I RISULTATI PRELIMINARI

Tim, bilancio 2018 al ribasso e l'”onda” si abbatterà sul budget 2019. Titolo a picco: -9%

L’Ebitda consolidato del Gruppo Tim è stimato a 8,1 miliardi con risultati in calo per la business unit Domestic nonostante una maggiore “resilienza” al mercato rispetto agli altri operatori. Inevitabili impatti sul primo semestre di quest’anno

Pubblicato il 17 Gen 2019

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8,1 miliardi di euro: a tanto è stimato l’Ebitda consolidato del Gruppo Tim per il 2018, in calo dunque dagli 8,7 miliardi del 2017. È quanto emerge dai risultati preliminari acquisiti nel Consiglio d’amministrazione dell’azienda. L’ebitda organico della Business Unit Domestic è stimato in diminuzione (“mid single digit”) rispetto all’anno precedente, “nonostante la maggiore resilienza di Tim rispetto al mercato”, evidenzia l’azienda in una nota. Dalla crescita stimata un anno fa intorno al 2-3% si passa dunque a una decrescita di circa il 5%.

I risultati di Gruppo risultano in parte “compensati” dal miglioramento delle unit brasiliana. Riguardo ai ricavi organici di Gruppo il risultato resta confermato e quindi dovrebbe attestarsi alla soglia dei 20 miliardi. Ma questi numeri non sono serviti a rasserenare i mercati: il titolo ha perso il 9% circa, sprofondando fino a 0,4772 euro, sui minimi dall’estate 2013.

In merito all’indebitamento finanziario netto consolidato rettificato la stima è attorno ai 25.2 miliardi di euro dopo il pagamento di licenze per 513 milioni di euro. L’azienda puntualizza che “le informazioni gestionali esposte non sono state ancora assoggettate a verifica da parte della società di revisione. Inoltre, poiché tutte le attività di consuntivazione del Bilancio 2018 sono tuttora in corso, tali informazioni gestionali non devono essere considerate definitive e sono suscettibili di variazioni”.

Il Cda presieduto da Fulvio Conti ha inoltre analizzato il budget preliminare 2019: per la Business Unit Domestic le prime stime ipotizzano “un andamento della performance operativa che sconta le dinamiche competitive che hanno impattato l’esercizio 2018 (già ampiamente commentate in sede di rendiconto trimestrale al 30 settembre 2018) e si prevede influiscano anche sul 2019, in particolare sul primo semestre”.

Durante il board, durato 6 ore, sarebbe stata affrontata anche la questione Persidera: il dossier è rimasto di fatto “congelato” a seguito dello scontro sulla governance – ancora fortemente in atto – che ha comportato l‘uscita di scena di Genish. Proprio Genish si stava occupando personalmente della vicenda Persidera. Secondo indiscrezioni di stampa nelle prossime settimane saranno riaperti i colloqui con il fondo americano iSquare e si vocifera di un coinvolgimento nella partita di F2i e Raiway.

E sempre a proposito di Genish l’ex Ad si sta preparando per una dura battaglia legale a seguito delle “accuse” mosse dal cda nero su bianco in merito all'”occultamento” dei conti. “Porterò la governance all’attenzione della Consob – ha dichiarato Genish a Repubblica -. Mi riservo di intraprendere le vie legali per provare che la cattiva condotta è stata perpetrata dal presidente e dagli amministratori nominati dalla lista Elliott, che continuano a rappresentare in modo ingannevoli i fatti con false accuse per provare a giustificare il loro comportamento durante il golpe per la mia revoca”.

Intanto il crollo del titolo ha spinto i piccoli azionisti di Asati a scendere in campo: “Per superare queste gravi criticità è necessario definire un nuovo piano, sul quale il Top Management sta già lavorando, ma per rendere il piano realizzabile e credibile è necessario risolvere il conflitto tra Vivendi e Elliott sulla Governance Tim. Asati in linea con quanto ha dichiarato recentemente, ritiene indispensabile che CdP debba assumere al più presto un ruolo più incisivo e debba dare un importante contributo per trovare una soluzione sulla Governance, nell’interesse di Tim e del Paese”.

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