IL CASO

5G e salute, Guindani: “Mozione Camera chiarisce quadro “

Il presidente di Asstel: “Il provvedimento richiama le linee guida internazionali del Icnirp, l’ente di ricerca riconosciuto dall’organizzazione Mondiale della Sanità”. In Parlamento passa la linea morbida, ma le telco non la spuntano sui limiti elettrosmog

Pubblicato il 10 Ott 2019

Guindani

“La mozione 5G approvata dalla maggioranza parlamentare è molto importante perché offre un quadro di chiarezza all’interno del quale operare. Le reti 5G non costituiscono una novità dal punto di vista delle regole sancite in tema di tutela della salute”. Lo ha detto il presidente di Asstel, Pietro Guindani in merito alla mozione 5G approvata dal Parlamento.

“La mozione parlamentare molto correttamente richiama innanzitutto le linee guida internazionali emesse da Icnirp, l’ente di ricerca riconosciuto dall’organizzazione Mondiale della Sanità – spiega Guindani – Inoltre ha ricordato che l’Istituto Superiore di Sanità ha smentito le preoccupazioni rispetto a possibili danni per la salute della popolazione connessi all’introduzione del 5G. Con l’approvazione della mozione la Camera ha riconosciuto che il 5G è una tecnologia dalle grandi potenzialità per migliorare la vita dei cittadini e come le nuove tecnologie siano una straordinaria occasione di crescita. Ed è quello per cui siamo impegnati”.

La vision di Asstel sul 5G

“Il 5G rappresenta per il Mezzogiorno, un vero banco di prova del futuro del Paese, un’opportunità cruciale – ha spiegato Guindani un un avento a Napoli –  perché può permettergli di valicare con un salto storico i suoi gap infrastrutturali ed economici, e incubatori meridionali, come Campania New Steel, possono essere importanti palestre di sperimentazione per i servizi della nuova tecnologia, favorendo il trasferimento di infrastrutture, condividendo abilità professionali e manifatturiere, oltre che informazioni.

“Per far sì che le opportunità del 5G diventino realtà è necessario che, oltre all’impegno della Filiera Tlc, lo sviluppo sostenibile delle infrastrutture ultrabroadband diventi una priorità nell’agenda di Governo e che l’obiettivo comune sia quello di colmare il digital divide che frena la crescita del Mezzogiorno – ha proseguito  – creando un assetto regolatorio coerente con le profonde trasformazioni connesse al digitale, garantendo un aggiornamento continuo delle competenze e riducendo gli eccessi di vincoli operativi che rallenta il lavoro del settore Tlc”.

Per quanto riguarda il tema dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici, secondo il manager l’Italia presenta una situazione del tutto particolare. “A fronte dell’esistenza di norme internazionali definite dall’Icnirp, l’Italia si è dotata di norme che costituiscono vincoli più stringenti rispetto al resto d’Europa, con il rischio di gravi effetti sullo sviluppo – ha concluso – Infatti questo disallineamento normativo comporterà la creazione di una rete infrastrutturale con maggiore densità territoriale e quindi maggiori costi, tempi di realizzazioni più lunghi, limitazione nella realizzazione di servizi innovativi con alti requisiti tecnologici e un maggiore impatto ambientale. Per tale ragione, la migliore misura di supporto all’infrastrutturazione del Paese è che i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici vengano adeguati agli standard europei”.

Cosa prevede la mozione sul 5G approvata dalla Camera

L’aula della Camera ha approvato la mozione di maggioranza sulle iniziative per la tutela della salute relativamente ai campi elettromagnetici prodotti dal 5G. Il testo impegna il governo, fra l’altro, “a proseguire con l’approfondimento degli studi e delle ricerche sull’elettromagnetismo, con riferimento alle tecnologie di comunicazione radio e non solo 5G, accompagnando le riforme normative necessarie con adeguate iniziative istituzionali di comunicazione volte a soddisfare le esigenze di informazione chiara ed esaustiva per l’opinione pubblica; a garantire un monitoraggio costante e continuativo da parte del Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico; a tener conto dello sviluppo tecnologico in atto nel settore delle telecomunicazioni e delle opportunità di crescita e competitività che tale sviluppo offre al Paese”.

Il governo è quindi impegnato “ad adoperarsi nelle sedi più opportune, facendo ove necessario ricorso a iniziative di tipo legislativo per rivedere e migliorare l’impianto normativo alla base della realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione nazionali di rete mobile, perseguendo l’obiettivo di una maggiore omogeneità e semplificazione normativa a livello locale”. Tutte respinte, invece, le mozioni che chiedevano la sospensione del 5G in Italia.

