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5G, Sassano: “La leadership dell’Italia non dipende solo dalle telco”

“Il futuro delle reti è legato anche all’ecosistema”, sottolinea il presidente della Fub. Ma occorrerà rispettare l’appuntamento del 2022 per la liberazione della banda 700 Mhz, e ripensare i limiti elettromagnetici “su basi tecniche e non approssimative”

Pubblicato il 13 Dic 2018

Patrizia Licata

Sassano

La leadership italiana nel 5G non dipende solo dalle aziende telecom, ma da un’intera industria che cambia, perché nella partita delle reti oggi entrano operatori di settori esterni alle tlc, anche con forte peso di mercato, che vogliono essere connessi all’ultrabroadband. La questione è dunque come le telco (e il governo italiano) vorranno impostare il tema della competizione. Lo ha detto Antonio Sassano, Presidente, Fondazione Ugo Bordoni, nel suo intervento al summit “5G: L’Italia sarà leader?” organizzato oggi a Roma dal gruppo Digital360.

“Bene aver messo a disposizione le frequenze, le frequenze sono fondamentali. Ma per essere leader all’Italia ora servono le reti”, ha affermato Sassano. Ed è uno sforzo di ecosistema.

L’esempio è quello della sperimentazione del 5G durante le Olimpiadi invernali di febbraio scorso in Sud Corea. “Il test ha dimostrato che servono quattro volte più trasmettitori locali per far funzionare le reti 5G e che il driver di costo in questa implementazione sono state le reti in fibra verso i trasmettitori“, ha indicato Sassano. La lezione appresa dai big delle telecomunicazioni della Corea è stata: le reti vanno costruite insieme e il governo deve creare le condizioni per la collaborazione infrastrutturale.

Anche l’Italia deve capire se andare in questa direzione. “Dobbiamo chiederci se la competizione sarà strutturale tra operatori tlc: creeranno reti parallele? Oppure dobbiamo cambiare radicalmente?”, ha proseguito Sassano. “Morgan Stanley stima che occorreranno investimenti per 225 miliardi di dollari per il 5G: le reti costano moltissimo e vanno pensate e realizzate insieme”. In più le telco si devono integrare con i grandi operatori di settori come energia e automotive, parte di un ecosistema che si allarga e esige l’integrazione tra reti che hanno proprietari diversi.

Oltre la concorrenza strutturale, i nodi che l’industria delle tlc deve sciogliere sono diversi; per esempio, occorrerà rispettare l’appuntamento del 2022 per la liberazione della banda 700 Mhz; comprendere il ruolo chiave del Fixed-wireless access; e ripensare i limiti elettromagnetici tramite lo studio e la mappatura del quadro esistente, su basi “tecniche, non approssimative”, ha ammonito Sassano.

Ma ancora più centrale per il presidente della Fondazione Ugo Bordoni è analizzare la crescita del modello del cloud, dominato da aziende over the top, e il ruolo delle reti tlc. “Il cloud viene considerato da alcuni analisti fondamentale per il 5G, ma essendo un modello che tende ad accrescere la centralizzazione, non mi sembra una direzione compatibile con il 5G”, ha affermato Sassano. “Il 5G è connessione, comunicazione a bassissima latenza, decentralizzazione, tutto l’opposto del cloud come sta emergendo oggi dietro la spinta di over the top che puntano su una struttura totalmente centralizzata”.

La natura e il ruolo delle tlc è “collegare ciò che è distribuito”, ha concluso Sassano, “e in Francia gli operatori si stanno già interessando a applicazioni che dipendono da altissime velocità di collegamento end-to-end, come edge computing, storage distribuito e blockchain. E’ questa la direzione giusta”.

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