LA CRISI

Sirti, si scalda la vertenza sugli 833 esuberi: niente accordo con i sindacati

Fumata nera all’incontro in Assolombarda: respinte le richieste per una sospensione della procedura di licenziamento. L’azienda si dice “disponibile a lavorare a un piano sociale condiviso che possa minimizzare il più possibile l’impatto sui lavoratori”. Fiom, Fim e Uilm puntano all’obiettivo “esuberi zero”

Pubblicato il 01 Mar 2019

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Si scalda la vertenza Sirti. Nulla di fatto nell’incontro svoltosi ieri presso Assolombarda a Milano, il primo dopo la formalizzazione degli 833 esuberi da parte dell’azienda. “A fronte di una prima apertura a ragionare di strumenti alternativi ai licenziamenti, l’azienda ha respinto le richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali e dalle Rsu per una sospensione dei tempi della procedura – spiegano Fiom, Fim e Uilm – Trattare con il cronometro è una condizione inaccettabile, per questo la delegazione sindacale ha unitariamente proclamato ‘la settimana della lotta’ con manifestazioni e presìdi a livello interregionale, con 8 ore di sciopero, articolate dall’11 al 15 marzo”.

Da parte sua Sirti, “dopo aver illustrato nuovamente le motivazioni strategiche e le dinamiche di mercato che hanno determinato la decisione annunciata il 14 febbraio – ha ribadito la propria disponibilità a lavorare responsabilmente a stretto contatto con le Organizzazioni Sindacali, per sviluppare – all’interno del framework della procedura aperta – un piano sociale condiviso che possa minimizzare il più possibile l’impatto sui lavoratori coinvolti nel progetto“.

La prossima settimana sono previste assemblee informative in tutti i siti Sirti, accompagnate dalle necessarie azioni di lotta.

I sindacati chiedono all’azienda chiediamo di concordare l’obiettivo “esuberi zero”, per il tramite di ammortizzatori sociali di accompagnamento al pensionamento, l’uso di ammortizzatori conservativi del posto di lavoro, la riduzione dell’utilizzo dei sub-appalti e la riconversione professionale.

“Al governo – concludono Fiom, Fim e Uilm – chiediamo di convocare tutte le parti, a vario titolo coinvolte nel settore, per costituire un tavolo nazionale di settore permanente che, a partire dalla drammatica vertenza Sirti, possa dare risposte immediate e di prospettiva per la salvaguardia dei posti di lavoro e determinare politiche industriali di tendenza per un settore così strategico per il Paese”.

IL PIANO SIRTI

Lo scorso 14 febbraio ha annucianto un piano lacrime e sangue: 833 gli esuberi annunciati su un totale di 4200 addetti, alias quasi un quarto della forza lavoro con tagli massicci previsti in quasi tutti i reparti e su tutto il territorio nazionale. Condizioni di mercato che hanno generato pesanti perdite finanziarie nell’ultimo biennio, scarsa marginalità e ulteriore frammentazione dei soggetti imprenditoriali concorrenti, le motivazioni alla base della decisione.

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È il segmento delle Tlc (l’azienda opera anche nel campo dell’energia e dei trasporti) a pesare sulla decisione: nonostante i piani per la fibra e per il 5G l’ammontare degli investimenti non è sufficiente a garantire la sostenibilità. “Dopo un’approfondita analisi della domanda, attuale e prospettica, e delle dinamiche competitive nel settore delle telco in Italia”, l’azienda ha deciso per un nuovo “assetto organizzativo” della divisione infrastrutture per le tlc che si traduce in concreto, appunto, in 833 esuberi.

“Il mercato delle telco – sottolineava Sirti – ha subito significativi cambiamenti strutturali nel corso degli ultimi anni e sta attraversando una profonda fase di trasformazione. In generale, a partire dal 2007, si è assistito a una pesante contrazione del giro d’affari che ha interessato prima di tutto gli operatori, senza prospettive di recupero nei prossimi anni, con conseguenze negative su tutto il settore in termini di erosione dei prezzi, inasprimento della concorrenza e perdita di marginalità fino a livelli non sostenibili”. L’azienda ha dunque deciso di “ridisegnare” la struttura operativa del business telco “per mantenere il proprio posizionamento competitivo e continuare in futuro a recitare il ruolo di leader del settore, attraverso servizi di qualità sempre più elevata e a maggior valore aggiunto”. Il management intende quindi accelerare “l’improrogabile diversificazione del business, spostando strategicamente il focus dell’offerta maggiormente verso soluzioni a più alto valore aggiunto, con una forte componente digitale, e dare seguito agli investimenti in strumenti di ultima generazione, in innovazione tecnologica e nella creazione di nuove competenze”.

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