La mozione “anti-5G”

Contestualmente era stata presentata la mozione per fermare la sperimentazione del 5G in Italia La mozione, di cui è prima firmataria Sara Cunial (eletta per il Movimento 5 Stelle e poi passata al gruppo misto), intendeva fermare i lavori di sperimentazione sulle reti mobili di quinta generazione “in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità”. La finalità è di “impegnare il Governo” ad adottare “iniziative per minimizzare il rischio sanitario” e integrare i contratti d’asta inserendo una clausola per “un contributo economico con finalità risarcitoria per eventuali danni cagionati alla salute della popolazione”.

Le dichiarazioni Patuanelli

Se il Parlamento, con il via libera alla mozione salute, ha deciso in pratica di andare avanti sul 5G, le parole del ministro per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli potrebbero sparigliare le carte. “Non credo che ci sia l’esigenza di toccare questo valore, faremo le valutazioni del caso ma non credo che sarebbe un segnale giusto dire che dovremmo aumentare la soglia. Credo che sia la soglia sulla quale ci possiamo assestare – ha detto in audizione davanti alla commissione Trasporti e Tlc della Camera – I campi elettromagnetici sono dieci volte più bassi di quelli europei”.

L’asta 5G italiana, con il suo incasso record da 6,550 miliardi di euro, impone – secondo le telco – di riprendere in mano le modalità di misura dei limiti sulle emissioni elettromagnetiche. Quelle attualmente vigenti in Italia, hanno ripetuto più volte gli oepratori, rischiano infatti di rallentare lo sviluppo delle nuove reti: e non tanto perché i limiti sono molto ridotti, ma soprattutto per via della metodologia di calcolo utilizzata, non adeguata alle caratteristiche tecnologie delle reti 5G.

Il report dell’Istituto Superiore di Sanità su salute e 5G

Non ci sono evidenze scientifiche che l’esposizione alle radiofrequenze “possa causare il cancro negli esseri umani o negli animali”. La possibile associazione tra esposizione rischio di tumori si è indebolita e non richiede “modifiche all’impostazione degli standard di protezione correnti”. Lo dice il Rapporto Istisan presentato dall’Istituto superiore di Sanità, che ha condotto una metanalisi degli studi pubblicati dal 1999 al 2017, secondo la quale “in base alle evidenze epidemiologiche attuali, l’uso del cellulare non risulta associato all’incidenza di neoplasie nelle aree pià esposte alle radiofrequenza durante le chiamate vocali”.

Rispetto agli studi pubblicati in 20 anni, non vengono rilevati “incrementi dei rischi di tumori maligni (glioma) o benigni (meningioma, neuroma acustico, tumori delle ghiandole salivari) in relazione all’uso prolungato (10 anni) dei telefoni mobili”.  Sono in corso comunque ulteriori studi orientati a chiarire le residue incertezze riguardo ai tumori a più lenta crescita e all’uso del cellulare iniziato durante l’infanzia”.

Dai nuovi studi emerge che “gli impianti per Tlc sono aumentati nel tempo ma l’intensità dei segnali trasmessi è diminuita con il passaggio dai sistemi analogici a quelli digitali“. Inoltre gli impianti Wi-fi hanno basse potenze e cicli di lavoro intermittenti “cosicché, nelle case e nelle scuole in cui sono presenti, danno luogo a livelli di radiofrequenza molto inferiori ai limiti ambientali vigenti”.

La maggior parte della dose quotidiana di energia a radiofrequenza “deriva dall’uso del cellulare – dice lo studio -. L’efficienza della rete condiziona l’esposizione degli utenti perché la potenza di emissione del telefonino durante l’uso è tanto minore quanto migliore è la copertura fornita dalla stazione radio base più vicina. Inoltre, la potenza media per chiamata di un cellulare connesso ad una rete 3G o 4G è 100-500 volte inferiore a quella di un dispositivo collegato ad una rete 2G”.

Per quanto riguarda le future reti 5G, “le emittenti aumenteranno, ma avranno potenze medie inferiori a quelle degli impianti attuali e la rapida variazione temporale dei segnali dovuta all’irradiazione indirizzabile verso l’utente (beam-forming) comporterà un’ulteriore riduzione dei livelli medi di campo nelle aree circostanti”.

Per quanto riguarda i dati relativi al glioma e al neuroma acustico “sono eterogenei. Alcuni studi caso-controllo riportano notevoli incrementi di rischio anche per modeste durate e intensità cumulative d’uso. Queste osservazioni, tuttavia, non sono coerenti con l’andamento temporale dei tassi d’incidenza dei tumori cerebrali che non hanno risentito del rapido e notevole aumento della prevalenza di esposizione”.

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