IL CASO

Hong Kong, la legge sulla privacy preoccupa Facebook & co: “Pronti ad andare via”

L’amministrazione locale ha approvato una nuova legge che ritiene i social penalmente responsabili per la condivisione di dati personali con scopo malevolo

Pubblicato il 06 Lug 2021

Patrizia Licata

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È braccio di ferro tra le Internet company e il governo di Hong Kong: le nuove regole sulla privacy approvate dall’amministrazione locale hanno spinto Facebook, Twitter e Google e le altre aziende rappresentate dalla Asia Internet Coalition (Aic) a minacciare di chiudere i loro servizi nella città finanziaria.

In una nota inviata dall’associazione, che ha sede centrale  a Singapore, al Garante privacy di Hong Kong, Ada Chung Lai-ling, le aziende di Internet criticano una recente legge disegnata per arginare l’attività di doxxing ma che per Google, Facebook & co. sarebbe eccessivamente punitiva verso le società del web.

La protesta contro la legge sul doxxing

Il doxxing è la condivisione online di informazioni private e sensibili (indirizzi, documenti di identità, foto, ecc.) di singoli individui, di solito per renderle vulnerabili nei confronti di molestie o altre attività malevole, e senza il loro consenso. Questa pratica si è rapidamente diffusa a Hong Kong negli scorsi anni: tra giugno 2019 e maggio 2021 il Garante per i dati personali della città ha gestito oltre 5.700 casi di doxxing. A maggio il governo ha approvato una nuova legge sulla protezione dei dati personali
Le Internet company si sono dette preoccupate da alcune misure della nuova legge sulla privacy. Per esempio, il governo può perseguire “il personale locale delle piattaforme estere in caso non si adeguino alla richiesta delle autorità di rimuovere” certe informazioni.
Alle aziende non compliance si può applicare una multa fino a 1 milione di dollari di Hong Kong (circa 128.700 dollari) o incarcerazione fino a cinque anni, dopo il riconoscimento di colpevolezza da parte di un giudice.

Google e Facebook minacciano di “chiudere” a Hong Kong

“Se l’intenzione del governo è di ritenere responsabili penalmentei dipendenti delle filiali locali delle piattaforme o le società stesse per i contenuti di doxxing, vorremmo che fosse chiarita la base legale con cui si agisce in questa direzione”, ha affermato l’Aic.
L’unico modo per evitare queste sanzioni per le aziende tecnologiche è smettere di investire e offrire i loro servizi a Hong Kong. In questo modo priverebbero di strumenti le aziende e i consumatori di Hong Kong e verrebbero create nuove barriere agli scambi commerciali”. La possibilità di perseguire i dipendenti delle Internet company, prosegue la nota dell’associazione che include Google, Facebook e Twitter, “creerà incertezza per le imprese e sarà un danno per lo sviluppo di Hong Kong come hub della tecnologia e dell’innovazione”.
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