SMART WORKING

New normal “ibrido”: l’83% dei lavoratori italiani non vuole più tornare indietro

Secondo i risultati dell’indagine “Hybrid living futures” di Samsung le libertà ritrovate sono considerate prioritarie rispetto alla presenza in ufficio. Per sette cittadini su dieci la tecnologia ha rappresentato la chiave di volta ma si chiede più supporto alle aziende per la gestione delle attività

Pubblicato il 20 Dic 2021

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L’83% degli italiani che hanno adottato uno stile di vita ibrido non desidera più tornare al modello lavorativo tradizionale basato sugli orari: solo il 17%  vorrebbe tornare alla scansione tradizionale 9-18 nel post-Covid. In Europa la percentuale di chi apprezza il New normal si attesta all’86%,  con una quota di nostalgici degli orari tradizionali al minimo in Germania (7%), Svezia (11%) e Polonia (12%).

E’ quanto emerge da “Hybrid living futures”, una ricerca paneuropea sviluppata da Samsung in collaborazione con The future laboratory, che scatta una fotografia su come i cittadini europei si siano adattati a uno stile di vita sempre più ibrido – dove fisico e virtuale sono sempre più integrati sia nella vita professionale sia nella vita privata – e sull’impatto di questa nuova modalità di vita sul futuro delle abitazioni e dei luoghi di lavoro1 . Lo studio, che ha coinvolto oltre 14.000 persone in tutta Europa, inclusa l’Italia, rivela che i modelli convenzionali di vita personale e lavorativa sono ormai superati. Emerge, infatti, una forza lavoro più agile, spinta dal desiderio di turni più flessibili, giornate lavorative più brevi e orari concentrati, che colma il vuoto lasciato dalla giornata lavorativa tradizionale.

Cruciale il ruolo della tecnologia

Oltre la metà degli intervistati italiani, il 55%, dichiara che grazie a uno stile di vita ibrido ha visto un incremento del numero di ore di tempo libero, dedicate alla famiglia nel 47% dei casi e per il 43% trascorse facendo esercizio fisico. Il nuovo stile di vita ha permesso, inoltre, di migliorare sensibilmente la qualità di alcuni aspetti della quotidianità, tra cui il tempo passato con la famiglia, i momenti di relax e la produttività. Per adattarsi alla vita ibrida, quattro italiani su cinque hanno provveduto a fare miglioramenti nelle proprie case, o pianificano di farli, per abbracciare al meglio tutto ciò che la nuova quotidianità ci richiede.

Per adattarsi ai cambiamenti in corso, la tecnologia si è rivelata sicuramente un ottimo alleato. Per sette italiani su dieci, infatti, la tecnologia li ha aiutati ad adattarsi alla nuova routine. Passare più tempo a casa ha trasformato i lavoratori europei in equilibristi poiché sono stati chiamati a compiere vere e proprie acrobazie nella gestione del lavoro e della casa (30%). In Grecia e in Italia sono rispettivamente il 41% e il 40% i lavoratori che si trovano a destreggiarsi tra casa e lavoro in contemporanea.

In Francia e in Danimarca, invece, la percentuale di chi sostiene di dover gestire questi doveri in parallelo è rispettivamente il 36% e il 35%, considerando che i consumatori francesi sono al secondo posto tra coloro che hanno ricevuto sostegno dal proprio datore di lavoro per favorire la separazione tra vita personale e vita professionale, grazie a iniziative che vanno dal sollecito alla disconnessione alla messa a disposizione di tecnologia portatile, mentre i consumatori danesi sono al primo posto nell’aver creato nuovi spazi nell’ambito domestico per rispettare i confini.

Ma regna l’impressione di lavorare ininterrottamente

Se da un lato, però, a livello europeo gli intervistati hanno mostrato grande maestria nell’arte dello stile di vita ibrido, dall’altro uno su cinque (18%) fatica a staccare dal lavoro e oltre un quarto (26%) ha l’impressione di lavorare ininterrottamente o fino a tardi la sera, mentre c’è un 41% di persone che utilizza il tempo risparmiato sui viaggi per svolgere le faccende di casa. In Italia, tra i detrattori del lavoro agile (l’11% degli intervistati), il 51% dichiara come questa nuova modalità incentivi la cultura dell’always on.

Per far fronte a queste pressioni, circa tre lavoratori europei su cinque (57%) sono ancora alla ricerca di un modo per stabilire un confine tra la propria vita personale e quella professionale; questo dato sale a tre quarti (74%) se si considerano i lavoratori spagnoli e scende invece a poco più di due su cinque (46%) nel Regno Unito. In linea la percentuale italiana, che si attesta al 56% del totale. La tecnologia smart sta cercando di colmare questo divario e creare connessioni laddove non ce n’erano.

Bisogno di supporto nella gestione della nuova normalità

La ricerca dimostra che le nuove tecnologie hanno aiutato il 65% dei lavoratori in Europa ad adattarsi alle nuove routine, percentuale che sale al 72% in Italia, mentre più della metà (51% in Europa vs 53% in Italia) ha dichiarato di ricorrere alla tecnologia per stabilire nuovi confini e riprendere il controllo sulla propria vita. Tuttavia, nonostante questi sforzi, l’83% dei lavoratori europei (84% in Italia) è ancora alla ricerca di una tecnologia più efficace e di maggiore supporto da parte del datore di lavoro per la gestione di questa nuova modalità di vita e lavoro. Il rapporto rivela inoltre l’importanza delle nostre abitazioni nel percorso di adattamento allo stile di vita ibrido e nel rispetto dei confini.

L’80% degli Italiani (vs. 66% degli europei) ha apportato migliorie all’interno delle proprie abitazioni, o le stanno pianificando, per agevolare lo stile di vita ibrido; il 42% (vs. 48% degli europei) ha addirittura creato nuovi spazi in casa per adattarla a uno stile di vita più ibrido e infine il 44% (vs. 41% degli europei) ha deciso di traslocare, scegliendo un immobile più adeguato alle esigenze di questo nuovo stile di vita.

“Questo è un nodo cruciale perché le aziende agiscano correttamente sul fronte dello stile di vita ibrido – commenta Benjamin Braun, Chief marketing officer di Samsung Europe –. Il rapporto evidenzia che ora i lavoratori si sentono autorizzati a mettere in primo piano le proprie esigenze e, con il progressivo allentamento delle restrizioni a livello globale e la maggiore mobilità, alle aziende non resta che attrezzarsi per affrontare la sfida. La pandemia ha accentuato la nostra dipendenza dalla tecnologia per svolgere attività che fino a poco tempo fa erano analogiche e ora che il “presenteismo” è diventato fuori moda, i datori di lavoro devono riflettere con attenzione su come soddisfare le richieste per uno stile di vita più ibrido”.

 “La tecnologia smart ha aiutato gli europei a destreggiarsi tra vita personale e vita professionale, tanto che uno su cinque utilizza già l’Internet of Things e i dispositivi smart, tuttavia ci sono ancora ampi margini di miglioramento – aggiunge Meik Wiking, Ceo di The happiness research Institute –. In prospettiva, è probabile che la tecnologia assuma il compito di monitorare non solo il nostro benessere fisico, ma anche la nostra salute mentale e la nostra felicità, e che i dispositivi smart diventino i nostri ‘assistenti del benessere’”.

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