L'INDAGINE

5G, in Italia si è attivata solo un’azienda su cinque

Secondo la ricerca dell’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management del Politecnico di Milano, le imprese non sanno ancora come sfruttare la tecnologia. Più interessate quelle Ict ma solo il 28% conosce bene caratteristiche e potenzialità

Pubblicato il 17 Nov 2020

5g

Il 5G apre grandi opportunità per imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini, ma il mercato è ancora agli albori e la maggior parte delle imprese mostra una scarsa consapevolezza sul tema: appena il 24% delle aziende end user – le utilizzatrici finali dei servizi abilitati dal 5G – e il 28% delle imprese Ict hanno una solida conoscenza delle caratteristiche tecnologiche e delle potenzialità delle nuove reti. Inoltre, solo un’impresa end user su cinque si sta attivando per sfruttarne il potenziale, il restante 80% è ancora fermo perché non conosce o ha dubbi sui benefici di questa tecnologia oppure perché poco interessato. Le aziende Ict sono più pronte, ma meno della metà (48%) si sente già esperta del tema o ha avviato iniziative, mentre il 36% è ancora incerto sulle opportunità. Frammentata è anche l’idea che i consumatori hanno di questa ennesima rivoluzione tecnologica. A dirlo è la ricerca dell’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management del Politecnico di Milano presentata oggi durante il convegno online “5G: un ecosistema da costruire“.

“Il 5G è una rivoluzione con tante possibilità di applicazione in molti settori, dalle smart city alla manifattura, dalla logistica all’agricoltura, dai trasporti alla sanità, solo per citarne alcuni, e con potenziali benefici per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni”, spiega Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio 5G & Beyond. “Ma perché questo diventi realtà, c’è un ecosistema ancora da costruire, lavorando innanzitutto sullo sviluppo di conoscenze, competenze e cultura del 5G, ancora carenti persino fra le aziende Ict. E poi aumentando sforzi e investimenti per implementare l’infrastruttura di rete necessaria per farla funzionare e ripensando una catena del valore che apra alla collaborazione con attori di altri ecosistemi e crei servizi verticali di alto valore per le imprese utilizzatrici”.

La prospettiva per le aziende

Come accennato, le opportunità delle reti 5G non sono ancora comprese dalla maggioranza delle imprese. Da un sondaggio condotto dall’Osservatorio su 328 aziende end user e 222 imprese Ict emerge che l’80% delle aziende che in futuro utilizzeranno i servizi abilitati da questa tecnologia non ne conosce o non ne vede, al momento, i vantaggi. Più nel dettaglio, il 41% è incerto, ne percepisce l’impatto ma non sa se la propria realtà sarà coinvolta; il 26% non conosce il tema e non è consapevole delle implicazioni di business del 5G; il 5% è scettico, conosce l’argomento ma pensa che non porterà un reale valore; l’8% è disinteressato, potrebbe essere un’opportunità per altre realtà ma non per la propria. Del restante 20%, solo l’1% si sente già un esperto conoscitore del 5G mentre il 19% ha avviato progetti o sta iniziando ad approcciare il tema. Il settore che appare più pronto è quello dei servizi, con il 26% di aziende ricettive, il 2% di esperte e una minore incidenza di imprese inconsapevoli (21%). Seguono Pa e Sanità, con il 20% di aziende ricettive ma anche la percentuale più alta di inconsapevoli (35%), e il manifatturiero, con il 15% di imprese ricettive, il 2% pioniere e il 26% che non conosce il tema.

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La filiera delle imprese Ict, che contribuiranno a costruire un ecosistema di soluzioni basate sulle nuove reti, dimostra una maggiore propensione al 5G, con il 48% che si è già attivato, di cui il 13% si definisce esperto e il 35% ricettivo. Sono poche le imprese Ict inconsapevoli (5%), scettiche (6%) o non interessate (5%), ma più di una su tre è ancora incerta sulle potenzialità delle nuove reti per la propria realtà (36%).

