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Voucher banda ultralarga a chi ha già la banda ultralarga?

La linea non è associata né a un nucleo famigliare né all’unità abitativa. Basta dunque disdire e riattivare l’abbonamento a nome di un altro componente e ci si porta a casa il “buono”. Con un doppio danno: lo Stato sprecherebbe risorse e le telco perderebbero clienti paganti

Pubblicato il 16 Ott 2019

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Disdire l’abbonamento e riattivarlo subito dopo per beneficiare del voucher banda ultralarga. Prima ancora che il “buono” pensato per spingere la domanda di linee veloci veda la luce – i fondi per 1,3 miliardi giacciono al Cipe dal 2017 – sono diverse le criticità che rischiano non solo di complicare la macchina organizzativa ma addirittura di ottenere l’effetto opposto rispetto alle intenzioni.

La linea telefonica-Internet in Italia è associata a una persona fisica e non a un nucleo famigliare né tantomeno all’unità abitativa. Ciò consentirebbe potenzialmente a chiunque sia già titolare di un abbonamento all’ultrabraodband di disdire lo stesso per poi riattivarlo attraverso un’altra persona fisica (dello stesso nucleo o residente nella medesima abitazione) con l’obiettivo di mettersi in tasca i soldi del voucher. Come dire, fatta la legge trovato l’inganno. E in questo caso non si potrebbe neanche parlare di frode, considerato che non esistono penali per l’utente, al netto naturalmente di quelle legate al contratto con l’operatore, ossia alle clausole temporali di durata del contratto stesso. Clausole che però stanno progressivamente scomparendo: per conquistare nuovi clienti le telco sempre più spesso fanno leva sulla formula “senza vincoli” per i cliente.

Doppio danno: per lo Stato e per le telco

Senza regole e senza un meccanismo che consenta di regolare l’erogazione dei voucher si rischierebbe dunque un doppio danno: da un lato lo Stato sprecherebbe risorse vanificando l’obiettivo dell’aumento della domanda di banda ultralarga e dall’altro le telco potrebbero veder diminuire la platea di clienti paganti a fronte di un aumento di quelli non paganti, almeno fino a che non si esauriscano i benefici del voucher.

Un database ad hoc e regole per stanare i furbetti

Come fare dunque a sciogliere il nodo? Secondo quanto risulta a Corcom la questione è stata già sottoposta al Mise da parte di alcuni operatori. Fra le ipotesi sul piatto la realizzazione di un database che consenta di associare la linea con l’unità abitativa e la messa a punto di un regolamento che vieti ai i clienti residenziali già titolari di connessioni internet a banda ultralarga di beneficiare del contributo economico previsto. Una decisione in merito dovrà essere presa prima che il governo invii il Piano Voucher in visione a Bruxelles per scongiurare il rischio “aiuti di stato”.

L’erogazione di risorse pubbliche a favore della domanda ha già ottenuto a suo tempo – quando fu presentato il piano per le aree bianche – un ok preliminare da parte della Commissione europea. Ma il tutto va dettagliato affinché non si creino criticità e non si rischi la procedura di infrazione, con multe annesse, come fu nel caso dei decoder per la tv. Vero è che in quel caso la questione fu diversa, visto che di mezzo c’erano dei dispositivi e che di fatto un soggetto di mercato ne uscì nettamente favorito rispetto alla concorrenza, ma anche nel caso dell’ultrabroadband si rischia di ritrovarsi nei guai. Del tema voucher e dell’evoluzione dell’avvio del Piano aree grigie si parlerà in occasione del convegno Corcom dedicato alla banda ultralarga per le imprese in programma a Roma il prossimo 10 dicembre.

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