L'APPELLO

Aiip e Assoprovider: “Basta ostacoli alle Tlc, è ora di cambiare policy”

Le due associazioni puntano il dito contro la “miopia” degli ultimi anni: “Abbattere burocrazia e liberare le frequenze per consentire di portare la banda ultralarga su tutto il territorio”

Pubblicato il 20 Mar 2020

L. O.

banda larga, fibra, ultrabroadband

Aumento dell’ampiezza di frequenze libere ad uso pubblico, taglio degli adempimenti burocratici, ritocco al ribasso per le tariffe di concessione di ponti radio, sblocco dei voucher per la banda larga. Sono le richieste al governo con cui gli operatori associati in Assoprovider e Aiip si fanno sentire in piena emergenza Coronavirus: “E’ ora di intervenire e di riconsiderare e migliorare la policy finora seguita”, scrivono le due associazioni in una nota congiunta proprio nel giorno della pubblicazione della mappa sui cantieri della rete in fibra.

“Gli accessi ad Internet su rete fissa (fibra ottica, fwa, rame) forniti dalle centinaia di operatori indipendenti italiani, insieme agli access point wi-fi domestici – scrivono le associazioni – costituiscono in questi giorni la vera rete 5G che permette agli italiani di svolgere il telelavoro, ai ragazzi di seguire le lezioni a distanza, ai cittadini di informarsi e di comunicare, a prestazioni eccellenti e costanti”.

Per questo risultano strategiche, scrivono le Pmi delle Tlc, le reti fisse “gestite da tanti operatori diversi che si interconnettono fra loro, anche presso i punti di interscambio, per poi giungere, via accessi fissi, fino alle abitazioni dei consumatori finali”.

Non a caso Agcom ha raccomandato che anche l’utilizzo di smartphone avvenga attraverso collegamento wi-fi delle reti fisse domestiche. “Molte delle difficoltà che le aziende riscontrano oggi nell’organizzare il telelavoro sono purtroppo dovute anche alla scelta improvvida di non dotarsi di un accesso di rete fissa, pensando che ‘tanto basta lo smartphone’”.

Un errore puntare sul mobile

Molte delle difficoltà che le aziende riscontrano oggi nell’organizzare il telelavoro “sono purtroppo dovute – fanno sapere Assoprovider e Aiip – anche alla scelta improvvida di non dotarsi di un accesso di rete fissa, pensando che ‘tanto basta lo smartphone’”.

Una “policy miope”, questa, che ha “privilegiato le reti mobili, perché da anni si ripete che l’Italia è in prima fila per il 5G in UE, ai primi posti in Europa, l’apripista della sfida 5G, e invece la buona ed affidabile rete telefonica italiana, che nel tempo è cresciuta anche grazie agli investimenti di tanti operatori grandi e piccoli è qui a ricordarci il valore dell’accesso fisso, con capacità infinitamente scalabile grazie alla fibra ottica”.

Niente fisso, niente 5G

Ma la rete 5G, senza quella fissa, non può esistere, ricordano Aiip e Assoprovider: “L’insieme delle reti fisse italiane, diversificate, è un valore per il Paese, come lo sono gli operatori che con i loro investimenti privati hanno portato la banda ultralarga anche in aree disagiate del paese, e tutte le centinaia di operatori che, collaborando ogni giorno fra loro estendendo le proprie reti e scambiando traffico contribuiscono a creare quel valore che è l’internet italiana”.

“ E’ ora di intervenire – conclude la nota – e di riconsiderare e migliorare la policy finora seguita. Alla base dello sviluppo di tutti i servizi internet che si conoscono e si utilizzano oggi c’è il carattere aperto, cooperativo e decentralizzato della rete, costituita da una moltitudine di reti fisse indipendenti. La nascita di servizi digitali Italiani può influire sulla competitività del Paese ed è quindi necessario gettare le basi perché ciò possa avvenire”.

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