Solo il 24% delle aziende end user e il 28% delle imprese Ict ha una conoscenza buona o ottima delle caratteristiche tecnologiche e delle potenzialità specifiche delle nuove reti, il 28% e il 33% rispettivamente mostrano un livello di conoscenza basso, mentre nel 48% delle end user e nel 39% delle aziende Ict è nullo. Le caratteristiche del 5G più chiare ad entrambi i gruppi riguardano l’abilitazione di un numero elevato di nuove applicazioni, la disponibilità di nuovi servizi ad alta velocità e la riduzione dei tempi di latenza. Meno chiare la trasformazione della rete in una piattaforma programmabile con servizi cloud distribuiti grazie all’edge computing e la specializzazione delle reti attraverso lo slicing, che sono però le caratteristiche su cui le aziende già attive ripongono le maggiori aspettative.

Così i consumatori percepiscono il 5G

Anche nel mercato consumer c’è eterogeneità di vedute, con il 25% dei consumatori italiani che ha già acquistato o ha intenzione di acquistare uno smartphone che supporta la rete 5G e il 34% che lo sta valutando. Fra gli acquirenti il 30% ha già comprato il device, il 13% sta per farlo, il 35% sta aspettando un’offerta interessante e il 22% attende di avere la copertura 5G nella propria città. Chi invece sta valutando l’acquisto è influenzato principalmente dal costo del device (32%), dalla copertura nella propria città (29%) o aspetterà rassicurazioni sulla salute (15%). Gli utenti non interessati a comprare uno smartphone 5G sono prevalentemente soddisfatti del dispositivo che già possiedono (62%) e sono disincentivati dall’alto costo del device (28%), dalla mancanza di copertura (19%) e dalle preoccupazioni per la salute (13%). In sintesi, quindi, le fake news hanno lasciato una traccia, seppur limitata, influenzando circa il 10% dei consumatori.
I principali vantaggi delle nuove reti percepiti dai consumatori sono la maggiore velocità di trasferimento dati sia in download che in upload (72%), la possibilità di lavorare meglio da remoto (38%), la visione di video in 4K (30%), la domotica (25%) e il gaming online anche in tempo reale e con più utenti (23%). Gli oggetti con cui i consumatori sono più interessati a vedere le interazioni sono invece i dispositivi per la smart home (55%), l’auto connessa (37%), i visori di realtà aumentata e virtuale (30%), i wearable device per sport e wellness (27%) e i droni (19%).

Come si evolve la sfera applicativa con lo sviluppo del 5G

Sono 122 le sperimentazioni condotte in Italia. Le più diffuse sono legate al monitoraggio da remoto (35%), utilizzate soprattutto in ambito smart city, per esempio con sistemi di gestione della mobilità, smart parking, illuminazione intelligente e cestini intelligenti per la raccolta dei rifiuti, e in agricoltura, per tenere sotto controllo le coltivazioni e ricevere alert in caso di situazioni anomale. Altri ambiti di applicazione sono la sanità, con l’analisi continuativa dei parametri vitali di pazienti e atleti, e la manutenzione predittiva nelle grandi infrastrutture distribuite come le ferrovie, monitorate con sensori o droni.

Il secondo gruppo di sperimentazioni più numeroso riguarda il miglioramento della user experience (Enhanced Experience, 20%), con applicazioni nei settori: media, ad esempio servizi giornalistici in 4K e spettacoli in realtà virtuale; turismo, con l’uso della realtà aumentata per riprodurre siti e monumenti storici; istruzione, permettendo ad esempio ad uno studente di medicina di interagire con un paziente virtuale. Seguono applicazioni di Surveillance & Safety (16%), soluzioni per la sorveglianza con videocamere intelligenti e algoritmi di intelligenza artificiale, Remote Operations (13%), che consentono di pilotare strumenti come robot o droni e di eseguire attività da remoto, Smart & Connected Vehicle (9%), che aumentano il campo visivo del guidatore, monitorano le condizioni stradali o comunicano con altri veicoli connessi. Più limitate le sperimentazioni di Collaborative Robots (2%), che impiegano robot umanoidi per dare informazioni ai clienti o per automatizzare alcune attività di fabbrica, Improved Network Connectivity (2%), l’uso combinato di tecnologie di rete già esistenti (in particolare Fwa – Fixed Wireless Access) e il 5G per portare una rete con le performance della fibra in territori meno accessibili, e i veicoli autonomi (2%), soprattutto per le consegne in aree urbane e per l’agricoltura di precisione.

