LA RELAZIONE

Tim, Mensi (Odv): “Serve vigilanza accurata in vista del 5G”

Il presidende dell’Organo di Vigilanza sulla parità di accesso alla rete di Tim: “Possiamo svolgere un ruolo di sentinella non solo sulla parità di trattamento ma anche sulla verifica della qualità dei servizi”

Pubblicato il 30 Mag 2019

F. Me

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La tutela della parità di trattamento continua a “costituire un obiettivo imprescindibile, quale che sia il futuro assetto della rete”. Lo ha evidenziato il presidente dell’Organo di Vigilanza (Odv) sulla parità di accesso alla rete di Tim, Maurizio Mensi, nel corso della presentazione della Relazione annuale.

“Con particolare attenzione agli obblighi relativi all’equivalence – ha spiegato Mensi nella sua presentazione – emerge come l’Agcom sia orientata a mantenere gli obblighi di non discriminazione e parità di accesso. Alla medesima conclusione conduce d’altra parte il permanere degli obblighi di non discriminazione anche nei comuni cosiddetti ‘contendibili’, ovvero nelle aree territoriali all’interno delle quali si è sviluppata la concorrenza infrastrutturale tra almeno due reti di accesso e per le quali Agcom orientata a consentire l’attenuazione di una serie di remedies attualmente posti a carico di Tim, tra cui l’obbligo del rispetto e criterio dell’orientamento al costo per la determinazione dei canoni e dei contributi”.

Inoltre la rete di accesso e la sua natura di infrastruttura critica rendono essenziale una governance e una vigilanza accurata, anche e soprattutto “in vista dell’imminente rivoluzione del 5G che richiederà maggiori sinergie tra le reti di accesso fisse e mobili”, ha puntualizzato.

“La rete di accesso e la sua natura di infrastruttura critica rendono essenziale una governance e una vigilanza accurata, in un assetto in cui concorrenza e accesso non discriminatorio si rivelano profili strettamente collegati, oltre che condizioni necessarie per assicurare qualità dei servizi insieme a efficienza, integrità e sicurezza della rete, a salvaguardia degli interessi strategici nazionali e a tutela dei dati, sensibili e personali, su di essa veicolati”, ha osservato.

Mensi ha fatto notare inoltre che “la specifica disciplina degli impegni rende concreta la possibilità di una nuova stagione regolatoria, basata sul dialogo tra pubblici poteri e imprese, nel rispetto rigoroso dei rispettivi ruoli e competenze, attraverso l’assunzione volontaria di obblighi da parte di queste ultime, secondo le regole antitrust e un modello di vigilanza partecipativa già collaudato proprio dall’Odv”. Dopo dieci anni di attività, ha ricordato Mensi, l’Odv può proporsi di continuare a svolgere il proprio compito in virtu’ delle sue competenze e dell’esperienza tecnica operativa acquisita, per un mercato competitivo e a beneficio dei cittadini/consumatori”.

In tale contesto Mensi ritiene che l’Odv possa ritiene di poter svolgere un “ruolo di sentinella non solo deputata alla vigilanza in tema di parità di trattamento, ma anche per la verifica della qualità dei servizi prestati dalla nuova compagine societaria”.

La societarizzazione della rete rappresenta senz’altro un’opportunità unica per superare le principali problematiche connesse al pieno rispetto del principio di non discriminazione – ha puntualizzato – Continuerà comunque ad essere essenziale il tema della parità di trattamento”.

E nel contesto della societarizzazione l’efficienza della rete e la costante verifica sulla qualità della rete di accesso, per il mercato, per gli operatori e gli utenti possono diventare i temi più rilevanti per l’Odv.

L’Organo guarda con attenzione alla Gran Bretagna dove, dopo dieci anni di Equivalence of Input, nonostante la parità di trattamento interna-esterna sia stata sostanzialmente rispettata, si sono registrati diversi aspetti problematici, tali da aprire una riflessione sull’adeguatezza del modello.

“La parità degli input avrebbe infatti dovuto garantire non soltanto la non discriminazione e la parità nell’accesso, ma anche una maggiore qualità del servizio erogato agli utenti – ha spiegato Mensi – I risultati non sono stati tuttavia soddisfacenti, non solo in termini di qualità del servizio, ma anche nella copertura in fibra e nello scarso livello degli investimenti. Ciò ha indotto l’autorità inglese ad avviare un processo di riforma, prescrivendo ad Openreach di coinvolgere gli operatori alternativi nei processi decisionali e conferendogli al contempo una maggiore autonomia di budget e di governance”.

Per Mensi si tratta di importanti spunti di riflessione. “Equivalence, non discriminazione efficienza della rete e qualità dei servizi sono temi strettamente interconnessi – ha detto – L’evoluzione in corso verso i servizi ultrabroadband sollecita d’altra parte a vigilare attentamente sul rispetto della parità di trattamento nel nuovo contesto tecnologico”. Contesto a cui sono destinati a sovrapporsi i complessi processi determinati dalla societarizzazione della rete di accesso e che richiederanno un’attività di vigilanza di tipo “evolutivo”, collegata cioè alle varie fasi attuative del processo avviato.

“Incidere su processi complessi come quelli relativi alla fornitura dei servizi di telecomunicazioni presuppone una grande competenza tecnica ed una certa prossimità al luogo in cui tali processi si originano e svolgono – ha concluso – È per questa ragione che agli strumenti della vigilanza occorre aggiungere quelli atti a consentire la correzione, a supporto dell’azione dell’Autorità, delle eventuali distonie tra il servizio nelle sue concrete prestazioni e le prescrizioni regolamentari.Si prospetta dunque una fase nuova che solleciterà un’evoluzione del modello di vigilanza. Su questi aspetti l’Odv, data la sua natura tecnica e la sua «posizione» privilegiata, ritengo possa continuare a fornire un contributo qualificato, per Agcom, la stessa Tim e il mercato”.

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