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5G, Sassano: “Passaggio epocale per la rete, porta aperta all’algoritmo”

Il presidente della Fondazione Ugo Bordoni: “Nasce il nuovo fondamentale ruolo di slicer” che rischia di diventare appannaggio degli Over the top. Frequenze: “Elemento chiave per il 5G, ma anche risorsa pubblica cruciale che va valorizzata; in questi anni non sempre l’abbiamo fatto”

Pubblicato il 12 Dic 2017

patrizia licata

sassano

Le frequenze sono la risorsa fondamentale per il 5G e vanno pagate: lo ha detto Antonio Sassano, presidente Fondazione Ugo Bordoni, intervenendo a Roma all’evento “Stati generali delle telecomunicazioni, l’Italia alla svolta dell’Ultrabroadband” organizzato da CorCom con il patrocinio del ministero dello Sviluppo economico-Segretariato alle Comunicazioni. “Le frequenze sono un elemento chiave per le reti 5G, ma anche una risorsa pubblica importantissima che va valorizzata; in questi anni non sempre l’abbiamo fatto”, ha detto Sassano.

Quale la situazione italiana sulla liberazione dello spettro individuato come necessario per il 5G? Ci stiamo muovendo trasformando i problemi in opportunità, è il messaggio di Sassano. Il quadro finora non era incoraggiante: la banda 700 Mhz è totalmente occupata (20 multiplex Tv nazionali, da 10 a 18 multiplex locali per regione, 22.000 impianti accesi, di cui solo il 15% registrato a Ginevra); stessa situazione per le bande 3.4-3.8 Ghz e 24.5-29.5 Ghz. Ora abbiamo il preciso obiettivo di liberare entrambe le bande entro il 2022 e intanto, già dal 2018, verranno resi disponibili per il mercato 200 Mhz nella fascia 3.6-3-8 Ghz,  e 1 Ghz in quella dei 24.5-29.5 Ghz.

L’Italia non aveva alcun accordo di coordinamento internazionale con i paesi vicini, “ma ora per la prima volta in 25 anni abbiamo l’intesa con 15 paesi e lo chiuderemo entro fine anno”, ha annunciato Sassano. “Siamo sulla strada giusta: l’Italia otterrà 14 UHF su 28 disponibili, metà delle risorse, e potremo registrare a Ginevra i multiplex”. Sassano ha rassicurato anche sulla “transizione dolce” alle nuove tecnologie Tv: “Non dovremo comprare di corsa nuovi televisori; il passaggio sarà graduale e solo dopo il 2022 sarà definitivo”. Ma così intanto l’Italia si è allineata ai fast movers; anzi, sulle sperimentazioni 5G si è portata un passo avanti: “Siamo i primi ad aver creato nelle città dei veri laboratori 5G all’aperto, che fanno da esempio e apripista, e ora il nostro compito è rendere noti i risultati delle esperienze fatte”.

Due le aree di attenzione per gli sviluppi futuri della copertura mobile secondo il presidente della Fondazione Bordoni. Sull’inquinamento elettromagnetico, Sassano ritiene che sia giusto “definire in modo più intelligente i limiti”, ma va svolta un’attività di “comunicazione” sui vantaggi che ne derivano perché altrimenti l’innalzamento dei limiti rischia di essere percepito solo come “esigenza dell’industry”.

Invece, a livello di rete 5G, Sassano ha sottolineato che “la tecnologia mobile di quinta generazione non è come le precedenti: è una rete che da fisica diventa virtuale e flessibile, definita da software, composta da slices specializzate”, ovvero porzioni di rete con compiti specifici. Queste non appartengono più alla rete dell’incumbent, perché è l’algoritmo che determina lo slicing e che fa convivere le varie “fette di rete” orchestrandole. Che cosa vuol dire questo? Che nel 5G è la qualità del servizio a determinare gli elementi di rete, ma anche che, se gli strati  della rete sono virtuali e definiti da algoritmi, nasce un nuovo fondamentale ruolo di slicer e orchestratore che rischia di diventare appannaggio degli Over the top. “E’ una questione aperta, ma dove ci sono algoritmi entriamo nel territorio degli Ott“.

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