I potenziali benefici del 5G

L’Osservatorio ha realizzato anche un modello per stimare i benefici che il 5G potrà generare in alcuni ambiti specifici, concentrandosi per questo primo anno sulle Remote Operations ed analizzando più nello specifico le operazioni di assistenza da remoto per la manutenzione di impianti industriali (Remote Assistance/Commissioning) e quelle di pilotaggio e movimentazione di mezzi e macchine industriali (Remote Control). In entrambi i casi si riscontrano benefici sia tangibili che intangibili. Per quanto riguarda i primi, si è riscontrata maggior produttività, perché diminuisce il tempo di inattività della macchina, e più interventi giornalieri, senza costi di trasferta, con meno emissioni di CO2, oltre alla possibilità di completare l’esecuzione di un servizio anche in caso di impedimenti agli spostamenti e alla maggior soddisfazione di aziende, operatori e clienti.Per quanto riguarda i benefici intangibili sono emersi la soddisfazione del cliente per le consegne nei tempi stabiliti, il miglioramento d’immagine dell’azienda, la possibile riduzione dei costi di formazione e infine l’aumento della soddisfazione dell’operatore per un maggior coinvolgimento in processi critici e per l’upgrade delle sue competenze.

“L’emergenza Covid19 dimostra come queste soluzioni non siano più solo un’opportunità da cogliere per migliorare, ma una condizione essenziale per poter operare e non dover interrompere il proprio business in contesti di crisi”, chiosa Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond. “Non poter intervenire tempestivamente su un macchinario fermo danneggia l’azienda utilizzatrice, ma anche quella che ne cura la manutenzione, che non può effettuare il proprio lavoro. E una situazione di lockdown, come quella vissuta in primavera e in parte ancora in corso, ci ha insegnato che investire sul commissioning di un macchinario da remoto significa non paralizzare la vendita dell’impianto, e non interrompere i flussi finanziari in ingresso”.

La vision di Asstel

“Le parole chiave del 5G sono potenzialità, percorso, partnership. Le potenzialità tecnologiche del 5G sono la premessa di servizi intelligenti in grado di pervadere con servizi innovativi ogni aspetto della vita economica, pubblica e sociale – ha sottolineato Pietro Guindani, Presidente di Asstel, intervenendo al convegno online –  Il percorso che ci attende per sviluppare a pieno le potenzialità del 5G consiste nel realizzare programmi di investimento nelle infrastrutture e nell’alimentare un ecosistema digitale di applicazioni che combinino le tecnologie delle telecomunicazioni, l’uso dei dati e l’intelligenza applicativa”.

“L’approccio vincente è quello delle partnership, ovvero del co-sviluppo di servizi intelligenti tramite la collaborazione tra operatori delle telecomunicazioni, filiera Ict e utilizzatori finali, in primo luogo imprese e pubbliche amministrazioni – ha spiegato – Offerta e domanda di servizio possono quindi integrarsi facendo emergere le potenzialità di servizio intrinseche nella tecnologia. Questo approccio collaborativo nello sviluppo dei servizi 5G replicherà su scala assai più ampia il percorso che ha portato allo sviluppo dell’ecosistema di applicazioni per uso individuale che si è generato con l’avvento del 4G e degli smartphone”.

“Nel caso del 5G questo ecosistema interesserà tutto il mondo delle imprese e della pubblica amministrazione, in ogni loro declinazione – ha concluso Guindani – Il ruolo del pubblico in tale processo è fondamentale in almeno due aspetti: in primo luogo tramite l’investimento nello sviluppo di servizi pubblici digitali per i cittadini, veicolo di formazione di massa all’uso delle tecnologie digitali e – nel momento straordinario attuale – con l’impiego del 20% dei 209 miliardi di euro del Recovery Fund destinati all’Italia per sostenere ed accelerare gli investimenti nelle infrastrutture, nei servizi e nelle competenze digitali”.

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