IL RETROSCENA

Google, gli azionisti di Alphabet fanno causa al board per lo scandalo molestie

Azione legale contro Page, Brin e altri top manager del gruppo per i 90 milioni di dollari di buona uscita concessi al creatore di Android, accusato di molestie sessuali. I dipendenti sostengono l’iniziativa: “L’azienda non ha a cuore i nostri interessi”

Pubblicato il 11 Gen 2019

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I direttori di Alphabet, la holding a cui fa capo Google, sono stati denunciati dagli azionisti del gruppo per la buona uscita di 90 milioni di dollari concessa a Andy Rubin, ideatore del sistema operativo per smartphone Android. Rubin parrebbe essere stato costretto a lasciare l’azienda (e la direzione della divisione Mobile) nel 2014 dopo l’accusa di molestie sessuali da parte di una dipendente. Una ricostruzione fatta a ottobre dal New York Times, che metteva in evidenza il tentativo di insabbiare lo scandalo. Una pratica che sarebbe stata messa in atto da Mountain View anche in altre occasioni, a partire dalle dimissioni del manager Amit Singhal, uscito da Google nel 2016 in circostanze simili.

Gli azionisti hanno così depositato ieri una denuncia presso la corte di Stato della California, prendendo di mira il top management del gruppo, a partire dai cofondatori Larry Page e Sergey Brin, il venture capitalist John Doerr, l’investitore Ram Shriram e David Drummond, Chief Legal Officer di Alphabet. “La condotta di Rubin e di altri executive è stata disgustosa, illegale, immorale, degradante verso le donne e contraria a ciascun principio che Google enuncia come proprio”, accusano gli azionisti. L’iniziativa ha ricevuto l’appoggio di un gruppo di dipendenti di Google, che hanno rilasciato una dichiarazione a supporto dell’azione legale: “Ci sono tutte le prove di cui abbiamo bisogno per sapere che Google non ha a cuore i nostri interessi”, si legge nel documento. Già a novembre, dopo le indiscrezioni del New York Times, alcuni dipendenti avevano protestato contro l’atteggiamento dell’azienda nei confronti di condotte disdicevoli come quella contestata a Rubin, proponendo al management di mettere mano ad alcune policy.

“La causa, come molte altre delle notizie riportate recentemente dai media, distorce l’uscita di Rubin da Google e sensazionalizza alcune dichiarazioni della sua ex moglie”, ribatte Ellen Winick, Stross avvocato di Andy Rubin, puntualizzando che il manager avrebbe “lasciato Google volontariamente. Andy nega qualsiasi cattiva condotta, e noi lo difenderemo con vigore da queste accuse prive di fondamento”. Tra gli assi nella manica della difesa di Rubin, ci sarebbe il fatto che l’azienda avrebbe licenziato 48 persone negli ultimi due anni per accuse di molestie sessuali. E nessuna di queste ha ricevuto alcuna buona uscita.

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