POLITICA

Social turchi nel mirino di Erdogan: “Provocazioni sul calo della lira”

Le autorità turche aprono un’inchiesta su centinaia di utenti responsabili di aver “diffuso notizie false e provocatorie sull’economia”. Rischio di “alimentazione delle speculazioni”

Pubblicato il 13 Ago 2018

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Crollo lira turca, via alle indagini sui social. Le autorità turche hanno aperto un’inchiesta su centinaia di utenti di internet, che avrebbero diffuso notizie false e provocatorie sul forte calo della lira turca, alimentando in questo modo le speculazioni sulla moneta.

Oggi la valuta, dopo essere scivolata sopra quota 7 per un dollaro, ha arginato la flessione dopo l’intervento della Banca centrale turca, disponibile a misure straordinarie per sostenerla. Il ministro degli Interni turco ha avviato un’indagine preliminare su “346 account social” su cui sarebbero stati “pubblicati e condivisi commenti volti a provocare”.

Nel frattempo, la Capital Markets Board (Cmb, l’autorità di Borsa turca), ha fatto sapere in una nota che perseguirà “chiunque diffonderà informazioni false” sull’economia.

La lira turca, che da inizio anno ha perso più del 40% del proprio valore nei confronti dell’euro e del dollaro, ha imboccato venerdì la via dei ribassi a causa della crisi diplomatica con gli Stati Uniti e dello scetticismo dei mercati sulla politica economica di Recep Tayyip Erdogan. Il presidente nonostante l’entità della crisi valutaria, continua a parlare di “un complotto per fare crollare la moneta nazionale” e ha accusato l’amministrazione americana di volere “mettere Ankara in ginocchio”.

Alla luce di tutto questo, sui social network si sono moltiplicati i commenti di persone comuni ed economisti e sono nati account per dare conto della situazione e dei movimenti della lira turca rispetto alle altre valute. In un Paese in cui i media sono spesso controllati da persone vicine al potere, i social network sono tenuti sotto stretta osservazione: quest’anno le autorità turche hanno arrestato centinaia di persone, accusate di aver fatto “propaganda terroristica” sui social per aver criticato l’offensiva di Ankara contro le milizie curde nel nord della Siria.

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