IL REPORT

Gdpr, Italia sul podio europeo per “compliance”

Secondo il Data Privacy Benchmark Study di Cisco, le imprese tricolori sono quelle che si stanno adeguando più celermente al nuovo regolamento. Ci batte solo la Spagna

Pubblicato il 28 Gen 2019

gdpr

Le aziende che hanno investito per salvaguardare la privacy dei dati sensibili stanno ottenendo benefici di business tangibili. A dirlo è lo studio globale Cisco 2019 Data Privacy Benchmark Study: gli intervistati che hanno preso parte al sondaggio (oltre 3.200 professionisti della sicurezza e della privacy nei principali settori di 18 Paesi) confermano infatti minori ritardi nelle vendite così come un numero inferiore di violazioni e di relative perdite economiche. Rispetto all’attuazione del Gdpr, il 59% delle aziende ha dichiarato di aver soddisfatto tutti o la maggior parte dei requisiti, il 29% prevede di farlo entro un anno mentre per il 9% ci vorrà oltre un anno. In base al Paese, il grado di prontezza in ottica Gdpr varia dal 42% al 75%. Spagna, Italia (72%), Regno Unito e Francia si collocano ai vertici della classifica, mentre Cina, Giappone e Australia si collocano ai livelli più bassi. A conti fatti, le aziende italiane si trovano al secondo posto a livello europeo per conformità.

Snocciolando qualche dato del report, il 37% delle organizzazioni pronte per il Gdpr ha subito una violazione dei dati che è costata più di 500 mila dollari, rispetto al 64% delle aziende meno pronte per il Gdpr. L’87% delle aziende subisce ritardi nel ciclo di vendita a causa dei timori di clienti e potenziali clienti in ottica privacy rispetto al 66% dello scorso anno. Ciò è dovuto ha una maggiore consapevolezza portata dal Gdpr e alle frequenti notizie di violazioni dei dati. Le aziende che hanno investito nella riservatezza dei dati per soddisfare i requisiti del Gdpr hanno tuttavia subito minor ritardi nelle vendite ai clienti esistenti: un vantaggio calcolabile in 3,4 settimane rispetto a 5,4 settimane per le aziende meno pronte in ottica Gdpr. Nel complesso, il ritardo medio nelle vendite ai clienti esistenti è stato di 3,9 settimane, in calo rispetto alle 7,8 settimane registrate un anno fa.

Rispetto alla classificazione per Paese, i ritardi nelle vendite variano da 2,2 a 5,5 settimane, con Italia (2,6 settimane), Turchia e Russia nella parte bassa della classifica, e Spagna, Brasile e Canada nella parte alta. I maggiori ritardi nelle vendite sono da attribuire ad aree in cui i requisiti di riservatezza sono elevati o in fase di transizione. Il ritardo nelle vendite può causare perdite di fatturato legate a indennizzi, finanziamenti e relazioni con gli investitori e può inoltre trasformarsi in una perdita se un potenziale cliente acquista da un concorrente o decide di non comprare affatto. Le principali ragioni alla base dei ritardi nelle vendite citate dagli intervistati comprendono l’analisi delle richieste dei clienti in relazione alle esigenze di privacy, la traduzione delle informazioni sulla privacy nelle lingue dei clienti, la formazione dei clienti in ottica salvaguardia della privacy o la riprogettazione dei prodotti per soddisfare le esigenze di privacy dei clienti.

Le aziende pronte per il Gdpr hanno infine indicato una minor incidenza delle violazioni dei dati, un minor numero di record coinvolti in incidenti legati alla sicurezza e tempi inferiori di inattività del sistema. Inoltre, la probabilità di subire una perdita finanziaria significativa a causa di una violazione dei dati è stata molto inferiore. Oltre a ciò, il 75% degli intervistati ha dichiarato di aver ottenuto diversi benefici dagli investimenti fatti nella salvaguardia della privacy, che includono maggiore agilità e innovazione derivanti da un adeguato controlli dei dati, nonché vantaggio competitivo e maggiore efficienza operativa grazie a una pronta organizzazione e classificazione dei dati.

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