CAMBI AL VERTICE

Ceo, turnover da record nelle tech company

Nel 2012 cambi al vertice per il 15% delle maggiori aziende mondiali. Tra i nuovi numeri uno molti outsider. Europa occidentale “fucina” dei top manager, sono i più richiesti

Pubblicato il 16 Apr 2013

Patrizia Licata

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Il turnover, o valzer delle poltrone, nelle maggiori aziende mondiali quotate ha raggiunto livelli quasi da record l’anno scorso, sulla spinta di azionisti che esigono un rigido allineamento tra posizioni top e risultati. Tra i 2.500 principali gruppi mondiali per valore di mercato, 270 hanno cambiato chief executive nel 2012 come risultato dei loro piani di successione, rivela uno studio condotto da Booz & Company. In altri termini, il 15% dei Ceo di queste aziende è stato sostituito.

Si tratta di un turnover organizzato, che ha toccato l’anno scorso il secondo livello più alto raggiunto dal 2000 a oggi (il massimo è stato nel 2005). I piani di successione sembrano favorire i candidati esterni rispetto a quelli interni: tre nuovi chief executive su dieci nominati nel 2012 sono stati outsider, contro la media di due su dieci dei tre anni precedenti. Qualche esempio: a luglio Yahoo! ha chiamato dall’esterno il suo nuovo Ceo, Marissa Mayer, proveniente dalle fila di Google, ponendo così riparo a una serie di passi falsi del proprio Cda; a dicembre, Jean-Bernard Lévy è stato nominato chief executive di Thales, il maggior produttore europeo di elettronica per la difesa; Lévy era stato in precedenza Ceo del gruppo francese dei media Vivendi.

Nel 2005, l’alto turnover nei Ceo delle grandi aziende mondiali era stato guidato da un’intensa attività di M&A, mentre l’anno scorso è stato trainato dalla diffusione dei piani di successione (sono il 72% del totale nel 2012). Gary Neilson, senior partner di Booz e uno degli autori dello studio insieme al senior partner Per-Ola Karlsson, pensa che ci siano due fattori chiave dietro questa diffusione: la pressione degli azionisti, che vogliono una successione organizzata ed esigono che il Ceo si assuma personalmente la responsabilità delle performance aziendali; e una timida uscita dalla recessione economica, che dà alle aziende più fiducia spingendole verso una nuova generazione di leader.

Anche la scelta di personaggi esterni indicherebbe una maggiore propensione ad assumersi qualche rischio in nome del cambiamento, anche se il rischio viene spesso mitigato optando per manager di settori analoghi. Questo avviene soprattutto nell’industria dei servizi finanziari, dove quattro Ceo su cinque provengono dallo stesso settore, ma anche nell’IT il trend è evidente: tre chief executive su cinque appartengono sempre dall’IT. Al contrario, nelle utility sette nuove nomine ogni 10 riguardano manager di settori diversi.

E’ anche interessante notare che l’industria dei servizi finanziari è l’unica che abbia fornito Ceo a tutti gli altri settori: un terzo delle nuove nomine arriva da qui. Inoltre, l’Europa Occidentale si rivela una vera “fucina” di Ceo: sono i più ricercati a livello internazionale, e questa è un’eccezione sul panorama, visto che l’81% delle aziende assume Ceo nati nello stesso Paese dove si trovano l loro headquarters. Il turnover dei Ceo è massimo in Brasile, Russia, India, minimo proprio in Europa Occidentale.

Secondo Booz, il “valzer delle poltrone” potrebbe intensificarsi nei prossimi due anni se si verificherà una ripresa dell’attività di M&A, che porta sempre cambiamenti nel consiglio d’amministrazione: questo nuovo fattore, unito agli elementi già evidenziati per l’anno scorso (l’attenzione alla corporate governance e la responsabilità verso gli azionisti) potrebbe scatenare una nuova ondata di cambi al vertice.

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