IL CASO

Fastweb “punita” dal Giurì per pubblicità ingannevole: “I costi ci sono”

La compagnia condannata per lo spot “Quello che vedi= quello che paghi”: l’offerta presentata nasconde il contributo sim di 5 euro e l’addebito automatico dei costi extra

Pubblicato il 10 Gen 2018

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“Quello che vedi= quello che paghi”. E “niente sorprese, niente costi nascosti, niente vincoli di durata”. Il Giurì della pubblicità ha condannato a Fastweb per pubblicità ingannevole perché i costi extra a carico dei consumatori, in realtà, ci sono. Lo spot pubblicitario nasconde il contributo sim di cinque euro (e prima ricarica minimo di 15 euro) e soprattutto l’addebito automatico del costo dei dati extra in caso di superamento della soglia di 8 giga.

Ambientati rispettivamente nella cabina di un aereo e in una situazione che ricorda una seduta degli alcolisti anonimi, gli spot mostravano le offerte di Fastweb come soluzione migliore rispetto all’insoddisfazione dei clienti degli altri operatori. L’istanza è stata presentata al Giurì concorrenti Vodafone, Tim e Wind3. Istanza accolta. Ora Fastweb dovrà esplicitare i costi nascosti e la data di scadenza dell’offerta in promozione.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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