Banda ultralarga, Nicita: “Light regulation e rimedi geografici non da escludersi in futuro”

Il Commissario Agcom: “Concetti già abbozzati in analisi di mercato vigente e sviluppabili se aumenterà concorrenza a livello wholesale e retail nella fornitura di servizi a banda larga su rete fissa”. L’Authority vigila su investimenti in nuove reti: “In caso di inefficienze segnaleremo al Governo eventuali aggiustamenti”

Pubblicato il 25 Gen 2017

Mila Fiordalisi

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“Se il processo, in fase di applicazione, risolverà tutte le criticità allora avremo strumento per garantire maggiore “neutralità competitiva”, con l’effetto di equiparare il livello di performance relativa tra Tim e gli operatori”. Il commissario Agcom Antonio Nicita entra nel merito della delibera che ha dato il via libera al nuovo modello di equivalence di Telecom Italia, alias il nuovo sistema di accesso alla rete.

Commissario Nicita, il modello di equivalence (Nme) di Telecom consente di aprire una nuova stagione, almeno sulla carta. Quali le ragioni che hanno portato Agcom a dare il via libera al piano?

Si tratta di una misura regolatoria che nasce dall’annosa criticità relativa alle eccessive percentuali di rifiuti di attivazioni di clienti (i cosiddetti KO) emessi da Telecom nei confronti dei concorrenti, peraltro sanzionata dall’Agcm nel 2013. I ritardi nelle attivazioni non danneggiano solo la concorrenza ma creano disagi anche per i consumatori. L’Agcom ha prima diffidato Telecom nel luglio 2014, avviando poi due procedimenti sanzionatori, per poi imporre a Telecom Italia la formulazione di una proposta all’interno di alcune linee guida. La definizione dell’obbligo regolamentare si basava sul rafforzamento del modello di equivalence, tramite un miglioramento delle garanzie di non discriminazione nei processi di fornitura dei servizi di accesso all’ingrosso (delibera n.623/15/CONS). Crediamo che l’equiparazione dei processi prevista nel NME possa aiutarci in futuro a vigilare meglio su eventuali violazioni all’obbligo di non discriminazione.

Si tratta di una misura complessa e spesso il diavolo sta nei dettagli. Come si procederà nella effettiva applicazione?

E’ vero esistono diverse problematiche applicative, perché il nuovo modello coinvolge tanto l’organizzazione interna di Telecom Italia, quanto i processi di fornitura dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa (inclusi i sistemi informativi e le basi dati). La misura prevede infatti che la fornitura dei servizi base di accesso avvenga, anche per Tim, mediante la stessa unità organizzativa (divisione Wholesale) e gli stessi processi (CRM), sistemi e banche dati utilizzati dai concorrenti. Per questo motivo abbiamo avviato due tavoli tecnici tra Telecom Italia e gli operatori alternativi, che saranno strettamente supervisionati dagli Uffici dell’Autorità e che avranno il compito di guidare la delicata transizione del mercato ai nuovi processi. Confidiamo che tutto questo si completi nel 2017.

L’applicazione di questo nuovo modello risolverà in prospettiva le inefficienze fin qui registrate dalle due autorità, Agcom e dall’Agcm?

Se il processo, in fase di applicazione, risolverà tutte le criticità allora avremo strumento per garantire maggiore “neutralità competitiva”, con l’effetto di equiparare il livello di performance relativa tra Tim e gli operatori. Un altro obiettivo che dobbiamo porci è quello di incrementare il livello assoluto di performance del mercato sia nelle attivazioni, nelle migrazioni e nella manutenzione. Non solo il rapporto relativo tra Tim e concorrenti. Altri dossier, in corso di decisione, contribuiranno a questa finalità più generale.

Quali sono le principali ragioni del contenzioso fra gli operatori di Tlc? Il contezioso continua ad essere acceso oppure il tempo della “pax regolatoria” è vicino?

