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Digitale leva competitiva per l’agricoltura italiana. Ma al palo le vendite online

Reti fisiche e digitali strategiche per le imprese del settore. L’appello dall’action tank Grow! di Agrinsieme: accelerare sulla realizzazione di infrastrutture. I dati Nomisma

Pubblicato il 10 Gen 2019

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Serve più digitale all’agricoltura italiana. L’appello parte da Grow!, action tank di Agrinsieme (riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Italiane dell’Agroalimentare), che si è tenuto a Roma. Raggiunge quota 77% la copertura Internet delle famiglie che risiedono nelle aree rurali italiane, illustra il report realizzato da Nomisma: una percentuale che pone il nostro Paese al 17esimo posto in Europa. Forte ritardo anche sul fronte velocità di connessione per quanto riguarda le imprese: nonostante un buon posizionamento in termini di accesso alle infrastrutture digitali (solo due imprese su cento non accedono ad internet, un punto percentuale in più rispetto alla media UE), la media raggiunta è sotto il 30 mb/s.

Un digital divide che però l’Italia sta progressivamente cercando di colmare, grazie anche alla messa in atto di progetti di sistema: un esempio, è stato sottolineato, è la realizzazione entro i prossimi 3 anni dell’infrastrutturazione della rete a banda ultralarga realizzata da Open Fiber e finanziata da Infratel Italia, oltre alla diffusione della rete digitale di parte delle cosiddette aree “bianche”.

Il gap digitale si ripercuote sulle performance delle imprese nelle modalità di vendita online: solo un’impresa su 10 realizza almeno l’1% del proprio fatturato mediante vendite online, mentre l’incidenza arriva all’1,7 in media in Ue.

“L’ottimizzazione della rete infrastrutturale, sia materiale che immateriale, si traduce in mercati domestici più efficienti e in una migliore trasmissione del prezzo, nonché in una maggiore competitività sui mercati internazionali”, ha detto il coordinatore nazionale di Agrinsieme Franco Verrascina.

La ricerca nasce dal presupposto di una flessione strutturale dei consumi interni e dalla necessità per le imprese di individuare mercati di sbocco all’estero. L’export agroalimentare nell’ultimo anno ha superato i 40 miliardi di euro (+15,8 miliardi in 10 anni, pari al +70% dal 2007), con una forte preponderanza dei mercati limitrofi o di “prossimità”: i maggiori mercati di destinazione del nostro export sono infatti Germania e Francia.

In particolare il focus si è concentrato sulle opportunità di sbocco del Made in Italy agroalimentare collegate ai nuovi canali di vendita online: nonostante una forte crescita (+220% in 5 anni, raggiungendo i 708 milioni di euro nel 2017) in Italia, infatti, l’ecommerce nel settore Food & Beverage risulta ancora limitato (0,5%).

A questo proposito, secondo Davide Rota, Ad Linkem, ha evidenziato che “una delle maggiori innovazioni che le infrastrutture immateriali e il 5G possono portare all’agricoltura è la possibilità di ottimizzarne la produzione, oltre a rendere disponibili sul mercato nuove tipologie di offerta. La tecnologia applicata all’agricoltura può inoltre fornire strumenti di valutazione obiettivi che consentano di ottenere il massimo valore economico nel rispetto dei vincoli ambientali”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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