SCENARI

Le telco europee sotto stress: ricavi a -5% nei prossimi 5 anni

Secondo Analysis Mason, le entrate da voce e dati continueranno a scendere in termini reali nonostante i tagli dei costi e gli investimenti in aree di crescita. Soffrono soprattutto gli incumbent. Ma resta fondamentale ampliare l’offerta nei nuovi servizi Ict. Il cloud la leva su cui fare forza

Pubblicato il 28 Feb 2020

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Per le compagnie di Tlc dell’Europa occidentale il calo dei ricavi è ormai un trend consolidato: tra il 2019 e il 2024 le revenue derivanti dai servizi base per la connettività voce e dati scenderà del 5%, stima Analysys Mason. Gli operatori dovranno fronteggiare questo trend negativo cercando un delicato equilibrio fra riduzione dei costi dei servizi tradizionali, ormai sempre meno redditizi, e investimento in aree di crescita come l’Ict (sicurezza, data center, servizi cloud). Ma anche le telco che riusciranno a realizzare  un trade-off di successo vedranno diminuire i ricavi in termini reali; inoltre, l’aumentata concentrazione sull’Ict probabilmente abbasserà i margini di guadagno.

Le opportunità del cloud

Secondo Analysis Mason, le entrate dai servizi Ict hanno rappresentato circa il 15% dei ricavi da servizi business per gli operatori telecom in Europa occidentale nel 2019. Entro il 2024 la quota salirà al 20%, perché in misura crescente le imprese spostano la spesa dai servizi tradizionali (voce e dati) verso nuove soluzioni, in particolare il cloud.

Tra il 2019 e il 2024, i ricavi dei servizi di connettività fissa per i clienti business scenderanno di quasi il 10%, soprattutto per la flessione sui servizi voce. Cresce la domanda di connettività dati ad alte prestazioni, ma l’intensa concorrenza e lo scenario normativo faranno scendere i prezzi nella maggior parte dei paesi.

Nel segmento mobile, l’utilizzo maggiore di servizi di connettività dati e IoT bilancerà la flessione delle attività tradizionali (voce, servizi di messaggistica); per Analysis Mason gli operatori manterranno gli attuali livelli di ricavo nell’attività mobile in termini nominali fino al 2024.

Nel complesso questo si tradurrà in un declino del 6% sui mercati voce e dati sia mobile che fisso. È questa flessione che secondo gli analisti può essere contrastata facendo crescere l’offerta di servizi Ict, ma solo per mantenere stabili gli attuali livelli di revenue, il che vuol dire comunque un calo in termini reali: -5%.

Incumbent sotto stress

Molti operatori stanno investendo per ampliare la loro presenza nel segmento Ict. Delle 24 acquisizioni messe a segno dalle telco europee nel 2019 registrate dall’M&A Tracker di Analysis Mason, almeno 20 mirano a potenziare l’offerta Ict. Gli operatori investono anche in nuove partnership con fornitori Ict e in sviluppo interno di prodotti. Ma non basta: la riduzione dei costi è altrettanto essenziale per bilanciare il calo delle revenue, affermano gli analisti.

Le maggiori difficoltà sono a carico degli operatori incumbent. L’elevata quota di mercato che detengono nella connettività implica che soffrono maggiormente del calo dei ricavi e hanno minori opportunità di contrastare il trend negativo allargando il market share.

Un’altra sfida per gli operatori è adattare l’offerta business alle nuove esigenze dei clienti aziendali. In linea con gli sviluppi sul mercato consumer, le aziende si aspettano servizi on-demand, con un’esperienza utente semplice e fluida e tempi di risposta rapidi. Anche la diffusione dei modelli di prezzo “pay-as-you-go” limita la capacità delle telco di recuperare gli investimenti nel breve termine.

Servono strategie mirate

Gli operatori devono seguire attentamente i trend di mercato e le implicazioni per le loro specifiche strategie, scrive ancora Analysis Mason, o i risultati non saranno quelli sperati. Per esempio, Orange e Telefonica investono in servizi Ict per proteggere i ricavi dai clienti business e cercare di tornare alla crescita nei prossimi anni. Le loro dimensioni agevolano la strategia, ma non è facile integrare i nuovi prodotti o le nuove acquisizioni. Altre telco cercano alleanze per aumentare la presenza nei servizi Ict senza investimenti giganteschi, come nel caso della partnership tra Vodafone e Ibm.

La difficoltà con tutti questi approcci, osservano gli analisti, è che non sempre sono guidati da una strategia di lungo termine e adatta al proprio business. Kpn, che ha effettuato nel 2017 diverse acquisizioni in ambito Ict, ha poi dovuto vendere tre di queste nuove unit nel 2019 per restringere il focus su un portafoglio convergente e semplificato per i clienti aziendali.

Attenzione ai nuovi competitor

Essendo le risorse limitate, anche gli operatori più grandi devono usarle in modo oculato. Per le telco che intendono fare dell’offerta di servizi Ict il traino della loro crescita, c’è ancora modo di attivarsi: sebbene le aziende stiano rapidamente adottando i nuovi servizi, molte hanno ancora un atteggiamento cauto e cercano un fornitore noto e fidato (specialmente nel caso del cloud). Il provider dei servizi di connettività è un candidato ideale per rappresentare questa figura “trusted”.

Gli operatori devono continuare a seguire con attenzione anche le attività dei concorrenti, non solo quelli tradizionali ma anche dei nuovi entranti, come i cloud provider, gli specialisti di It e sicurezza e i fornitori di servizi managed. Questo permetterà alle telco di individuare e sfruttare al meglio le opportunità di crescita che si possono presentare.

Le incertezze tracciate da Moody’s

Alla fine dell’anno scorso Moody’s Investors Service ha scritto nella sua relazione annuale sul settore Tlc che l’outlook per l’industria delle telecomunicazioni nella regione Emea resterà negativo per i prossimi 12-18 mesi. L’agenzia di rating ha spiegato che non vede possibilità per le telco di tornare a far crescere i ricavi nel prossimo anno e mezzo a causa del concorso di fattori quali la pressione sui prezzi che scaturisce da un’agguerrita concorrenza di mercato, i limiti al consolidamento imposti dalle regole e un rallentamento della crescita economica su scala europea.

Il roll-out delle nuove reti 5G e il lancio dei nuovi servizi abilitati dallo standard mobile di ultima generazione daranno un contributo alla crescita dei guadagni per le telco e miglioreranno l’outlook, ma non nell’immediato. Nel frattempo la pressione regolatoria grava sui conti e le prospettive di crescita degli operatori.

L’agenzia di rating ha evidenziato che gli operatori telecom avranno limitata flessibilità finanziaria nel 2020; dovranno affrontare nuovi cicli di investimento senza godere di spazi di manovra. Alcuni gruppi in particolare, come Telefonica, Vodafone e Tim, continueranno ad avere alti livelli di debito. Ma non potranno evitare di spendere per via delle nuove regole che impongono l’espansione della copertura di banda larga fissa e mobile e il continuo miglioramento della qualità del servizio.

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