STRATEGIE

Apple potenzia la “nuvola”, in Nevada il secondo datacenter

I 412mila metri quadri della struttura di Reno completamente alimentati da una solar farm. Gartner: “Nei prossimi cinque anni la pressione dei servizi cloud diventerà enorme”

Pubblicato il 08 Gen 2016

Antonio Dini

connessione-cloud-151118130755

I mercati sono collegati e le ciclicità possono essere marcate chiaramente da settori specifici che sono precursori di altri: un’impennata nel mercato di alcune materie prime indica che pochi mesi (o anni) dopo cresceranno altri mercati collegati: se cresce la domanda di cemento, c’è da immaginare che l’edilizia seguirà, e così via.

Quindi, leggendo la filigrana della notizia riportata dal Reno Gazette Journal, si immagina che la decisione di Apple di aprire un secondo datacenter a Reno, nello stato americano del Nevada, sia un precursore nella crescita della richiesta di servizi cloud (anzi, iCloud come vengono chiamati da Apple. In particolare, decine di miliardi di messaggi, più di un miliardo di foto e decine di milioni di videochiamate FaceTime, oltre ai servizi di Siri, iTunes Store, App Store, Mappe e sincronizzazioni varie.

Apple ha già vari datacenter, tra i quali il primo, storico, a Maiden, North Carolina. Questo è anche il più grande impianto privato a pannelli solari degli Stati Uniti, perché da alcuni anni l’azienda ha deciso di azzerare il costo dei consumi energetici ricorrendo esclusivamente a sistemi alimentati al 100% con energie rinnovabili.

In Nevada, proprio nell’area attorno alla città di Reno, Apple sta già finalizzando un nuovo datacenter (chiamato “Project Mills”), anche questo di dimensioni ragguardevoli: parzialmente operativo a regime comprenderà 14 edifici su 412mila metri quadri. Il nuovo “Project Huckleberry”, di cui si apprende che l’azienda californiana ha appena richiesto i permessi di edificazione, sarà un gemello di dimensioni analoghe. Anche questo alimentato al 100% con energie rinnovabili, con una nuova solar farm. Tra l’altro, la politica dell’azienda californiana (che guida in questo senso l’attività di molte alte multinazionali in territorio americano) riguarda anche le palazzine a uffici e mira a ridurre a zero le emissioni di gas serra nell’atmosfera. I data center e gli edifici amministrativi utilizzano energia solare, ma possono usare anche energia che deriva da fonti di energia eolica, geotermica, micro-idroelettrica o proveniente da celle a combustibile alimentate a biogas, servendosi di impianti locali o nelle zone circostanti.

Se Apple accelera nella costruzione di questo tipo di strutture, è un chiaro segno che prevede sia l’aumento del numero di persone che utilizzano i suoi servizi cloud, sia una aumento del quantitativo di dati necessari per i clienti esistenti. In linea con le previsioni sia degli analisti che, soprattutto, delle altre aziende del settore. Ad esempio Cisco, colosso del networking, prevede nei prossimi cinque anni un aumento sostanziale nell’uso dei servizi cloud, con una crescente prevalenza di video e di Internet of Things. Stessa cosa per quanto riguarda anche i principali analisti: da Idc a Gartner.

“Nei prossimi cinque anni la pressione dei servizi cloud diventerà enorme”, spiegano gli analisti di Gartner. Soprattutto a partire dal video, che sta continuando a crescere nella maniera più rapida sul mercato, ma anche con altri settori. La crescita esponenziale prevista nei prossimi anni dei dispositivi collegati poterà sicuramente a una crescita dei traffico dati M2M (machine to machine) che costituisce ad oggi una sorta di parte emergente della rete.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Argomenti trattati

Approfondimenti

A
apple
D
datacenter
G
Gartner

Articolo 1 di 4