IL CASO

La caccia alle streghe di Key4biz

Key4biz accusa il sito del Corriere delle Comunicazioni di avere pubblicato una lettera riservata dell’Agcom del 2008 sui prezzi di unbundling. E chiede all’Agcom di Cardani di scoprire la “fonte”. Cose mai viste nella storia del giornalismo italiano. Ma è giornalismo?

Pubblicato il 28 Lug 2013

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Key4biz ci ha usato la cortesia di riconoscere uno scoop che il Corriere delle Comunicazioni ha fatto la scorsa settimana pubblicando la lettera con cui, alla vigilia di Natale del 2008, l’Agcom di allora, presieduta da Corrado Calabrò, informava la Commissione europea su un provvedimento relativo ai prezzi di unbundling dei servizi di Telecom Italia.

Il documento non era mai stato reso di pubblico dominio. Abbiamo ritenuto di darne conto, appena ne siamo venuti in possesso, perché quel precedente è tornato di attualità dopo la recente decisione di Agcom sui prezzi dell’unbundling della rete Telecom per il 2013.

Dal punto di vista giornalistico (non sta a noi valutarne la portata e la validità sul piano giuridico né fare le veci della Commissione Europea) quella lettera ci è parsa una notizia da dare perché è anche considerando la procedura di allora che l’Agcom di Marcello Cardani ha informato le proprie scelte. Lo riconosce lo stesso Key4biz. Abbiamo avuto un’informazione dal contenuto significativo e di attualità e abbiano ritenuto di pubblicarla. In altre parole, abbiano fatto il nostro dovere di giornalisti. Tutto qua.

Invece c’è chi questa semplice verità Key4biz non sembra proprio averla capita. Non si tratta solo di non aver compreso che il nostro titolo riferiva di una lettera inviata dall’Agcom di Calabrò alla Commissione europea (la fretta – o altro – fa i lettori ciechi); né della maliziosa ed ingiusta strumentalizzazione del firmatario di quella lettera, persona degnissima che secondo noi sta coprendo con passione, altissima professionalità, competenza e indipendenza il proprio attuale ruolo a livello europeo.

No, la cosa che più ci sorprende come giornalisti, ce lo consentano i lettori, è che la pubblicazione di una notizia fino ad ora non nota venga valutata non come uno scoop ma come la scelta di menare colpi di clava contro qualcuno. Non è il nostro stile; magari è di altri.

Siamo giornalisti. E dunque diamo notizie, anche se possono dare fastidio. Non abbiamo mai pensato di essere il mero megafono delle fonti ufficiali. Questa è una scelta di cui si vantano altri. A ciascuno la sua informazione. Per noi, invece, giornalismo è trovare le notizie, verificarle e pubblicarle. Possibilmente prima di altri. Non siano al servizio di nessuno, se non dei nostri lettori. Chi non lo capisce, forse deve interrogare se stesso.

Ma è il finale dell’articolessa di Key4biz che ci ha fatto balzare sulla sedia e costretti a scrivere una replica di cui avremmo volentieri fatto a meno. Invita Agcom ad indagare per scoprire chi ha passato al Corriere delle Comunicazioni la lettera del 2008. Da parte nostra, terremo fede fino in fondo all’obbligo professionale che ci impone la segretezza delle fonti, fondamento del giornalismo libero in tutto il mondo democratico.

Che l’invito alla caccia alle “streghe” che rivelano ai giornali notizie riservate venga da chi pretende di fare giornalismo (ed è persino iscritto all’Ordine dei Giornalisti) fa, semplicemente, rabbrividire. Anche in tempi di torrida estate.

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