IL CASO

Dati in cambio di soldi, il Garante Privacy “segnala” alla Ue la app Weople

L’Autorità presieduta da Soru interpella il Comitato europeo per la protezione dei dati personali a cui chiede di pronunciarsi: “La questione può avere impatti in molti Stati”

Pubblicato il 01 Ago 2019

M. F.

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Il Garante della Privacy italiano ha deciso di portare il “caso” Weople sul tavolo del Comitato europeo per la protezione dei dati personali (Edpb) – che riunisce tutte le Autorità Garanti della Ue. La app italiana che promette ai propri iscritti una remunerazione in cambio della cessione dei loro dati personali, è già stata oggetto di numerose segnalazioni da inizio anno – sottolinea l’Autorità – da parte di imprese della grande distribuzione “che lamentavano di aver ricevuto da parte di “Weople” numerosissime richieste di trasferire alla piattaforma dati personali e di consumo registrati nelle carte di fedeltà”. E ora rischia di allargare a macchia d’olio il suo “potenziale”.

L’attenzione del Garante si è concentrata, in particolare, sulla corretta applicazione, da parte della società, del cosiddetto diritto alla “portabilità dei dati” introdotto dal nuovo Regolamento europeo con l’ulteriore complicazione determinata dall’esercitare tale diritto mediante una delega e con il conseguente rischio di possibili duplicazioni delle banche dati oggetto di portabilità, si legge in una nota diffusa oggi dall’Autorità a seguito dell’invio di una lettera a firma del presidente Antonello Soru al Comitato europeo. L’altro aspetto segnalato dal Garante riguarda il tema della “commerciabilità” dei dati, “causata dall’attribuzione di un vero e proprio controvalore al dato personale”.

Sulle due questioni, il Garante chiede al Comitato, di pronunciarsi per concludere l’istruttoria avviata sulla app. L’attività di “Weople”, scrive il Garante, “può produrre effetti in più di uno Stato dell’Unione” in ragione delle richieste di portabilità che potranno essere avanzate e delle questioni relative alla “valorizzazione economica dei dati personali ed alla natura ‘pro-concorrenziale’ del diritto alla portabilità”.

Per questi motivi – evidenzia l’Authority – pur essendo emerso in Italia, il caso della app impone, ad avviso del Garante, “una riflessione generale che è più opportuno condividere con le altre Autorità di protezione dati”. Nel frattempo – conclude l’Authority – i soggetti privati che riceveranno le richieste di portabilità dei dati da parte di “Weople” dovranno operare nel rispetto del principio di accountability stabilito dal Regolamento Ue e valutare se ottemperare alle richieste o motivare un eventuale rifiuto.

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