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Dal Pnrr spinta alla space economy made in Italy, la politica fa quadrato: “Ora spingere l’ecosistema”

I partiti concordi sulla necessità di presidiare l’implementazione del Piano che mette sul piatto 1,5 miliardi per il settore. Innovare il procurement, facilitare partnership pubblico-privato e puntare all’integrazione: queste le azioni chiave

20 Mag 2021

F. Me

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Il Pnrr chance imperdibile per il settore spaziale italiano. Sul piatto c’è oltre 1 miliardo e mezzo che potrà dare un importante impulso alla transizione dei sistemi economici in ottica digitale e sostenibile.

Attualmente, secondo i dati presentati nelle scorse settimane dal Bruno Tabacci, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio alla Camera la nuova economia dello spazio potrebbe raggiungere un giro di affari complessivo di mille miliardi di dollari nel 2040, dopo avere toccato nel 2019 i 360 miliardi di dollari, pari a 325 miliardi di euro.

All’interno della space economy, il segmento più propriamente legato allo spazio e all’aerospazio produce attualmente ricavi per circa 100 miliardi di euro, il 70% dei quali derivanti dal mercato istituzionale e il 30% dalla componente privata. È inevitabilmente un settore strategico per l’Italia, attualmente ottava potenza mondiale.

In questo contesto – Pnrr da una parte e crescita di valore – si è sviluppata la discussione tra i politici nel terzo webinar di Telco per l’Italia, dedicato alle nuove sfide della banda larghissima.

Secondo Giulia Pastorella, responsabile Innovazione e digitale di Azione, quello che serve al settore spaziale italiano è una “riorganizzazione del sistema di procurement in grado di spingere gli investimenti privati”.

“In Italia, e anche in Europa, il ricorso al venture capital per lo Spazio è nettamente inferiore agli Usa – ha spiegato- In questo scenario per abilitare gli investimenti serve un procurement ‘alla Nasa’ ovvero basato su obiettivi e organizzato per step invece che uno che gira attorno a mega bandi”.

“Lo Spazio è uno straordinario enabler economico e tecnologico – ha puntualizzato – Ma la politica deve fare sforzo di rimetterlo al centro della sua strategia. Ecco perché Azione ha deciso di creare un sottogruppo all’interno del gruppo di lavoro Innovazione e digitale”.

Carlo Piastra, deputato della Lega, ha evidenziato i nuovi percorsi che si sono aperti grazie alla ricerca nella Space economy, che “non sono fantascienza ma concrete possibilità di sviluppo: penso a quelle per reperire materie prime e risorse energetiche dallo Spazio, ad esempio”.

“Cruciale anche il ruolo del riutilizzo delle piattaforme – ha detto – La Nasa recupera le navette e anche i vettori per abbattere i costi di esplorazione delle successive missioni. Un esempio da seguire anche in Italia per rendere più sostenibili gli investimenti”.

Dario Stefano, senatore Pd, ha sottolineato la capacità del Pnrr di rafforzare un settore in cui l’Italia è già leader.

“Quelle risorse andranno a potenziare un comparto già altamente competitivo – ha spiegato Stefano – in cui la filiera produttiva è assai variegata e vanta grandi imprese, Pmi e anche piccole aziende”.

“Il Pnrr include sei linee di azione – ha ricordato – Osservazione della Terra; Space factory; accesso allo Spazio; “in-orbit economy”; downstream. Tutte azioni che vanno lette in ottica di cross-fertilizazion ovvero nella loro capacità di generare valore anche in altri settori. Il pilastro strategico sono i dati che arrivano dallo Spazio in grado di abilitare e accelerare le due transizioni chiave, quella digitale e quella energetica, dando così un forte contributo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Onu 2020”.

Ci sono tutti gli elementi dunque per dare spinta a un made in Italy dell’Aerospazio. A patto che ha avvertito Pastorella “il Pnrr venga implementato in maniera organica con le altre missioni”.

“Ad esempio – ha puntualizzato – il piano prevede un aumento del 20% di addetti dell’Aerospazio. Ma per raggiungere l’obiettivo bisogna coordinare le azioni con quelle previste per la formazione tecnico-scientifica che pure sono presenti. Bisogna dunque avere ben presente l’effetto a cascata che hanno le strategie per lo Spazio”.

Per Piastra la sfida da vincere è quella di creare le condizioni perché si realizzino partnership pubblico-privato che riescano a superare una criticità che frena l’impegno nel settore: “Questo tipo di investimenti, su programmi complessi e di lungo periodo, hanno una ricaduta lenta. Puntare a partnership di questo tipo potrebbe facilitare i investimenti pazienti”.

Per quanto riguarda invece i comparti su cui dirottare le risorse, Piastra non ha dubbi: cambiamenti climatico, Tlc, gestione dei rifiuti “integrando le azioni con quelle europee”.

Sull’integrazione è intervenuto anche Stefano. “Cruciale fare sinergia tra i programmi nazionali e quelli regionali”.

In questo senso il distretto dell’Aerospazio pugliese rappresenta una best practice: “Lì si è realizzata una filiera fatta soprattutto di Pmi e startup che hanno valorizzato sì il territorio ma al contempo con ricadute su tutto il sistema Paese”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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