IL DOCUMENTO

“Più risorse all’Agid e stop gare a ribasso”: il monito della Camera

Dal documento finale dei lavori della Commissione di inchiesta sulla PA digitale presieduta da Paolo Coppola emerge la necessità di sostenere l’attività di vigilanza e controllo dell’Agenzia. Qualità bussola del procurement dell’Ict

Pubblicato il 30 Ott 2017

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Più risorse, finanziarie e umane, all’Agenzia per l’Italia digitale o il processo di innovazione rischia di naufragare. E’ quanto emerge dal documento conclusivo dei lavori della commissione di inchiesta sulla PA digitale, presieduta da Paolo Coppola. Risulta evidente, per i deputati, che Agid non riesce a svolgere tutte le funzioni che il Cad le assegna: vigilanza e controllo. Inoltre la Commissione ritiene anche opportuno che i pareri rilasciati per gli schemi di contratti e accordi quadro e per le procedure di gara di cui alle lettere siano trasformati in pareri obbligatori e vincolanti al fine di aumentare il controllo sulla spesa. Infine, sempre per rafforzare l’attività di controllo e monitoraggio della trasformazione digitale della PA, la Commissione suggerisce di realizzare una banca dati di obiettivi e indicatori delle performance in modo da supplire alla mancanza di controllo sulla qualità e l’impatto dei progetti di digitalizzazione.

Ineludibile anche l’immissione di nuovo personale, soprattutto nei livelli apicali. “Il tentativo di istituire la figura di Chief Digital Officer “a costo zero” è chiaramente fallito”, dice la commissione: le figure necessarie non sono presenti all’interno della PA, nonostante, la normativa prevedesse figure analoghe sin dal 1993. Il costo, però, di un protrarsi della mancanza di giuste competenze nei livelli apicali, con la conseguente esternalizzazione del know-how e l’impossibilità di una reale interlocuzione tra pari con i fornitori, è un costo di gran lunga superiore a quello necessario ad una deroga del blocco delle assunzioni per figure con adeguate competenze tecnologiche, manageriali e di informatica giuridica. Per la commissione i costi della mancata transizione alla modalità operativa digitale sono stimabili in miliardi di euro e non è pensabile continuare a sostenerli a causa di una visione miope che pretende di operare una tale trasformazione senza avere la risorsa più importante in questo processo capitale umano.

Per quanto riguarda il procurement dei sistemi informativi, i deputati ritengono che sarebbe di utilità aggiornare le linee guida, imponendo una disciplina dei bandi che preveda studi di fattibilità e progettazione dei sistemi informativi prima della messa a bando della realizzazione, in modo da specificare meglio gli obiettivi di digitalizzazione e gli indicatori di risultato del progetto. “Si deve uscire dalla logica del massimo ribasso sul costo dei function point e passare ad una logica di prodotto, con opportune metriche di qualità”, avvertono i deputati.

La Commissione esprime anche perplessità sulla reale capacità da parte di Consip di stimare correttamente la consistenza delle basi applicative esistenti “perché, non essendo presenti nelle PA le competenze necessarie, spesso il dimensionamento viene fatto direttamente dal fornitore senza un effettivo controllo da parte pubblica”. In questo contesto la mancanza di controllo sull’effettiva consistenza rischia di portare a un sovradimensionamento di bandi di manutenzione e sviluppo dei sistemi esistenti.

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