DONNE & TECH

Tecnologia e gender gap, ecco le italiane che hanno infranto il “soffitto di cristallo”

Nonostante il 40% di laureate in materie Stem il nostro Paese è al terzultimo posto in Europa per uguaglianza di genere nel settore. Serve abbattere gli stereotipi puntando sui nomi di chi “ce l’ha fatta”

Pubblicato il 07 Mag 2021

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Italia fanalino di coda in Europa sul fronte della parità di genere nella tecnologia. Il nostro Paese si colloca al 25esimo posto su 28 paesi dell’Ue per l’uguaglianza di genere nell’Ict con un punteggio 12 punti inferiore alla media europea. Eppure, sempre in Italia, il 40% delle donne è laureato in materie Stem.

Un dato che dimostra, secondo NordVpn, che il motivo del basso numero di specialiste in tecnologia in Italia non è dovuto a un fattore legato all’istruzione. La maggior parte delle donne, infatti, deve affrontare enormi ostacoli culturali all’inizio della propria carriera e questo influisce sulla diversità di genere nel settore.

Stereotipi ostacolo alla carriera

Le donne faticano ad avanzare nel settore Stem a causa di stereotipi secondo i quali scienza e tecnologia non sono una questione femminile. Fortunatamente, annota NordVpn, ci sono numerosi esempi in tutto il mondo che dimostrano il contrario.

Ed è per questo che “per abbattere questi stereotipi, dobbiamo parlare di più di donne di scienza che ce l’hanno fatta, in modo da poter ispirare le scienziate di domani nel loro desiderio di perseguire una carriera Stem”, dice Laura Tyrell, NordVPN.

Una scala dai “pioli rotti”

Secondo McKinsey & Company  spesso il progresso femminile è vincolato da una scala “dai pioli rotti”. Le statistiche indicano che le donne affrontano maggiori difficoltà quando cercano di approcciarsi a una posizione da manager. Per ogni 100 uomini promossi e assunti in una posizione manageriale, ci sono solo 72 donne. Ciò significa che sempre più donne rimangono bloccate al livello iniziale, mentre gli uomini vengono promossi a manager.

Ecco le italiane “campionesse” di hi-tech

Tra le donne italiane che stanno plasmando il mondo della tecnologia troviamo Elena Lavezzi, responsabile dell’Europa meridionale presso Revolut. In passato Lavezzi ha collaborato anche con start up come Uber e Circle. È anche fondatrice di Unicef NextGen Italia, un’organizzazione che aiuta a raccogliere fondi in modi più efficienti utilizzando la tecnologia e nuovi canali di comunicazione. È stata inserita nella classifica delle 100 donne di Forbes per l’anno 2020.

Chiara Burberi, presidente e Ceo della piattaforma di e-learning Redooc.com. Questa piattaforma si concentra principalmente su argomenti di Steam (Stem + Art), in particolare per le ragazze. Burberi afferma che il suo obiettivo è rendere la scienza più divertente e accessibile ai bambini di tutto il mondo. In passato, ha lavorato come amministratore non esecutivo in società come Gruppo Mol, ePrice, Aviva e altre.

Anna Gregorio, Ceo e rappresentante legale presso PicoSaTs, specializzata nella creazione di picosatelliti per uso scientifico e tecnologico, e in passato Gregorio ha coordinato la strumentazione scientifica dei due satelliti Esa. È stata nominata tra le 100 donne più influenti in Italia dalla rivista Forbes.

Chiara Cecchini, Ceo e co-fondatore di Future Food Americas che lavora per ispirare il cambiamento nel sistema alimentare, a partire dai singoli fino alle aziende e alle comunità. Nel 2020, Cecchini diventa responsabile dell’innovazione presso Food for Climate League, dove sensibilizza contro lo spreco alimentare e promuove l’innovazione nel consumo di cibo. È stata inserita nell’elenco dei 30 under 30 più influenti di Forbes nel 2020.

Diva Tommei, direttore degli investimenti per l’Ict presso Enea Tech. È stata anche fondatrice e Ceo di Solenica. Caia, il prodotto principale dell’azienda, è il robot di illuminazione naturale che fornisce luce naturale costante in qualsiasi spazio. Per questa invenzione, Tommei ha ricevuto numerosi premi ed è stata inserita nella Top 50 Women in Tech di Forbes.

Le donne che “firmarono” l’Eniac

In campo internazionale sono 6 le donne programmatrici che hanno lavorato alla realizzazione del primo computer generico, conosciuto con il nome Enic: Jean Bartik, Marlyn Wescoff Meltzer, Ruth Lichterman Teitelbaum, Kay McNulty Mauchly Antonelli, Frances Spence e Frances Elizabeth “Betty” Holberton.

Nonostante il loro impegno l’esercito non ha mai pubblicato i loro nomi lasciando che questi finissero nel dimenticatoio – almeno fino a quando Kathy Kleiman, co-founder di Icann, non ha scoperto la loro storia nel 1985.

I motori di ricerca come li conosciamo oggi sono stati realizzati basandosi sul concetto di frequenza inversa del documento, sviluppato nel 1972 da Karen Spärck Jones, professoressa al Cambridge Computer Laboratory.

Il Protocollo Spanning Tree ha consentito lo sviluppo delle reti moderne ed è stato un’invenzione di Radia Perlman, la quale viene spesso chiamata “la madre di Internet”.

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