LA PROPOSTA

Bollette a 28 giorni, lo stop nel Dl fiscale

L’emendamento riguarda telefonia e pay tv, ma non luce e il gas perché sono servizi a consumo. In commissione Bilancio del Senato si lavora per far rientrare nel provvedimento anche gli abbonamenti ricaricabili. Con il ritorno alla fatturazione mensile risparmi per gli utenti del 6,4%

Pubblicato il 14 Nov 2017

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La fatturazione delle bollette tornerà mensile per le tlc e per la pay tv, ma non per gas e luce “perché sono a consumo e non c’è un’incidenza mensile”. Dovrebbe essere questa la soluzione che porterà alla stop della fatturazione a 28 giorni anche se maggioranza e governo sono ancora a lavoro per sciogliere alcuni nodi, tra cui quello delle ricaricabili. A riferirlo è stato il relatore al dl fiscale, Silvio Lai (Pd), spiegando che l’emendamento sarà votato questa sera. Si lavora per sciogliere gli ultimi nodi, tra cui la possibilità di far rientrare nello stop anche le ricaricabili.

“Davanti alle varie ipotesi circolate in queste ore, restiamo convinti che la soluzione migliore per risolvere il problema delle bollette telefoniche a 28 giorni, sia la formulazione concordata dal Partito democratico, poi condensata nell’emendamento presentato da Stefano Esposito – spiega Alessia Morani, vice-presidente del gruppo Pd alla Camera – Per sminuire la portata del provvedimento qualcuno sta provando a fare passare il messaggio che la pratica dei 28 giorni potrà essere utilizzata dai settori gas e luce che però non hanno mai fatturato le bollette a 28 giorni e che sono notoriamente calcolate sulla base dei consumi. Quella indicata dal Pd è una soluzione efficace e chiara. Dal nostro punto di vista, riteniamo non siano per questo necessarie altre modifiche”.

Secondo una rilevazione di SoS Tariffe, il ritorno delle telco alle vecchie modalità di fatturazione per Adsl e fibra, passando da quella attuale a 28 giorni a quella a 30 giorni, potrà significare per gli utenti finali un risparmio sul costo annuo del servizio che si aggira attorno al 6,4%. Ma se i consumatori prendessero in considerazione tutte le offerte che gli operatori mettono in campo per il primo anno di abbonamento, confrontandole e scegliendo la più conveniente per le proprie esigenze, la spesa potrebbe scendere anche del 57%.

I risultati dello studio dimostrano che, in generale, con la fatturazione mensile si passerebbe da una spesa media annua di 354 euro a una di 332 euro. “Confrontando, infatti, i prezzi delle tariffe Adsl di oggi con quelli in vigore prima del passaggio al regime quadri-settimanale – sottolinea SosTariffe.it, si nota come l’aumento, in media, sia arrivato al 10,1%. La tredicesima mensilità, nel settore delle offerte Internet per la casa, si è tradotta in una spesa media di circa 31 euro in più all’anno per gli utenti, da 321 euro agli attuali 354 euro annui”.

Tuttavia, se si tornasse alla fatturazione mensile con i prezzi di oggi, le tariffe Adsl e fibra non sarebbero identiche a quelle prima del passaggio. Il costo annuo medio, infatti, sarebbe comunque più alto di 11 euro, con una differenza di circa +3,5% rispetto al prezzo che gli utenti pagavano prima dell’introduzione delle tariffe a 28 giorni. Questo a causa del mutamento di alcune condizioni contrattuali, come il canone periodico e l’attivazione o il costo del modem obbligatorio.

Ma “scegliendo bene il proprio fornitore – sottolinea SosTariffe.it – è possibile risparmiare oggi anche il 57% del costo del primo anno di abbonamento Adsl e fibra ottica, mentre questa forbice, nel periodo precedente al cambiamento del periodo di fatturazione, passaggio, era del 34%”. Sebbene quindi sia vero che si può arrivare a spendere anche 518 euro all’anno per Adsl e fibra ottica, contro i 408 euro delle tariffe prima del passaggio, la simulazione dimostra che confrontando le tariffe si possono decurtare i costi, dato che esistono oggi offerte più economiche garantiscono una spesa di 224 euro all’anno.

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