LO STUDIO

Elettrosmog, allarme Itu: le restrizioni mettono a rischio il 5G, anche l’Italia nel mirino

Il nuovo report dell’organizzazione di Ginevra sostiene che regole troppo severe ostacoleranno il roll-out delle reti di nuova generazione impedendo di trarre il massimo da alcune frequenze e da tecnologie come le small cell: “Alcuni paesi potrebbero non riuscire a far fronte al boom dati”

Pubblicato il 24 Lug 2018

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I limiti riguardanti le emissioni elettromagnetiche mettono a rischio l’implementazione delle reti 4G e 5G: lo afferma l’ultimo studio dell’ITU, l’organizzazione internazionale con sede a Ginevra che si occupa di definire gli standard nelle telecomunicazioni e nell’uso delle onde radio.

Lo studio sottolinea che i paesi dove si rischia di creare il ritardo più forte sul roll-out delle nuove reti mobili sono quelli che impongono limiti sulle emissioni elettromagnetiche molto più severi rispetto alle linee guida internazionali e, tra questi, viene citata anche l’Italia, insieme a Cina, India, Polonia, Russia, Svizzera, alcune regioni del Belgio e alcune città tra cui Parigi. Una simulazione condotta dai ricercatori ha mostrato che laddove i limiti sul campo elettromagnetico sono più severi di quanto prescrivono le linee guida internazionali, “l’aumento della capacità di rete (sia con il 4G che con il 5G) potrebbe essere notevolmente ostacolato, impedendo a questi paesi di fronteggiare l’aumento della domanda per il traffico dati e il lancio di nuovi servizi sulle reti mobili esistenti”.

Modificare i limiti non è facile perché il cosiddetto elettrosmog è un argomento su cui l’opinione pubblica è molto sensibile, osserva l’ITU. Il tema è emerso anche al recente convegno “Connettività: le amministrazioni e i territori verso la sfida del 5G, svoltosi durante la seconda giornata del Forum PA 2018. All’evento è emerso come il cammino del 5G italiano potrebbe scontrarsi proprio con l’ostacolo dei limiti sulle emissioni elettromagnetiche. Le sperimentazioni stanno procedendo nelle cinque città “test” individuate dal Mise (Milano, Bari, Matera, L’Aquila e Prato) nonché a Torino e Roma grazie agli investimenti delle telco e a Genova, dove è stato battezzato un Digital Lab per i servizi innovativi. Alla lista si è aggiunta da poco San Marino, di fatto il primo “stato” europeo 5G ad aver accesso il segnale mobile di quinta generazione. Tuttavia, se l’Italia al momento è in vetta alle classifiche internazionali in quanto a numero di progetti e sperimentazioni in campo, la corsa potrebbe subire una brusca frenata per i limiti riguardanti le emissioni elettromagnetiche: i rappresentanti delle istituzioni e delle telco hanno segnalato la necessità di rivedere le norme e riadeguare i limiti agli standard europei per evitare che scoppi un caso “antenne 5G”.

Lo studio dell’ITU ribadisce che sul 4G e sul 5G potrebbero subire rallentamenti tutti quei paesi, come l’Italia, che non hanno adottato gli standard dell’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) o dell’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers), ma seguono limiti da dieci fino a cento volte inferiori a queste linee guida. La disparità di standard sulle emissioni elettromagnetiche a livello globale hanno, secondo l’ITU, alimentato la preoccupazione nel grande pubblico che le nuove tecnologie mobili possano comportare un rischio per la salute e hanno portato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a cercare un’armonizzazione dei limiti su scala globale.

I limiti severi di paesi come l’Italia erano stati additati già in uno studio del 2014 della Gsma, l’organizzazione mondiale degli operatori mobili, come “privi di fondamento scientifico” e “ostacolo significativo al roll-out delle nuove reti 4G/Lte”. Oggi il report dell’ITU conferma che misure troppo severe sono un rischio per il 5G, perché impediscono, tra l’altro, il pieno utilizzo di alcune porzioni di spettro, anche nella banda dei 700 MHz considerata la più “preziosa” per i servizi mobili di nuova generazione, o di trarre il massimo da tecnologie come Mimo e small cell: “Se non si allentano i vincoli, la futura esperienza d’uso ne soffrirà e il 5G non sarà veramente possibile”, afferma lo studio.

Il nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche, approvato da Commissione Ue, Parlamento Ue e Consiglio d’Europa, affronta il tema dell’armonizzazione dell’uso dello spettro e della difesa della salute pubblica e prevede un impegno dei paesi membro a risolvere la questione dell’elettrosmog. Da parte sua l’Oms ha avviato l’International EMF Project per valutare gli effetti sulla salute e sull’ambiente dell’esposizione ai campi elettromagnetici nelle frequenze tra 0 e 300 GHz; finora gli studi condotti indicano che l’esposizione alle emissioni sotto i limiti raccomandati dall’ICNIRP non appaiono avere conseguenze sulla salute, ma l’Oms sta cercando un approccio globale che mitighi le disparità esistenti sui limiti e rassicuri al tempo stesso il pubblico.

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