IL SERVIZIO

Il Viminale dichiara guerra alle fake news: un “red button” per segnalarle

Il servizio attivo sul sito “Commissariato online” che permetterà di suggerire presunte bufale. La Polizia postale potrà imporre la rimozione del contenuto al provider. Il ministro Minniti: “Nessun Grande Fratello, non c’è intenzione di controllare l’informazione online”. Hate speech: nella Ue rimosso 70% dei contenuti di odio online notificati

Pubblicato il 19 Gen 2018

F. Me

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Un “red button”, un bottone rosso per segnalare le fake news in tempo di campagna elettorale. Parte il nuovo servizio di segnalazione istantanea contro le fake news attivato, attraverso un protocollo operativo, dal Servizio di polizia postale e delle comunicazioni. A battezzarlo, presso il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) al Polo tuscolano di Roma, il ministro dell’Interno Marco Minniti, il capo della polizia prefetto Franco Gabrielli e la responsabile del Servizio di polizia postale Nunzia Ciardi.

Un sistema di contrasto alla diffusione delle fake news attraverso il web in occasione della campagna elettorale per le elezioni politiche 2018 al quale potranno accedere tutti i cittadini che si vedano colpiti da campagne di disturbo, se non di vera e propria disinformazione, che oggi, con l’avvento dei social, sembra assumere contorni ancora più vasti e pericolosi rendendo “virale” un contenuto falso. Ruolo centrale per questo servizio il cosiddetto “Commissariato online” pagina web attiva dal 2005 alla quale, fino ad oggi, si sono rivolti oltre poco meno di un milione di persone.

Un servizio dedicato di segnalazione istantanea, è stato spiegato oggi, grazie al quale l’utente, giovandosi di una interfaccia web semplice e immediata, e senza particolare procedura di registrazione, potrà segnalare l’esistenza in rete di contenuti ascrivibili alle cosiddette fake news. Ricevuta la notizia, la polizia postale verificherà, per quanto possibile, l’informazione con l’intento di indirizzare la successiva attività alle sole notizie “manifestamente infondate e tendenziose” o apertamente diffamatorie. La notizia, a quel punto, verrà presa in carico da un team dedicato di esperti che effettuerà approfondite analisi. Sulla scorta degli elementi evidenziati, qualora sia risultato possibile individuare con esattezza una fake news, sul sito del Commissariato online e sui canali social istituzionali verrà pubblicata una puntuale smentita.

Se necessario, infine, la polizia postale potrà fornire un ausilio al cittadino destinatario delle fake news guidandolo alla interlocuzione con le maggiori piattaforme social indirizzandolo anche verso una eventuale rimozione dei contenuti ritenuti lesivi. Infine, nei casi più gravi, la polizia postale potrà inoltrare all’autorità guidiziaria possibili eventuali ipotesi di reato. “Un servizio – ha spiegato Ciardi – che escluderà qualsiasi tipo di dibattito politico ma cercherà di smascherare le cosiddette ‘bufale’ che spesso disorientano l’opinione pubblica. Tutte le notizie – ha concluso – saranno verificate in modo oggettivo”.

A sottolineare che non si tratta di “censura”, il ministro Minniti. “Si tratta di uno strumento del tutto trasparente e legittimo di servizio pubblico offerto ai cittadini”, ma da parte della Polizia e del Viminale non c’è “la minima intenzione di entrare nel dibattito politico” chiarisce infatti, rispondendo anche al fuoco di critiche da parte di chi intravede nell’operazione il rischio di un Grande Fratello che si arroga il diritto di controllare l’informazione online, a scapito della democrazia digitale. La Polizia postale vaglierà le segnalazioni verificando se si tratti di notizie manifestamente infondate o meno, dando risalto a eventuali smentite ufficiali e supporto ai cittadini per la rimozione tramite i provider e, nel caso si fosse in presenza di reato, segnalerà all’autorità giudiziaria. “Stiamo parlando di notizie manifestamente infondate – ha ribadito Minniti – le forze di Polizia non parteciperanno al dibattito politico”.

Rassicurazioni arrivano anche da parte del capo della Polizia, Franco Gabrielli. “Non vogliamo creare un Grande Fratello, gli strumenti che utilizzeremo sono esattamente quelli che già abbiamo e forniremo un servizio ai cittadini cercando di migliorarlo nel tempo. Proveremo a dare un servizio forti di una credibilità professionale. Ci metteremo a servizio con serietà, grande professionalità e onestà – ha spiegato – C’è poi un altro elemento che rappresenta una garanzia per tutti: nel momento in cui andremo ad evidenziare un’eventuale fake new c’è la possibilità che ci facciano le pulci – ha aggiunto Gabrielli -. E questa è un’ulteriore assunzione di responsabilità che ci dovrà far stare particolarmente attenti in un momento delicato come quello della campagna elettorale”. Gabrielli ha annunciato che si stanno costituendo “i Cnaipic regionali, accrescendo professionalità e tecnologie”. Questo processo darà vita a una Polizia Postale 4.0.

A livello Ue, in attesa di un piano per arginare le fake news, focalizza l’attenzione sull’hate speech. Le multinazionali tecnologiche sono sempre più pronte a rispettare l’impegno di eliminare la maggior parte dei messaggi illegali di incitamento all’odio entro 24 ore. Dopo Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft, che nel maggio 2016 hanno sottoscritto un codice di condotta per contrastare la diffusione di questi contenuti in Europa, ora anche Instagram e Google+ hanno annunciato che intendono aderire. Ma nella sua terza valutazione sull’attuazione di questo protocollo, la Commissione europea rileva come permangano alcune lacune, specie la mancanza di un feedback sistematico agli utenti che li hanno segnalati. Realizzata da una serie Ong ed enti pubblici, la valutazione ha evidenziato come le aziende informatiche abbiano rimosso in media il 70% dei messaggi illegali di incitamento all’odio loro notificati. “I risultati di oggi dimostrano chiaramente come le piattaforme online prendano seriamente l’impegno di verificare le notifiche ed eliminare le forme illegali di incitamento all’odio entro 24 ore – ha commentato Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione europea responsabile per il Mercato unico digitale -. Invito caldamente le aziende informatiche a migliorare la trasparenza e il feedback agli utenti, in linea con le linee guida pubblicate l’anno scorso. Altrettanto importante è la presenza di meccanismi di tutela per evitare interventi eccessivi e salvaguardare diritti fondamentali come la libertà di espressione”.

La percentuale di contenuti rimossi è aumentata costantemente dal 28% nel primo ciclo di controlli nel 2016 e dal 59% nel secondo ciclo del maggio 2017. Oggi, recita un comunicato dell’Ue, tutti le imprese informatiche partecipanti soddisfano pienamente l’obiettivo di verificare la maggior parte delle notifiche entro 24 ore, con una media di oltre l’81%.Questa percentuale è raddoppiata rispetto al primo ciclo di controlli ed è aumentata rispetto al 51% delle notifiche verificate entro 24 ore registrato nel precedente ciclo di controlli.

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