L’abbattimento del numero di contenziosi, perlomeno di quelli non opportunistici, è da tempo uno degli obiettivi strategici dell’Autorità, e i dati che abbiamo internamente ci dicono che dal 2012 in effetti le controversie sono più che dimezzate. Un risultato importante. Occorre continuare a migliorare la tempistica delle decisioni e la loro prevedibilità, anche attraverso misure di semplificazione su procedure importanti, quali le offerte di riferimento. E’ imminente l’avvio delle analisi di mercato del nuovo ciclo, relative ai servizi all’ingrosso alla rete fissa e di terminazione mobile, che definiranno le nuove regole almeno per il prossimo triennio. Ciò rappresenta una grande opportunità, per l’Autorità e gli operatori, ciascuno nel rispetto dei propri ruoli, di stabilizzare un equilibrio che consenta di deflazionare ulteriormente il contenzioso.

Il capitolo banda ultralarga come si annuncia? I probabili ricorsi al Tar sulle gare Infratel sono il segnale di una nuova stagione di guerra?

Il capitolo è cruciale nella situazione attuale, visto che una concorrenza sulle infrastrutture, più radicale di quella sperimentata fino ad adesso, incomincia a configurarsi all’orizzonte e ad essere possibile. Il forte impegno istituzionale e finanziario del settore pubblico con i piani Infratel può essere decisivo. Posso solo dire che l’effetto dei soli annunci di massicci investimenti da parte di nuovi soggetti ha comportato un’accelerazione significativa della copertura delle reti Fttc da parte degli operatori esistenti. Agcom vigila evidentemente non solo sulla dinamica della concorrenza ma anche sugli effetti in termini di investimenti e, soprattutto, di copertura. Non escludo che in funzione di eventuali inefficienze che osserveremo, oltre alla doverosa attività di regolazione negli ambiti di nostra competenza, l’Agcom potrà segnalare a Governo e parlamento la necessità di eventuali aggiustamenti nella definizione delle politiche pubbliche.

A proposito di banda ultralarga, cosa può fare Agcom per rendere “fair” la competizione ed assicurare che tutti gli attori in campo competano ad armi pari vista anche la discesa in campo di un “outsider” ossia di Enel?

Mi ricollego al tema precedente. La concorrenza sulla fibra è un fenomeno complesso e che impone al regolatore di muoversi su temi diversi, alcuni già conosciuti e altri nuovi, più sperimentali. Il vecchio tema è quello di come regolamentare le infrastrutture al contempo stimolando gli investimenti. Se l’investimento andrà infatti a buon fine, e se aumenterà la concorrenza a livello wholesale e retail nella fornitura di servizi a banda larga su rete fissa, si potrà considerare, nel prossimo ciclo di analisi di mercato, di sviluppare i concetti di differenziazione geografica dei rimedi e di light touch regulation già abbozzati in quella vigente.

Come affrontare il coordinamento tra regolazione nel settore elettrico e quella nel settore delle comunicazioni elettroniche?

In un futuro contesto di concorrenza convergente tra utilities, bisognerà inevitabilmente affrontare anche il tema del rapporto tra l’infrastruttura di legacy dell’operatore elettrico e i nuovi investimenti. Certamente anche Open Fiber ha una legacy importante che viene da un’altra rete da incumbent, quindi Agcom, insieme all’Autorità per l’energia, sta provvedendo a scrivere le regole perché non ci sia cross-subsidization utilizzando risorse di un mercato a danno dei concorrenti nell’altro. L’obiettivo, a mio avviso, dovrebbe essere quello di coordinare i vari attori tramite la messa a disposizione di informazioni fondamentali, al fine di ridurre i costi di progettazione, pianificazione, realizzazione e manutenzione delle reti a banda ultralarga. La mappatura della copertura delle reti e la nostra collaborazione con il Ministero e il mercato per mettere a disposizione quante più informazioni possibili sarà quindi cruciale.

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