – abbiamo visto degli esperimenti molto positivi da parte anche dei Comuni. Ma non dobbiamo trincerarci nella comfort zone, servono grandissimi investimenti per rendere la PA efficiente e , dunque, il Paese più attrattivo per gli investitori stranieri. Dobbiamo metterci nei panni di chi si affaccia alla PA per dare il servizio più funzionale possibile”.

“L’emergenza – ha sottolineato la ministra – ci vede di nuovo applicare, da qui probabilmente nei prossimi mesi fino a gennaio, il lavoro agile sempre come lavoro da remoto e non tanto come modalità di lavoro intelligente, ma l’importante è avere la prospettiva che da gennaio ci sia un piano organizzativo che i dirigenti hanno nelle proprie mani e devono riuscire ad applicare per far sì che il lavoro agile trovi uno sviluppo nel piano delle performance”.

“Servono grandi investimenti sul fronte nella digitalizzazione – ha insistito – ma il digitale è uno strumento e non un fine e per questo bisogna investire nel capitale umano. In questo senso – ha spiegato – vanno i nuovi concorsi che sono stati ripensati con la richiesta di competenze diverse, per garantire elasticità di azione”.

Bisogna avere “un approccio più manageriale per la gestione delle dinamiche di gruppo e, per il reclutamento “vanno ripensati i concorsi non più tutti su Roma ma decentrati e completamente digitalizzati inoltre, servono competenze diverse: è indubbio che bisogna conoscere il diritto amministrativo – ha affermato – ma servono anche le competenze soft, come ci si comporta davanti agli imprevisti. Nell’organizzazione del lavoro flessibile anche il personale deve essere flessibile”. Infine, rimarca Dadone bisogna “ritornare ad avere competenze tecniche nella PA: ingegneri, architetti, geologi”.

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